Recensione: Heretic

Di Alberto Fittarelli - 1 Ottobre 2003 - 0:00
Heretic
Band: Morbid Angel
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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82

Ed eccoci finalmente di fronte all’album-evento dell’anno, per quanto riguarda il Death Metal: il nuovo album dei Morbid Angel si è fatto aspettare un po’, erano anche trapelate diverse indiscrezioni sui metodi di realizzazione e sulla line-up definitiva, ma finalmente lo possiamo gustare in tutta la sua classicità e potenza.

Heretic, questo il titolo del disco (a continuare la ormai celeberrima tradizione dell’ordine alfabetico) è l’ennesimo album imponente, conservatore all’estremo eppure innovatore in qualche piccolo dettaglio, affascinante in maniera quasi inesplicabile: sì, perchè il disco in sè si inserisce in pieno nel solco di quanto già detto in passato dalla band floridiana, con uno stile per molti versi assimilabile con quello proposto in album come Covenant (per le strutture e l’uso della voce) e, per certe soluzioni melodiche, Blessed are the Sick.
Ma andiamo con ordine. Heretic si compone di 14 tracce, distribuite in modo abbastanza eccentrico: abbiamo una prima parte, sino alla sesta Stricken Arise, basata sul classico brutal death floridiano dei nostri, espresso in diverse forme; ma dalla settima Place of many deaths (inclusa) in poi il disco cambia quasi completamente, sono infatti ben 6 gli strumentali a fronte di 8 canzoni totali. E questa può essere considerata l’unica vera pecca dell’album, a mio avviso, dato che tracce come Drum Check e e la conclusiva Born Again (praticamente dei ‘test di bravura’ rispettivamente di Pete Sandoval e Trey Azagthoth) potevano tranquillamente essere evitate… più significative invece la succitata Place… e la splendida Victiorious march of the conqueror, che mi ha ricordato addirittura i pezzi sinfonici degli Emperor.

In tutto questo dobbiamo però guardare ai pezzi che davvero pesano, in questo album: e sto parlando del classicissimo binomio iniziale Cleansed in pestilence/Enshrined by grace, ad esempio, veloce e potente la prima, a corrente alternata per quanto riguarda i ritmi la seconda; entrambe comunque pienamente all’altezza del nome Morbid Angel. Ma le sorprese iniziano con la terza Beneath the hollow: qui mi sento realmente di chiamare in causa il già nominato Blessed are the sick, soprattutto per i particolari riffs di chitarra, che ricordano quanto fatto dal vecchio ‘sparring partner’ di Azagthoth, Richard Brunelle; il chitarrista, presente sul secondo disco del gruppo, che veniva spesso descritto come l’ “anima melodica” dei Morbid Angel. In effetti è strano ascoltare certe armonizzazioni eseguite dalla chitarra, sicuramente inconsueto per le ultime uscite della band; e la cosa si ripete anche in Curse the flesh e Praise the strenght.
Ma la menzione di merito va a Steve Tucker: uscito dal gruppo mesi fa e rientrato giusto in tempo per registrare l’album, il cantante da una parte si avvicina ancora di più al suo predecessore Dave Vincent, dall’altra contribuisce ad alzare le quotazioni del disco, rendendosi protagonista, in Stricken Arise, di una prestazione diversa e magistrale, che rende la canzone il vero capolavoro dell’album. Inutile poi analizzare la maestria tecnica del gruppo in sè, ormai sappiamo di cosa sono capaci questi musicisti; spenderei invece qualche parola sulla produzione: è volutamente sgraziata, cupa e spesso imprecisa. Il suono di chitarra stesso è trascinato, sui riff più lenti; fangoso, sporco, sembra tutto fuorchè uscito da un disco del terzo millennio. Eppure il risultato non ne risente, secondo me: sembra quasi che con esso i Morbid Angel abbiano voluto aggiungere al tutto un’atmosfera ancora più malsana, riappropriarsi dello scettro di death band cupa e realmente maligna.

Un album che gli aficionados del gruppo non possono quindi farsi mancare: tutti i crismi del death duro e puro ci sono, la prestazione dei singoli è grandiosa ed i pezzi finalmente coinvolgenti. Peccato solo per le scelte sulla tracklist e la sua distribuzione, ma ciò non toglie che Heretic si ponga di forza ai primi posti tra gli album usciti nel 2003.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Cleansed In Pestilence
2. Enshrined By Grace
3. Beneath The Hollow
4. Curse The Flesh
5. Praise The Strength
6. Stricken Arise
7. Place Of Many Deaths
8. Abyssous
9. God Of Our Own Divinity
10. Within Thy Enemy
11. Memories Of The Past
12. Victorious March Of Rain The Conqueror
13. Drum Check
14. Born Again

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