Recensione: Hell On Wheels

Di Paolo Beretta - 29 Febbraio 2004 - 0:00
Hell On Wheels
Band: Manowar
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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91

E’ un vero onore per me avere la possibilità di recensire un album dei Manowar e, vista la mia estrema passione per i Live in generale, giudicare una release dal vivo della band americana è quasi un sogno. Hell On Wheels, (registrato nel tour mondiale del 1996/1997), esce dopo la pubblicazione del “facile e immediato” Louder Than Hell e, assieme al seguente ed inscindibile Hell On Stage, ci ripropone tutta la passione e la forza che Joey & Co. sono capaci di trasmettere sul palco.
La tracklist di HOW è un mix dei Manowar “antichi” e passionali degli esordi, (fino a Sign Of The Hammer), assieme ai pezzi più semplici e dal grande impatto degli ultimi lavori. La qualità della produzione è pressoché in simbiosi totale con la prestazione, molto buona, di tutti i membri della band. Potenza, forza grezza e la pura passione per l’Heavy Metal permeano, per tutta la durata, l’esecuzione dei brani che risultano essere devastanti grazie anche alla cornice maestosa del pubblico.
Lo show vola con classe e decisione sulla scia dei numerosi Cavalli di battaglia tra assoli vibranti e riff arcigni che accompagnano un Eric Adams in stato di grazia che si esibisce nei suoi soliti urli graffianti.

Tutto è perfetto fin dalla preistorica, e cadenzata, opener Manowar. Successivamente arriva, per il diletto delle nostre orecchie, la “modesta” Kings Of Metal: puro godimento per una marcia semplice ed esaltante. Il basso di Joey imperversa invece nella fulminea Kill With Power. Esempio della purezza dei primi Manowar che viene immediatamente bissato con la seguente Sign Of The Hammer; una song epica e superba durante la quale la sezione ritmica risulta essere perfetta rendendo l’esecuzione, in sede Live, memorabile.
Dopo i virtuosismi tecnici del guitarist Logan, che tagliano l’atmosfera con solos sporchi e ruvidi, è tempo di rallentare con un lento. Il piano, in evidenza, accompagna in Courage la cristallina ed immensa ugola di Adams. Gli indiani, gli Cherokee ed il loro spirito libero vengono invece ben evocati in una marcia imponente ed inesorabile dal grande Phatos. Blood Of My Enemies è una scarica di puro metallo battente. Un perfetto preludio all’irripetibile esecuzione di Hail And Kill. Dopo due minuti di introduzione Eric comincia con passione a sussurrare la prima strofa e, dopo un’estensione vocale pazzesca di 20 secondi (!!), la distruzione ha inizio. Il cantato è aggressivo. Un fiume in piena mentre il sound graffiante e, contemporaneamente, magniloquente è ancora più coinvolgente rispetto alla versione studio. 6 minuti unici durante ai quali si capisce perché i Manowar sono lassù, sull’olimpo del Metal, dal loro esordio.

Dopo il tributo al pubblico delle varie tappe del Tour (Warriors Of The World) il secondo cd inizia alla grande con l’ormai celebre suono dell’Harley Davidson. Wheels Of Fire vola su ritmi infuocati e porta devastazione mentre la successiva Metal Warrior, dal capolavoro Triumph Of Steel, ci trasporta in un inno coinvolgente e ritmato arricchito dall’ottima cornice di pubblico. Si prosegue su livelli di eccellenza, rivangando il passato, con l’epica Army Of The Immortals caratterizzata dal grande lavoro di basso di Joey mentre la strumentale Black Arrows ci esalta con 10 minuti di tecnica che lanciano il glorioso finale del cd.
Fighting The World cattura l’attenzione subito con il riffing chitarra che dà il la al chorus riuscito. Thor invece, con il suo mitico martello, ci guida con sicurezza in una song incessante che si snoda su strofe continue e con pochissime pause grazie alla sezione ritmica (Columbus/De Maio) in stato di grazia. In King il guitarist di Logan graffia con piacere una track semplice e facile che ben si sposa per la sede Live. Stesso discorso per la “tamarra” The Gods Made Heavy Metal; un inno “esagerato” che incanta in particolare nel refrain. Con Black, Wind, Fire And Steel il tempo aumenta e l’ascoltatore viene investito dal basso di Joey e dalle strofe al fulmicotone di Eric per un pezzo superbo che viene arricchito da un finale “incasinato” e rumoroso in pieno stile Manowar. The Return Of The Warlord propone, ancora una volta, il Metal arcigno e semplice di Louder Than Hell tra riff maestosi e linee melodiche azzeccate che non mancano neppure nella solare Carry On.
Una bellissima Hit che coinvolge il pubblico senza difficoltà grazie ad un buon assolo seguito dal chorus. Hell On Wheels termina con l’interpretazione italica (Gods Of Metal) di Battle Hymn. Canzone dall’impatto emotivo immenso che, come nella versione studio, mi è piaciuta molto per la contrastante dolcezza della parte centrale frantumata, con il passare dei secondi, da una selva di solos ruvidi che portano lo Show ad una degna conclusione.

Fino a poco tempo fa non avevo questo Live nella mia collezione. Ora, che lo sto consumando, non posso non consigliare a tutti Voi un doppio cd immenso e grandioso che non ha punti deboli. Sintetizza una carriera irripetibile con una carica metallica straordinaria per 2 ore spettacolari di puro True Metal!

TRACKLIST

CD 1

01. Manowar
02. Kings Of Metal
03. Kill With Power
04. Sign Of The Hammer
05. My Spirit Lives On
06. Piano Interlude
07. Courage
08. Spirit Horse Of The Cherokee
09. Blood Of My Enemies
10. Hail And Kill
11. Warriors Of The World.

CD 2

01. Wheels Of Fire
02. Metal Warrior
03. Army Of The Immortals
04. Black Arrows
05. Fighting The World
06. Thor The Power Head
07. King
08. The Gods Made Heavy Metal
09. Balck, Winf, Fire And Steel
10. Return Of The Warlord
11. Carry On
12. Battle Hymn.

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