Recensione: Hellbound

Di Matteo Lavazza - 13 Novembre 2004 - 0:00
Hellbound
Band: Nostradameus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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80

Ormai posso dire di aver visto proprio tutto nella vita, dopo che un gruppo Power Metal dedica il titolo del disco al nostro caporedattore Death Alberto “Hellbound” Fittarelli posso dire, con buona sicurezza, che nulla riuscirà più a stupirmi…..
Scherzi a parte passo a parlare del nuovo lavoro, il quarto in carriera, degli svedesi Nostradameus, a mio parere uno dei pochi gruppi Power che ha sempre avuto uno stile immediatamente riconoscibile, anche se purtroppo, a mio parere, non hanno mai ottenuto il successo che avrebbero meritato.
La copia promozionale in mio possesso viene aperta da “Never Turning Back”, un pezzo decisamente più cattivo rispetto agli standard soliti del gruppo, infatti anche nella biografia la band parla di questo “Hellbound” come del disco più originale che abbiano mai fatto, e la canzone in questione mette in mostra la voglia di cambiamento del gruppo, fermo restando però che lo stile del gruppo non viene snaturato, anzi, proprio sulle basi costruite con i precedenti dischi i 5 svedesi cercano di applicare nuove soluzioni, il risultato è un brano decisamente godibile, con buone accelerazioni  e parti più ragionate, il tutto condito da ottime melodie.
Tutto l’album mette chiaramente in mostra questa voglia del gruppo di distaccarsi dai cliché tipici del genere, voglia che la band riesce a concretizzare solo in parte, infatti tutti i brani del cd hanno impresso chiaramente il marchio di fabbrica della band e del Power, resta comunque il fatto che canzoni come “Your Betrayal”, “The Reaper’s Image”, davvero un bel mix di potenza e melodia, “Hellbound”, canzone che trova qua e la qualche spunto davvero inaspettato e decisamente originale, “One Step Away”, classico brano Power con un finale splendido, “Seven”, mid tempo che riesce nell’arduo compito di essere allo stesso tempo molto classico ma anche piuttosto particolare, e “I Am Free”, altro brano decisamente convincente, soprattutto per via dell’ottima costruzione melodica, sono decisamente molto belle e godibili.
Un discorso a parte lo meritano tre canzoni, cioè “Fight”, “One World to Live in” e “Cuts Like Blade”, i tre brani che più di ogni altro mettono in mostra la voglia di cambiamento ed originalità della band, con “Fight” che gioca molto sulle armonie di chitarra e su stacchi tra parti lente e veloci decisamente azzeccati, “One World to Live in” che come caratteristica ha delle linee vocali molto particolari ed evocative, così come particolare è la ritmica delle chitarre sul ritornello, mentre “Cuts Like Blade” è la più violenta delle tre, in cui sono ancora le chitarre a dare un tocco strano al tutto, soprattutto nel riff portante, mentre il resto del brano si sviluppa in modo abbastanza classico.
I suoni sono tecnicamente molto buoni, peccato solo che personalmente li ho trovati un po’ troppo freddi e poco incisivi.
Tecnicamente il gruppo è davvero di alto livello, come quasi sempre accade con i gruppi scandinavi, anche se una menzione speciale la vorrei riservare al cantante Freddy Person, una delle voci più riconoscibili del panorama Power secondo me.
I Nostradamenus, come ho già detto, sono a mio parere uno dei gruppi più ingiustamente sottovalutati del panorama Power internazionale, e con questo “Hellbound” hanno anche dimostrato di essere una band che ha voglia di crescere, forse le cose non stanno proprio come dice la loro biografia, cioè questo non è propriamente un disco originale, ma il combo svedese ha gettato a mio parere le basi per il futuro, riuscendo comunque a registrare un album decisamente bello e godibile con più di uno spunto interessante, a me è piaciuto davvero molto.

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