Recensione: Heaven’s Venom

Di Daniele D'Adamo - 7 Agosto 2010 - 0:00
Heaven’s Venom
Band: Kataklysm
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

Finalmente!
Finalmente i Kataklysm fan fede, con l’ultimogenito “Heaven’s Venom”, al loro nome nell’accezione più letterale del termine. Sì, perché dopo un avvio di carriera stentato e una progressione tecnico/stilistica spesso incerta sulla direzione da prendere, la sensazione è che Maurizio Iacono & Co. abbiano centrato l’obiettivo; raggiungendo cioè quella maturità compositiva necessaria affinché si possa affrontare con successo il mercato internazionale. Soprattutto se questi è di nicchia (la materia di cui trattasi è comunque il metal estremo …), con poco spazio a disposizione.

L’aspetto principale di questa maturità risale, a parere di chi vi scrive, nell’erogazione della potenza musicale: terribile, violenta ma, soprattutto, controllata.
E questo non è facile.

Secondo aspetto. Lo stile.
Definito e curato in ogni minimo dettaglio, proiettato verso il futuro. Si tratta sempre di dannatissimo death metal. Con una non trascurabile componente metalcore, su questo non c’è dubbio; tuttavia credo che l’ipotetica definizione di metal «generico» del terzo millennio possa avvicinarsi, e non poco, a quest’ultima proposta dei canadesi. Per azzardare un paragone (le proporzioni le faccia ciascuno di noi in cuor suo …), gli Iron Maiden nel 1980 erano «estremi», presi nel loro ambiente temporale. Ora sono «semplicemente» heavy. “Heaven’s Venom” è un disco neutro, dalla ricetta semplice le cui dosi – melodia, rudezza, ritmo – sono ben bilanciate sì da attivare un gusto sobrio, appunto. Questa peculiarità, tuttavia, può essere presa al contrario come indice di poco coraggio nell’arrischiare soluzioni più originali, più saporite.
Ai posteri l’ardua sentenza in merito, quindi.

Terzo aspetto. Le canzoni.
Costruite con evidente raziocinio data la continuità del loro sound (cui non credo si possa dar adito a critiche per la massiccia consistenza), la ricerca del particolare, la voglia di aver l’idea per segnare ciascun episodio come individualità a sé stante. “As The Wall Collapses” ha un leitmotiv che s’insinua con decisione nel cervello per rimbalzarvi a lungo, supportato da un ritmo da far ribaltare dalla poltrona anche l’auditorio più statico. L’opener “A Soulless God”, dopo un breve incipit narrato, mostra la forza muscolare dei Nostri, abbondante ma non eccessiva. Forza che non manca mai nell’instancabile produzione di watt profusi nelle varie “Determined (Vows Of Vengeance)”, “Push The Venom”, “Hail The Renegade”. Tutto quanto sviluppato e adulto, con specifico riferimento al discorso intrapreso all’inizio.
In generale, poi, occorre rilevare il gran lavoro di Jean-François Dagenais, anche durante la produzione assieme a Tue Madsen (Moonspell, Aborted, Ektomorf, …). Gigantesca, difatti, la ragnatela di riff partorita dalla sei corde. Intricata, complessa ma comprensibile e – spesso – orecchiabile. A questo proposito, non c’è poi così tanta melodia, in “Heaven’s Venom”: appare lontano l’abusato swedish death metal cui si potrebbe incautamente accostare il disco. Il growling di Iacono non si discosta in effetti più di tanto dagli specifici stilemi già sperimentati, tuttavia le linee vocali presentano una varietà tale da renderle personali come poche (“Blind Saviour”). A suggello della coesione stilistica dei brani, infine, la cronometrica sezione ritmica composta da Stéphane Barbe e Max Duhamel, puntuale come un orologio svizzero.

Quarto aspetto. La professionalità.
Davvero difficile, se non impossibile, azzeccare un difetto nell’intero procedimento realizzativo del platter. A partire dalla prima nota messa sul rigo sino all’ultima pennellata della copertina, tutte le fasi della catena di montaggio rappresentano lo status della moderna tecnologia e conoscenza. Tanta oculatezza e razionalità possono risultare un po’ freddi, chirurgici?
Lo vedremo fra poco.

Per terminare. Il giudizio.
Non paiono esserci dubbi sulla presa che “Heaven’s Venom” avrà sul pubblico mondiale. L’intervallo teorico di accessibilità sembra essere ampio più che a sufficienza, per accogliere un insieme vasto ed eterogeneo di acquirenti. Paradossalmente, la «perfezione» dell’opera può dar luogo a quel mood non troppo caldo cui s’è appena accennato. A volte, forse, bisogna lasciare andare ancora di più il cuore di quanto già non si faccia e rallentare di maggiormente la mente.  
Forse.      

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. A Soulless God 5:42
2. Determined (Vows Of Vengeance) 4:48
3. Faith Made Of Shrapnel 5:37
4. Push The Venom 3:27
5. Hail The Renegade 5:27
6. As The Wall Collapses 4:51
7. Numb And Intoxicated 3:26
8. At The Edge Of The World 3:59
9. Suicide River 4:01
10. Blind Saviour 5:19

Line-up:
Maurizio Iacono – Vocals
Jean-François Dagenais – Guitars
Stéphane Barbe – Bass
Max Duhamel – Drums

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