Recensione: Hellbound

Di Davide Iori - 18 Novembre 2008 - 0:00
Hellbound
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
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78

Nonostante abbiano un’esperienza più che decennale alle spalle con tanto di tour continentali in sudamerica ed aperture a tutti i gruppi più famosi della scena tra cui Kreator, Exodus, Overkill e, naturalmente, gli immancabili Sepultura, i Torture squad arrivano al debutto europeo solamente quest’anno e solamente dopo essere passati da una gavetta degna di un qualsiasi gruppo emergente, con la partecipazione al Metalbattle (un concorso per gruppi senza contratto discografico) e la vittoria con conseguente firma per Wacken Records. Davvero una prova meritevole del più profondo rispetto per i nostri, i quali non hanno esitato a mettersi in gioco ed a gareggiare con giovani anche senza esperienza alle spalle, una prova ancor ancor più di valore in quanto ad essa è seguita la pubblicazione di questo Hellbound, disco davvero degno di nota.

Dopo un’intro carina, ma sinceramente skippabile senza troppi rimpianti, l’album parte alla grande con Living for the Kill, traccia dalle reminescenze Testament dove i nostri mettono subito sul piatto un’attitudine tanto rara quanto devastante: groove assassino, assoli al fulmicotone vecchio stile, una voce che, pur non raggiungendo la profondità di Chuck Billy, si guadagna comunque una nota di merito in virtù della sua acidità e malvagità intrinseca. I quattro brasigliani cominciano a snocciolare mazzate musicali una dopo l’altra, passando da strofe in cui predominano i classici accordi palmutati con batteria a dare un tiro incontenibile grazie al classicissimo pattern in quarti alternati sul rullante e cassa a mettere gli accenti al posto giusto, a stacchi in tremolo picking dove la sezione ritmica passa ad un blastbeat con tutti i pezzi all’unisono dall’impatto a dir poco devastante. Naturalmente siamo di fronte ad un disco con influenze death nonostante tutto minoritarie, quindi alla pesantezza pura e semplice spesso i Torture Squad preferiscono il groove anni ottanta e novanta che ad oggi è sempre più raro trovare nei dischi di recente uscita… benissimo dunque, non potremmo chiedere di meglio.

Hellbound rimane su livelli molto alti per tutta la sua durata, con alcune uscite davvero tamarre in corrispondenza di pezzi come Man Behind the Mask (la cui intro è davvero da applausi e come costruzione ricorda certe parti di Operation Mindcrime dei Queensryche) e parti più riflessive che troviamo ad esempio nelle quasi conclusive Twilight of the Mankind e The Four Winds. Bella anche la title track, un mid tempo di scuola posto in chiusura e davvero azzeccato. I difetti tuttavia ci sono e risiedono nel fatto che questo platter, nonostante sia di pregevole fattura, non inventa nulla ed alla lunga risulta abbastanza ridondante, fossilizzato su strutture che bene o male si ripetono e che i Torture Squad tentano di mascherare con parti introduttive molto variegate, che tuttavia non riescono ad ingannare l’ascoltatore più attento. Aggiungiamo a questo dei testi abbastanza scontati, che nel loro tentativo di far riflettere su argomenti di attualità come ad esempio i mutamenti climatici o gli orrori delle multinazionali lanciano slogan forse troppo superficiali, e capiamo che questo lavoro non è in grado di raggiungere vette di eccellenza assoluta.

Rimane il fatto che siamo di fronte ad un platter sincero, suonato alla perfezione e totalmente assassino, che i fan del genere non potranno fare altro che apprezzare. Una ventata di ossigeno puro per il mondo del thrash metal.

Davide Iori

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Tracklist:
1- MMXII
2- Living for the Kill
3- The Beast Within
4- The Fall of Man
5- Chaos Corporation
6- Man Behind the Mask
7- In the Cyberwar
8- Twilight for the Mankind
9- The Four Winds
10- Hellbound

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