Recensione: Hin Vordende Sod og Sø

Di Daniele Balestrieri - 11 Dicembre 2003 - 0:00
Hin Vordende Sod og Sø
Band: Ásmegin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
93

I begsorte Fieldkamre bløde
hvor Myriader af øine vil gløde
over kristenblodig Hold forkunn
til hin vordende Sod og Sø

Firmando pochi mesi fa un contratto con la veterana leader del genere, la Napalm Records, gli ÁSMEGIN debuttano trionfalmente sul mercato con questo “Hin Vordende Sod & Sø”, un album a dir poco spettacolare di quello che loro stessi definiscono “Nordic Folk Metal”. Ma tale definizione gli va talmente stretta che non ho proprio idea di cosa fare per definirli… a iniziare dall’incredibile numero di musicisti che hanno partecipato alla stesura di questo album. Oltre alla formazione principale, che vede Bjørn Olav Holter al growling, Raymond Håkenrud alle chitarre ritmiche e acustiche, Marius Olaussen alle ritmiche, all’accordion e alle vocals, Tomas Torgersbråten al basso e alle voci eTommy Brandt alle percussioni e alle voci, hanno prestato il proprio talento e la propria verve musicisti del calibro di Lars A.Nedland alle voci pulite (esatto, proprio quello dei Borknagar), Sareeta ai canti femminili, Lars Fredrik Frøislie all’eccellente pianoforte e tastiere, Anne Marie Hveding alle voci delle ninfe, Oddrun Hegge allo stavfløyte, il flauto di salice tipico norvegese, Anja Hegge Thorsen al munnharpe, Gunhild Førland al flauto, Børge Finstad alle percussioni aggiuntive, Nicolai Brandt al pianto (ebbene sì) ed Eivind Beinrangel ai Baja.

Questo fa capire immediatamente qualcosa: questo è un album di varietà spaventosa, ed è il suo punto di forza più incredibile. Raramente ho visto album di questo calibro, e non nego che probabilmente questa potrebbe una delle uscite dell’anno. In un colpo hanno dato linfa, estro, grazia e abilità a un genere come il viking e il folk, con rara abilità strumentale e soprattutto di arrangiamenti. Proverò a fare chiarezza iniziando dal principio. Questo è un album di musicisti norvegesi, e l’eredità del sound black più brutale è palese nelle chitarre aggressive, nelle batterie violentissime e nell’ottimo growling spietato, quasi atono,di Bjørn Olav Holter. Ma le voci ci sono tutte quante, e non posso non citare la traccia numero 10, Blodhevn, in cui la fantasia di questi musicisti arriva quasi al massimo con un cantato a più livelli, dove nella stessa strofa, nella stessa battuta, si sovrastano contemporaneamente in toni diversi growl, scream, voci pulite maschili, voci pulite femminili e urla, in un mix davvero stupefacente, il tutto fuso in una melodia perfettamente plausibile, mentre in background a tutte queste voci si possono percepire dei pianoforti diafani e una batteria che a tratti è di una precisione un po’ troppo disumana, che mi fa pensare a una drum machine, sebbene sia abbastanza rara in tutta la durata dell’album. In ogni caso sono senza parole, ogni canzone è un gioiello di tecnica e di fantasia compositiva di raro gusto: ciò che preferisco in assoluto è il perfetto equilibrio inaugurato dalla trilogia Slit Livets Baand, Efterbyrden e Op af Bisterlitjernet, che si apre con una intro orchestrale e di chitarra opprimente, misteriosa, di un gusto decisamente finntrollesco, in cui regna il pianto disperato di un neonato, che ci accompagnerà nella perfetta fusione con la canzone successiva, un misto tra black, brutal, folk, viking e un pizzico di gothic, in cui veniamo investiti da una fisarmonica che lascia spazio a un duetto growl – screaming di scuola black di altri tempi, il quale lascia immediatamente il campo a una partita di archi feroci che ricordano gli Skyclad incattiviti, mentre la canzone procede con un flare quasi heavy/rock, per ritornare al black furioso in una rincorsa tra voci pulite e voci black in gran coro, e di nuovo violini, in qualcosa che ricorda decisamente gli ultimi Thyrfing (quelli di Vansinnesvisor), senza contare che un assaggio corposo di vecchi Thyrfing si potrà avere nella epica e corale Til Rondefolkets Herskab, ancora una volta magnificente show disperato di scream, growl e voci pulite in sintonia perfetta tra di loro. C’è una parte di ogni cosa all’interno di queste canzoni, ci sono degli scream che hanno delle variazioni di tono così malate da sembrare usciti dalla mente distorta di Dani Filth, e growling degni del miglior brutal sudamericano. Tutto ha una scintilla di genio in Hin Vordende Sod & Sø. Canzoni che si interrompono bruscamente per riprendere nella strofa seguente, che si interrompe di nuovo bruscamente per ricominciare, in un singhiozzo musicale lodevole, o brutali e granitiche marce demoniache in cui chitarre e batterie doom lasciano voce a eccezionali, magici brani di vivacissimo pianoforte folk come nella indimenticabile “Op af Bisterlitjernet“, una canzone da incorniciare probabilmente come il picco tecnico folk dell’intero album e probabilmente una delle canzoni folk/black più belle di tutta la produzione… e non a caso la canzone il cui inizio potrebbe tranquillamente farli passare per i Finntroll più potenti di Jaktens Tid, con violini accattivanti e grandi arrangiamenti orchestrali, se non fosse che di nuovo prendono la propria strada e ricominciano con quel fenomenale mix di cantato scream, growl a multilivelli, chitarre che cambiano distorsione, momenti di silenzio, in un appassionantissimo dialogo tra un Odino saggio e tranquillo e un Thor infuriato sulle note trascinanti di pianoforti e melodie d’impatto sensazionale.

Più ascolto questo album e più mi rendo conto con che razza di musicisti e cantanti eccezionali abbiamo a che fare, tutti nello stesso album. Questo è il loro primo lavoro, tranne un vecchio demo di qualche anno fa, ma a pensarlo… non ci si crede proprio. È un prodotto di ispirazione senza pari, un vero gioiello del folk. Gli stessi Ásmegin parlano di un album che rinchiude tutta la loro essenza presente, passata e futura, in due grandi trilogie di canzoni, di cui la prima ispirata al Peer Gynt norvegese, e la seconda prettamente Vichinga. Dal lato puramente di testi direi che è stato svolto anche qui un lavoro eccellente, anche se sono tutti in norvegese e quindi incomprensibili ai più, ma i contenuti sono ricchi di significato, densi di ricercatezza e di intelligenza. Per quanto mi riguarda questi Ásmegin sono un grande gruppo, traboccante di genialità e di ispirazione: ai miei occhi sotterrano senza pietà i Månegarm, che trovo siano i più diretti avversari, ma daranno del filo da torcere ai Finntroll, ai Thyrfing, alla memoria del Vintersorg che fu, ai Borknagar, ai Moonsorrow e a buona parte delle band black-folk scandinave. Piaceranno agli amanti del viking, del folk, del gothic e della musica fatta da veri, grandi musicisti, musicisti e arrangiatori con la M (e la A) maiuscole. Uno spettacolo anche il libretto, pieno di dipinti popolari del famoso pittore Fredrik Rahmqvist… un peccato che i testi siano scritti con un carattere microscopico e siano pressoché illegibili, una scelta decisamente discutibile. È rarissimo che una band così varia mi colpisca così tanto ai primissimi ascolti soprattutto perché mi ritengo, come tanti, un purista del genere e non apprezzo molto tutti questi orpelli, ma non posso che alzare le braccia davanti a tanto estro creativo.
Splendido lavoro, che ha suscitato grande clamore in tutta la stampa specializzata: non ho davvero grandi appunti da fare: ci vogliono diversi ascolti prima di comprendere le multiple sfaccettature di tanta pompa, e come ripeto, la loro grandissima varietà potrebbe non piacere ai puristi del suono diretto e senza troppi fronzoli. Ma se volete una produzione che fa del caos totale la propria bandiera, un caos perfettamente imbrigliato da sapienti compositori, avete trovato l’album dell’anno, e non scherzo.

TRACKLIST:

1. Af Helvegum
2. Bruderov Paa Hagstadtun
3. Huldradans—Hin Gronkledde
4. Til Rondefolkets Herskab
5. Over Aegirs Vidstragte Sletter
6. Slit Levets Baand
7. Efterbyrden
8. Op Af Bisterlitiernet
9. Vargr I Veum
10. Blodhevn
11. Valgalder

Ultimi album di Ásmegin

Arv Arv
Arv
Band: Ásmegin
Genere:
Anno: 2008
68