Recensione: Hoka Hey [Reissue]

Di Stefano Ricetti - 11 Maggio 2009 - 0:00
Hoka Hey [Reissue]
Band: Sabotage
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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85

Piacevolissima sorpresa, in termini di resa sonora, per la “prima” su Cd di Hoka Hey, il secondo album dei toscani Sabotage, da Firenze, capostipiti assoluti dell’ondata HM classica italiana degli anni Ottanta. La formazione, ancora oggi, mette i brividi: dietro al microfono la “voce” heavy metal tricolore per antonomasia, ovverosia Adolfo Morviducci detto Morby, alla chitarra Andrea Fois, Andy per gli amici, un funambolo come pochi, per precisione e tocco. Segue, si fa per dire, uno stantuffo credente e praticante nella siderurgia più pura come Enrico “Henry The Bass” Caroli, alle quattro corde e si chiude con Dario Caroli da Marignolle, mitragliatore ufficiale di professione dietro le pelli della batteria.

 

L’operazione di travaso da master a dischetto ottico, risultato di due successive rimasterizzazioni – la prima effettuata tempo fa da Marco Melzi della Minotauro – mentre l’ultima, quella decisiva e vincente è opera, ancora una volta, dell’encomiabile My Graveyeard Productions. Il libretto ricalca al meglio la confezione cartacea del 1989, anno di uscita su vinile e musicassetta dell’album, per la Metalmaster.                        

 

Hot Zone riporta ai fasti del predecessore, Behind The Lines, per velocità e impatto. Una sezione ritmica su rotaia apre la strada a un altro episodio di Metallo classico (The Swindle) mentre la title track indugia su tempi spezzati, particolare inedito in casa Sabotage per poi esplodere nell’urlo fatto su misura per i concerti. L’incantesimo si sublima in I Believe, un’opera dove melodia e songwriting sopraffino si alleano come solo poche volte in una carriera accade: capolavoro, punto e basta. Le mazzate non tardano a farsi vive, precisamente nelle note di Paranoid, invero cover abbastanza ordinaria, se rapportata a un gruppo della caratura dei Sabotage, dell’evergreen dei Black Sabbath.

 

I Will Sing viaggia nella norma fra cambi di tempo e legnate assortite, di It’s Time è inutile sottolineare gli sfracelli in sede live e con Joy’n’Sorrow per la prima volta i Nostri si cimentano in territori vagamente Dark. Chiusura, quantomeno per quanto attiene le canzoni originarie, affidata ad Anguish, altro tassello adulto della discografia dei fiorentini, dove velocità e melodia si fondono in maniera inossidabile, con un piglio dalla misura internazionale. Capitolo a parte per le due prelibatissime bonus track. The Price è proposta in una versione misteriosa, inedita al 100% e diversa da quella uscita a suo tempo in formato videoclip. Welcome, la traccia di chiusura, gode di un suono devastante, nonostante i pochi mezzi a disposizione in quel lontano 1987, anno nel quale uscì come singolo all’interno di un vinile split insieme con Paul Chain, per Minotauro. Tutta la killer-attitude dei Sabotage risiede in questa manciata di minuti di autentico assalto metallico, per chi scrive il più grande brano della Loro gloriosa storia.                  

 

Hoka Hey, a suo tempo, non riuscì a bissare l’incredibile successo di Behind The Lines, quantomeno nelle folte schiere degli ultras della band, che si aspettavano un “pestone” dall’inizio alla fine. La storia e il tempo hanno viceversa decretato in questo album il vero salto di qualità del gruppo italiano, divenuto in quel periodo maggiorenne a tutti gli effetti. Il disco, per l’occasione, venne stampato con il monicker di Acts Of Sabotage, per evitare confusioni in un mercato dove i Savatage stavano già sgomitando con il loro capolavoro: Gutter Ballet.

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti  

 

 

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Tracklist:

1. Hot zone                 

2. The swindle 

3. Hoka hey                

4. I believed    

5. Paranoid     

6. I will sing     

7. It’s time       

8. Joy ‘n’ sorrow         

9. Anguish           

10. The Price

11. Welcome

 

Line-up:

Adolfo “Morby” Morviducci – Vocals
Enrico “Henry” Caroli – Bass

Dario Caroli – Drums

Andrea “Andy” Fois – Guitars

 

 



 

 

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