Recensione: Herzogian Darkness

Di Stefano Santamaria - 3 Aprile 2017 - 0:00
Herzogian Darkness
Band: Medico Peste
Etichetta:
Genere: Black 
Anno: 2017
Nazione:
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75

A distanza di cinque anni dalla loro precedente uscita discografica, i Medico  Peste decidono di spezzare il silenzio con un Ep. Venticinque minuti di black metal, in cui bufera gelida ci viene sputata addosso. Non siamo però in un contesto scevro di ambientazioni, o di pause, poiché al di là di connotati di violenza dati da classico turbinio di batteria e chitarra, c’è melodia. Armonie fatte di sofferenza, di sussurri e di un minimalismo da cui poi scattano gelide accelerazioni. 

Le strutture sono tutt’altro che prevedibili, dissonanze che al tatto agghiacciano e che sono arma in più per una nera fiamma che brucia di personalità. Il lavoro sibilante delle chitarre, le ritmiche che soggiacciono e che sanno in sottofondo diversificarsi da brano a brano, ci ricordano molto la scuola Taake. In tal senso, questa influenza sui Medico Peste, soprattutto dai primi lavori della storica band, è a tratti lampante.  

Non finisce però qui, perché i pezzi poi si fanno doom, ridondanti ed ipnotici, un lento procedere che come nebbia tutto nasconde, fagocita soffocando.  La cover dei Bauhaus, ‘Stigmata Martyr’ ha un taglio thrash, quasi a ricordare i primi lavori dei Bathory

L’Ep riesce così a mostrarsi in molteplici sfaccettature, senza mai cadere nel virtuosismo, ma rilasciando un’angoscia meditata, frastagliata da sottigliezze ambient e epiche. L’eco della coscienza risuona in questo buio in cui ci ritroviamo. Ombre che si muovono velocemente, e che lasciano indietro la luce della luna, angustiando. 

Straziati ci inginocchiamo, oppressi da una tristezza inaspettata, per poi risollevarci nella consapevolezza che nulla può cambiare. Attendiamo con ansia un full-lenght, perché i Medico  Peste hanno le carte in regola per fare cose egregie. 

Stefano “Thiess” Santamaria

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