Recensione: Heavy Metal – Music From The Motion Picture

Di Stefano Ricetti - 23 Agosto 2016 - 0:10
Heavy Metal – Music From The Motion Picture
Band: AA. VV.
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 1981
Nazione:
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 “HEAVY METAL” IL FILM – 1981

“Heavy Metal” è il termine coniato agli inizi degli anni ’70 per definire il Rock più estremo, ma è anche il nome di una nota rivista di fumetti americana fondata nel 1977 dall’editore Leonard Mogel sulla scia di “Mètal Hurlant”, magazine francese che scosse le fondamenta del mondo dei fumetti grazie alle notevoli idee innovative, sia a livello grafico che narrativo, dei suoi artisti.

Fondendo fantascienza e fantasy gli autori francesi furono liberi di creare mondi oltre i limiti dell’immaginazione, dove ogni cosa poteva accadere; luogo, spazio e tempo perdevano di significato all’interno di storie mai scontate, che trasudavano trasgressione, violenza ed erotismo, grazie anche ai tratti altamente definiti e realistici dei disegni.

“Heavy Metal” introdusse tutto questo in America e ben presto affiancò agli autori francesi anche artisti americani ed europei, tra i quali il connazionale Guido Crepax, creatore di “Valentina”. Leonard Mogel non si fermò ai fumetti, portando le storie narrate in “Heavy Metal” sul grande schermo.
Lo fece con un film d’animazione che fu prodotto in Canada da Ivan Reitman (“Animal House” e “Ghosbusters”) e fu diretto da Gerald Potterton (“Yellow Submarine”) su sceneggiatura di Len Blum (“La Pantera Rosa” del 2006) e Dan Goldberg (“Una Notte da Leoni”).

“Heavy Metal” uscì nelle sale nel 1981 dopo una lavorazione colossale; quel che produsse fu un totale sconvolgimento del concetto di “cartoni animati”, che all’epoca venivano considerati più che altro come divertimento per i bambini. Il lungometraggio invece, per i suoi riferimenti espliciti e  per i suoi contenuti diretti, violenti ed erotici, fu vietato ai minori di quindici anni.

Oggi tale censura fa sorridere se si confrontano le scene di “Heavy Metal” con alcuni cartoni animati trasmessi in televisione durante la cosiddetta “fascia protetta”, ma nei primi anni ’80 qualsiasi tentativo di uscire dagli schemi prendeva la via della provocazione.

Tornando al film, l’arte grafica usata per l’animazione fu all’avanguardia, di altissima qualità e curata nei minimi particolari per dare realismo alle storie. Per dar voce ai personaggi si utilizzarono attori del calibro di John Candy (indimenticabile nel ruolo di Ruttolomeo, il canuomo del film “Balle Spaziali” di Mel Brooks )  e Eugene Levy (“Splash – Una Sirena a Manhattan”, “Il Padre della Sposa”), ma l’elemento che impresse maggior forza alla pellicola fu la sua colonna sonora.

Gli sceneggiatori non utilizzarono solo una normale partitura d’orchestra, ma inserirono nei punti più salienti estratti di brani di musica Rock e Metal, coinvolgendo nel progetto grossi nomi della scena dell’epoca, alcuni dei quali scrissero apposta per il film le proprie canzoni. La pellicola fu suddivisa in varie parti indipendenti l’una dall’altra, ma legate da un filo conduttore, rappresentato dal Loc-Nar, oggetto che appare in tutte le storie e che incarna il male e la cattiveria assoluta  (una sorta di  maligno “Cubo Cosmico”, se lo si paragona  all’oggetto creato da Stan Lee per l’universo Marvel dei Super Eroi).

Prologo: Soft Landing
Un uomo rientra a casa dal lavoro in macchina. Fin qui niente di strano, se non fosse che l’auto si sgancia da uno shuttle che orbita intorno alla Terra.
La scena è accompagnata da “Radar Rider”, un pezzo Heavy Metal aggressivo ed incalzante con un moderno uso del basso. Il brano è interpretato dai Riggs, gruppo del chitarrista e cantante Jerry Riggs, famoso per aver collaborato con Pat Travers, ed è stato composto apposta per il film.

Prima scena: Grimaldi
L’uomo, di nome Grimaldi, entra in casa portando un dono, chiuso dentro una valigetta, alla figlioletta. Primo colpo di scena: il regalo è una sfera verde iridescente che innalzandosi polverizza l’uomo all’istante e poi terrorizza la bambina raccontando e visualizzando il male da lei causato. La sfera è il Loc-Nar, quanto di più maligno possa essere stato creato.

Seconda scena: Harry Canyon
Tutto inizia in un’area desertica dove un archeologo rinviene il Loc-Nar. Poi la scena cambia e si entra in una distopica New York del futuro dove il male, il terrore ed il decadimento imperversano (quasi una Gotham City di Batman), città dove vive Harry Canyon, un rassegnato tassista dall’aspetto un po’ rude. Il caso vuole che, nel corso di una sparatoria, quest’ultimo salvi la figlia dell’archeologo e che lei gli racconti dell’esistenza del Loc-Nar, portato a New York dal padre per essere esposto in un museo.Non potendo contare sull’aiuto della ormai corrotta polizia, il tassista porta la donna a casa sua, dove passano la notte assieme. Al mattino però una brutta sorpresa lo attende: al posto della ragazza trova due poliziotti che la stanno cercando.
Sceso in strada viene fermato da dei gangster che vogliono impossessarsi della sfera verde.

 

HEAVY METAL VINYL

 

 

Contattato dalla figlia dell’archeologo si accordano per vendere il Loc-Nar ai delinquenti dividendo il denaro a metà. Durante lo scambio il Loc-Nar si manifesta e disintegra un gangster. La ragazza invece vuole tenersi il denaro tutto per se, ma Canyon non si lascia fregare e la uccide. Durante la scena nel deserto si ascolta “Veteran of the Psychic Wars”, brano cadenzato dai toni cupi ottenuti per mezzo di un pomposo uso del synth, ma anche marziali ed energici grazie all’incessante pestare della batteria, abbellito da un assolo di chitarra tipico degli albori del Metal. Il pezzo è tratto dal mitico album del 1981 “Fire of Unknown Origin” degli statunitensi Blue Öyster Cult, gruppo storico che molto ha contribuito all’evoluzione dell’Heavy Metal.

La storia è impreziosita da altri quattro brani: la melodica e delicata “True Companion” di Donald Jay Fagen, cantautore statunitense membro degli Steely Dan, con le tastiere in evidenza ed un prolungato assolo di chitarra che introduce il cantato, l’energica “Heartbeat” di nuovo dei Riggs, nella quale si percepisce la ricerca di nuove sonorità, entrambe scritte appositamente per il film, la melodica “Blue Lamp”, caratterizzata da un buon riff di chitarra che segue l’intrigante e seducente voce di Stevie Nicks, cantante dei Fleetwood Mac alle prese con la sua carriera da solista con “Belladonna”, album del 1981 per il quale il brano fu inizialmente scritto ma poi scartato, e “Open Arms”, ballata ricca d’atmosfera inserita nell’album “Escape” del 1981 dei Journey, gruppo rock che ebbe buona fama negli anni ’70 – ‘80. Harry Canyon assomiglia molto a Korben Dallas, protagonista del film “il Quinto Elemento” di Luc Besson, interpretata da Bruce Willis. Prima del terzo episodio un intermezzo ci riporta a casa Griimaldi, dove il Loc-Nar comincia a svelare alla ragazzina spaventata che è dotata di poteri che ancora non conosce.

 

heavy metal wallpaper

 

 

Terza scena: Den
Dan è un teenager molto intelligente, ma un po’ emarginato che trova per caso il Loc-Nar. Durante un esperimento fatto in casa l’entità malvagia lo trasporta in un altro mondo, nel quale si ritrova all’interno di un corpo che non è il suo, forte e possente. Dan, diventato Den, salva Katherine da un sacrificio alla divinità Uhluhtc (una citazione al genio di H.P. Lovecraf: Cthulhu pronunciato al contrario). Dopo la fuga la ragazza lo ringrazia nel modo migliore, ma mentre sono distratti vengono circondati dall’esercito inumano del Sovrano Ard. Questi imprigiona Katherine costringendo Den a rubare il Loc-Nar alla Regina del posto. L’eroe compie gesta da prode cavaliere, seduce la regina e poi fugge perché accusato di complicità nel furto del Loc-Nar ad opera dell’esercito di Ard. Si scatena così una guerra tra i due eserciti, dove è ancora il Loc-Nar a fare da padrone facendo sparire i due sovrani.
La storia si chiude con i due protagonisti che si allontanano decidendo di vivere in qualche posto sul pianeta e con il Loc-Nar che si prepara a fare nuovi danni. Dan si può paragonare a Peter Parker: un “nerd” che inconsapevolmente assume poteri e decide di mettersi al servizio dei più deboli.

Quarta scena: Captain Sternn
All’interno di una colonia spaziale è in corso il processo al Capitano Sternn, accusato di aver compiuto i più efferati crimini.
Il Loc-Nar trova terreno fertile per esprimere la sua malvagità, trasformando Hanover Fist, uomo mediocre corrotto dallo stesso Capitano per giurare il falso, in un mostro terribile il cui scopo è quello di uccidere lo stesso Sternn. Dopo scene di inseguimento e distruzione i due si affrontano e Sternn, pagando Hanover, riesce a riportarlo all’uomo che era; poi lo scaglia nello spazio. Durante le scene più forti si ascolta “Reach Out” dei Cheap Trick, band americana arcinota che sapeva unire alla buona musica ed al saper suonare un atteggiamento sbarazzino. Il loro lavoro migliore è ancora oggi l’album “Live at Budokan” del 1979. All’inizio degli anni ’80 la band decise di cambiare direzione, passando da sonorità elettriche al limite del Metal, ben espresse nel full-length “All Shook Up” del 1980, a toni più melodici tendenti al pop. “Reach Out”, scritta per il film, richiama i precedenti lavori con un grintoso cantato da parte del biondo Robin Zander ed un buon assolo del leader Rick Nielsen, discepolo di Jimi Hendrix con nulla da invidiare ai più grandi chitarristi dell’epoca, ma guarda al futuro con un uso intenso del synth.

Quinta scena: B17
Un bombardiere americano durante la seconda guerra mondiale, viene ripetutamente colpito in combattimento. Unici superstiti il Pilota ed il Co-Pilota. Questi viene ucciso dai suoi stessi compagni, trasformati in zombie dal Loc-Nar che si era infiltrato nella carlinga. Il pilota riesce a fuggire lanciandosi con il paracadute, ma solo per cadere dalla padella nella brace, finendo su un’isola dove molti altri zombie lo attendono.
Gli avvenimenti sono sottolineati da “Heavy Metal (Takin’ a Ride)” brano scritto ed interpretato per il film da Don Felder, chitarrista degli Eagles e compositore di “Hotel California”, nel quale alla sua voce carica di melodia si contrappone un buon riff mentre un buon assolo di chitarra armonizza il tutto e porta alla fine il pezzo.

Sesta scena: So Beautiful & So Dungerous
Il Dr Anrack durante un summit al Pentagono nota che la stenografa porta al collo il Loc-Nar. Improvvisamente impazzito prova a violentarla, ma i due vengono prelevati da una gigantesca astronave dalla forma bizzarra che parte per un altro pianeta. Anrack si rivela un robot, che comunque riesce a sedurre la ragazza che accetta di sposarlo. L’episodio è frammentato da un secondo intermezzo a casa Grimaldi: il Loc-Nar svela alla ragazzina che i suoi poteri potrebbero distruggerlo e per questo deve ucciderla, ma non prima di avergli fatto vedere un’ultima storia. L’episodio riprende e qui gli autori danno molto spazio alla colonna sonora. L’inizio è affidato ai Grand Funk Railroad, che interpretano “Queen Bee” dall’album “Grund Funk Lives” del 1981, brano frizzante ed elettrico. Si passa poi a “I Must Be Dreamin’” nuovamente dei Cheap Trick, dai caratteri Heavy e sperimentali che proiettano l’ascoltatore direttamente nel futuro, brano scritto per il film decisamene fuori dai canoni del gruppo, con un cantato quasi sgraziato e sfacciato a sottolinearne la durezza, ed a “Crazy (A Suitable Case for Treatment)” degli scozzesi Nazareth, brano irriverente con un assolo di pianoforte seguito dal ritmo della chitarra che finisce integrandosi con esso.

 “I Must Be Dreamin’”  e “Reach Out” uscirono come side A e B di un singolo. Ritorna anche Don Felder con “All of You”, brano molto melodico e delicato, mentre Sammy Hagar, all’epoca solista e ben lontano dal pensare di entrare a far parte dei Van Halen, irrompe con “Heavy Metal” tratto dall’album “Standing Hampton” del 1981, un buon esempio di un certo modo di interpretare l’Heavy Metal anni ’80 con un refrain da far scuotere la testa.
L’ultimo brano è affidato ai francesi Trust: si tratta di “Prefabricated”, versione inglese di  “Prèfabriques” dall’album “Trust” del 1979, pezzo carico di grinta, velocità, rabbia e riff granitici di chiara matrice Heavy Metal senza fronzoli, che strizza l’occhio alla NWOBHM. Oltre che per le loro qualità musicali i Trust sono ricordati per la militanza nel gruppo di Nicko McBrain prima di entrare negli Iron Maiden e di Clive Burr che, uscendo dalla Vergine di Ferro, ne prese il posto. Gli Anthrax hanno reso loro un grande tributo nel 1988 con la cover di “Antisocial”, che ancora oggi non possono esimersi dal suonare dal vivo.  

Settima scena: Taarna
Il Loc-Nar continua a piantare casini. Assunte le dimensioni di un’enorme meteora precipita dentro un vulcano facendolo eruttare malvagità allo stato puro che, riversandosi su un popolo di umani allo sbando li trasforma in mostri crudeli e spietati. Gli anziani di una città da loro depredata pregano il ritorno di Taarna, guerriera di Taarak, paladina della giustizia. Accolta l’invocazione Taarna, dopo il sacro rito della vestizione ed un lungo viaggio a cavalcioni di un ipodattilo, raggiunge il luogo dove risiedono i mutanti. Dapprima catturata riesce poi a fuggire per combattere e sconfiggere il capo dei suoi nemici. Ferita, sacrifica la propria vita per distruggere il Loc-Nar scagliandosi con l’ipodattilo dentro il vulcano. La storia non è solo crudele, ma anche tragica, in cui il bene per sconfiggere il male deve sacrificarsi. La scelta dei brani che introducono l’episodio è magistrale:  “E5150” e “Mob Rules” dall’omonimo album dei Black Sabbath del 1981. La voce di Ronnie James Dio la fa da padrone, caricando di magia, come solo lui sapeva fare, il momento della trasformazione da uomini in mostri. La scena comprende due brani dei Devo, “Working in the Coal Mine”, tratto dal loro quarto album “New Traditionalists” e “Through Being Cool”. I Devo erano all’epoca uno dei gruppi più rappresentativi della scena New Wave e suonavano brani molto commerciali che poco avevano a che fare con la musica Rock, ma con uno stile comunque ironico, pungente, irriverente e critico nei confronti della società moderna che ben si amalgamava con il messaggio del film.

 

heavy metal 1981

 

Epilogo
Per qualche motivo, forse a causa del sacrificio di Taarna, il Loc-Nar in casa Grimaldi esplode con tutta la casa. La ragazzina si mette in salvo riunendosi al volatile di Taarna, diventando essa stessa la mitica guerriera, ultima della razza di Taarak scelta a difendere l’universo dal male per la prossima generazione.

Così termina il film, con un colpo di scena che riapre un cerchio che sembrava chiuso. I concetti espressi sono pochi, semplici, ma importanti: il male è presente ovunque ed è difficile riconoscerlo, agisce di nascosto e all’improvviso, ma il bene è sempre pronto a combatterlo, arrivando al sacrificio estremo pur di annientarlo. Il tutto raccontato con toni forti ed espressivi, attraverso la rappresentazione di un mondo si fantastico, ma con molte caratteristiche della vita reale, come la corruzione di chi ci dovrebbe difendere, il menefreghismo e l’avidità, oltre che l’altruismo ed il senso del dovere.
Un film d’animazione dove violenza, mostruosità e malignità sono affiancate a coraggio e giustizia.

La colonna sonora, che si può ascoltare interamene nel doppio album in cui è stata raccolta (con l’esclusione di “Through Being Cool” dei Devo e “E5150” dei Black Sabbath), racchiude parte dell’essenza del Rock e dell’Heavy Metal dell’inizio degli anni ‘80, espressa da chi ne aveva già contribuito alla storia. Rimane un rammarico: peccato che gli sceneggiatori non abbiano voluto scommettere su gruppi che all’epoca erano già stati incoronati Guerrieri dell’Acciaio o su quel movimento in ascesa che era la NWOBHM, preferendo rimanere sul sicuro scegliendo nomi noti ad un pubblico più eterogeneo e quindi più vasto rispetto a quello dei soli fan borchiati. Saxon, Iron Maiden, Riot, Motorhead, Judas Priest, Accept, Heavy Load, Angel Witch, solo per citarne alcuni, potevano essere tutti potenziali protagonisti della colonna sonora e quindi del film, ma, presumibilmente, le dure leggi del mercato hanno imposto altre scelte.     

Il film ebbe un sequel nel 2000, chiamato “Heavy Metal 2000” o “Heavy Metal: F.A.K.K.”, ma questa è un’altra storia…

 

Andrea Bacigalupo

 

 

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