Recensione: Hell Patrol

Di Stefano Ricetti - 21 Agosto 2006 - 0:00
Hell Patrol
Band: Hell Patrol
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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77

Nel 2006, una delle tante discriminanti per fare la differenza fra le migliaia di band emergenti che sgomitano per conquistarsi un posto al sole è rappresentata anche dal packaging con il quale si confeziona il proprio lavoro. Da questo punto di vista gli Hell Patrol di Sulmona (Aq) sono impeccabili: bio a colori densa di particolari racchiusa in una cartelletta plastificata in formato A4, disco con copertina professionale – lyrics in doppia lingua all’interno del booklet –  e Cd stampato a inchiostro come se fosse un’uscita su major.

 

Poi, ovviamente, come è giusto che sia, solamente la musica diventerà il mezzo sul quale i Nostri potranno veramente contare ma tutti i particolari di cui sopra denotano reale passione per quello che si fa, cura di tutti gli aspetti legati alla band e lo sforzo da me è particolarmente apprezzato. Il concetto lo scrivo per chi, spesso armato di sola passione – rispettabilissima, s’intende! -, recapita in redazione il promo Cd senza quasi nemmeno scritto il nome del gruppo…

 

Gli Hell Patrol incuriosiscono anche per quanto attiene la formazione: a fianco di Arcangelo Di Rocco (guitars) e Alessandro De Panfilis (basso) vi sono infatti due ragazze, Aurora Di Rocco alla batteria e Silvia Di Rocco alla voce. Fin dal nome, mutuato da un brano dei Judas Priest come altri illustri colleghi – Running Wild, Savage, Tyrant, Steeler, Hellrider, Exciter, Sinner – mi aspettavo un disco di sano HM senza contaminazioni di sorta, e così è stato. Quattro sono i pezzi realizzati dai Nostri.

 

L’opener Thunderstorm è un mid tempo che dà da subito la misura delle capacità vocali della singer Silvia che sa passare da parti recitative a screaming degne delle metal queen degli anni ottanta. Dust in my Eyes parte alla maniera di Flash Rockin’ Man degli Accept per poi distaccarsene leggermente con l’ingresso della singer, ancora sugli scudi. Interessanti gli spunti prog da parte dell’ascia di Arcangelo all’interno del brano, che rimane comunque tipicamente legato agli schemi dei maestri del passato.

 

Homicidal Mania è più ordinaria dei brani che l’hanno preceduta anche se apprezzabile per la connotazione progressive nel solo di chitarra mentre Eternal Life, la traccia finale è, a mio parere, l’highlight del disco: parte solenne e marziale per poi crescere di pari passo con l’interpretazione vocale di Silvia, così epica – seppur potente – da rimembrarmi i Manilla Road. Il lavoro della chitarra è diretto debitore della scuola Judas Priest, direi ovviamente, anche solo per legittimare un nome come Hell Patrol

 

In definitiva esordio molto interessante da parte del promettente combo italiano, a me sinora sconosciuto. Mi permetto di consigliare in un futuro l’uso di una seconda chitarra, sia dal vivo che in studio, per connotare con maggior potenza la musica proposta, che se lo merita ampiamente. Per Silvia: premesso che la tua prestazione su questo disco è di sicuro livello, suggerisco comunque di comprarti Tales from the North dei White Skull e Three Years of Maddness – il titolo è scritto sbagliato, lo so, ma l’originale del disco è proprio questo! – di Morgana per avere un termine di paragone di quelle che secondo me sono state le migliori voci femminili in ambito HM straight in your face che l’Italia abbia mai partorito. Un’ultima cosa: nel prossimo album mi aspetto una mega ballad HM con Silvia protagonista, per darle la possibilità di esprimere a 360° il suo potenziale, che prevedo in continua ascesa e maturazione. 

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

             

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