Recensione: Hellfire Club

Di fi-ghter - 23 Marzo 2004 - 0:00
Hellfire Club
Band: Edguy
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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87

“Ladies and gentlemen, welcome to the freak show…”
Con questa frase, Tobias Sammet, piccolo e brillante leader dell’ormai famosa power metal band teutonica Edguy, apre il nuovo platter che festeggia il decennale della loro spumeggiante carriera: Hellfire Club.

Il sognante Savage Poetry (secondo demo che è stato ripubblicato successivamente nel 2000), l’acerbo Kingdom Of Madness, il maestoso Vain Glory Opera, il veloce Theater of Salvation ed il potente Mandrake sono il preludio a ciò che rappresenta Hellfire Club: un condimento del meglio della loro discografia elevato all’ennesima potenza. Il lavoro è ineccepibile grazie alla manna rappresentata dalle risorse finanziarie della Nuclear Blast in primis, (che nel frattempo si è assicurata per svariati album i ragazzini prodigio), dall’esperienza di Miro e Sasha Paeth, (Rhapsody, Aina, Heaven’s Gate, Angra, Kamelot e tanti altri), nonché da una vera e propria orchestra composta da una settantina di elementi. Siamo convinti che alla base di tutto questo ci sia però la Passione (con la P maiuscola) da parte di questi ragazzi ed una non-comune voglia di emergere e di esprimere i loro sentimenti tramite la nostra amata musica.

Ci avevano lasciati un paio di anni fa con il già citato splendido Mandrake derivato da una crescita graduale della personalità della band che ancora oggi muta e lo scopriamo non appena premiamo il tasto “play” sul nostro beneamato lettore cd.

L’opener Mysteria oltre ad essere dotata di una freschezza totale garantita dalla produzione stellare è permeata, per tutta la sua durata, di un refrain letteralmente esplosivo dettato da chitarre taglienti e da un Tobias in stato di grazia che sfodera, con disinvoltura incredibile, la sua voce anch’essa cresciuta in via direttamente proporzionale a tutto il resto. Detto questo, non spaventatevi se dopo i primi 60 secondi vi ritroverete ad urlare insieme a Sammet “Mysteriaaa” o a scuotere a ritmo la testa nel roccioso break centrale: tutto assolutamente nella norma. The Piper Never Dies è la cosiddetta killer-song del prodotto, ovvero il pezzo che da solo vale l’acquisto del cd infatti gli Edguy ci spiazzano presentandoci un mid-tempo dal sapore seventies (con qualche influenza eighties qua e là). Il brano comincia con un acuto del virtuoso singer che ricorda, molto da vicino, le impressionanti prove di Jeff Scott Soto e ci accompagna fino al fantastico pre-chorus che si “lascia cantare” più del chorus vero e proprio anch’esso, peraltro, azzeccatissimo. I minuti sono amalgamati con raziocinio e non risultano praticamente mai passaggi sotto tono anzi: a due minuti dalla fine il mid si trasforma in un up-tempo velocissimo ed esaltante! Attoniti di fronte alla magniloquente prova giunge la successiva We Don’t Need A Hero; classico pezzo in stile Helloween dei tempi che furono, sparato pertanto a velocità fotonica con riffs sciorinati a destra e a manca. Un giro toccante di pianoforte introduce Down To The Devil (probabilmente la migliore del lotto). Una catchy-song ispiratissima che ha il suo punto forte nel brillante coro e nell’interpretazione vocale di Sammet che raggiunge livelli ragguardevoli tanto da ricordare, in alcuni passaggi, re Bruce Dickinson. Perfetti risultano essere anche gli assoli in successione che lanciano il finale. Passiamo al singolo del lavoro e dal suo sapore di rock di altri tempi: King of fools. Il pezzo colpisce al primo ascolto con il suo mid tempo immediato ed è per questo che risulta godibile dalla prima all’ultima nota. La palma di “re degli sciocchi”, a detta degli Edguy, va ad ogni membro della loro crew ma il testo è “adattabile” alla vita che affrontiamo ogni giorno… Provare per credere. Dopo 5 hit-songs giungiamo alla ballad Forever, (titolo non originalissimo), che supera ampiamente la sufficienza essendo supportata da una cascata di finissimi violini e da un cantato da brivido e strappa applausi. Sia chiaro che non ci troviamo di fronte né a Land of the miracle né a Sands of Time ma è da apprezzare senz’altro il tentativo della band di proporci qualcosa di nuovo che esca dai soliti cliché.
Dopo questo cioccolatino dolce la musica cambia radicalmente. Fin dalle prime note di Under The Moon, infatti, la coppia di chitarre gemelle scava delle vere e proprie trincee profonde nelle nostre orecchie. L’ugola di Sammet vola fulminea nel chorus e graffia le strofe possenti dimostrando, se ce ne fosse bisogno, la grande varietà del suo cantato. Lavatory Love Machine è invece una Happy Metal track che trasmette allegria e una positività incredibile da ogni dove. Il ritmo “saltellante”, il cantato di Sammet solare ed il chorus da cartoni giapponesi con i quali molti di noi sono cresciuti, non lasciano scampo. 4 minuti terapeutici dopo una giornata uggiosa, tetra e noiosa impreziositi da un testo spassoso e demenziale che vince la paura di viaggiare in una “bara volante”. Rise Of The Morning Glory dopo un inizio lento caratterizzato da un arpeggio si anima e prende forza, (sulla scia della sezione ritmica), diventando trascinante tra orchestrazioni solenni. Dopo la pausa  il finale è caratterizzato da una miriade di assoli che si sprecano quasi sovrapponendosi. Lucifer In Love non è altro che una fugace intro “erotica” di Navigator che riprende il tema acustico portante della precedente Down to the Devil. Quest’ultima è una marcia cadenzata e potente che si muove con lentezza quasi esasperante tra sonorità dure e decise. Il lato melodico, invece, sembra quasi nascondersi per prendere il sopravvento, solo per sparuti momenti, nelle ripetizioni del coro ammaliante e nella pausa dolce e fragile che sfocia in un solos di buona fattura. The Spirit Will Remain emoziona grazie al cantato impegnativo di Toby; unico protagonista, assieme ad alcune orchestrazioni appena accennate, di un pezzo delicato e commovente che saluta i fans dando appuntamento alle tappe del tour. Le Bonus Track di Hellfire Club sono invece costituite dalla tempestosa Children Of Steel (rivisitazione di una canzone degli Ed-guy risalente al primo demo del 1994): uno schiacciasassi che, senza tanti cambiamenti, con irruenza prosegue per la sua strada con un refrain secco e diretto ma anche prodigo di melodie. Il cd ha termine con una nuova interpretazione dell’opener Mysteria impreziosita dalla partecipazione del singer dei Kreator, Mille Petrozza. La song acquista, se possibile, ulteriore forza rispetto alla normal version grazie alla voce spigolosa e urlata dello special guest che si divora le poche strofe a disposizione mettendo il sigillo su un lavoro che ogni amante del Power deve fare suo.

Il motivo di tale importante affermazione non va ricercato nella spropositata ammirazione che nutriamo per i teutonici e, nemmeno, per la qualità assoluta della produzione che esalta al meglio la tecnica dei musicisti. Ciò che ci spinge ad essere così generosi nella nostra, (speriamo obiettiva), valutazione è la constatazione di avere tra le mani un disco maturo e omogeneo. Gli Edguy per oltre 70 minuti hanno mostrato i denti con riff maestosi, si sono fermati nei lenti toccanti per poi accelerare con forza in power speed metal song che colpiscono al primo ascolto senza sbiadire nel tempo. Hanno virato anche verso un rock allegro e  si sono cimentati in un brano molto lungo, originale e complesso. Questo lavoro si discosta da tutti quei dischi carini e accademici  che il power ultimamente ci propina, come il meglio possibile sul mercato, regalandoci un’ora abbondante di ottima musica che non copia i maestri del genere. Hellfire Club è il passo successivo di una veloce e incredibile spirale verso l’alto, (dal 1997 i tedeschi hanno pubblicato 6 album e 1 Live), che sembra non avere fine per questa formazione fresca e frizzante. Per concludere facciamo notare che l’età media della band è di 27 anni (il futuro è loro) e che, con nostra grande sorpresa, non si sono montati la testa minimamente dopo il successo ottenuto e la promozione alla nuova e prestigiosa label. Niente da aggiungere!

Gaetano “Knightrider” Loffredo, Paolo “FIVIC” Beretta

Tracklist:

01.  Mysteria
02.  The Piper Never Dies
03.  We Don’t Need Ahero
04.  Down To The Devil
05.  King Of Fools
06.  Forever
07.  Under The Moon
08.  Lavatory Love Machine
09.  Rise Of The Morning Glory
10.  Lucifer In Love
11.  Navigator
12.  The Spirit Will Remain
13.  Childern Of Steel (Bonus Track)
14.  Mysteria (Bonus Track).

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