Recensione: Holocaust of Ecstasy & Freedom

Di Stefano Santamaria - 30 Marzo 2017 - 0:00
Holocaust of Ecstasy & Freedom
Etichetta:
Genere: Doom 
Anno: 2017
Nazione:
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68

Terzo capitolo discografico per i Cardinals Folly,  progetto che guarda al passato e che, con gli anni, ha leggermente cambiato il tiro della propria proposta. Il disco è un concentrato di doom, che va a pescare a certe sulfuree ambientazioni in stile Black Sabbath e Cathedral, ma che, al contempo, ci ha regalato riff ed atmosfere maggiormente minimali. 

“Holocaust of Ecstasy & Freedom”, a conti fatti, potrebbe ad un primo impatto sembrare un album solo doom, ma intravediamo anche quell’attitudine e cadenze tipici della NWOBHM. Chiaramente sono ombre fugaci, che come capita spesso nel filone, si nascondo in un approccio delle chitarre che rammenta il punk e che accompagnano una scuola musicale assai ampia, che specifiche regola non ha e non ha mai avuto. 

L’uso del basso, protagonista assoluto del full-lenght, è l’arma in più di una band che in più punti pigia relativamente sull’acceleratore. La voce è estremamente espressiva e ci infonde un male di vivere che si traveste di oscurità ed occulto. La chitarra  è incandescente fendente che tutto illumina e scalda, dapprima intorpidendo e poi, risvegliando di soprassalto bruciando. ‘Goats on the Left’ incarna tutto questo, finendo con una digressione di suoni che vibra letteralmente nell’aria. 

‘Her Twins Of Evil’ poi sfuma il pathos che si è venuto a creare, mescendo sapientemente la solennità del doom, con un occultismo che in ogni nota trasuda. Riff di chitarra semplici, sgraziati e melodie ipnotiche, sono l’incantesimo a cui assistiamo e che ci rapisce letteralmente, via via scorrendo il disco. Citazioni psychedelic/garage si notano in più punti del lavoro, digressioni e sfaccettature che arricchiscono di contenuti “Holocaust of Ecstasy & Freedom”.

E’ ovvio che il full-lenght non sarà terra fertile per chi va cercando novità, perché nulla viene fatto per rivoluzionare il filone. Il tecnicismo non viene mai nemmeno intravisto, ma certamente pulsa passione per una band che pesca a piene mani dal passato, emozionandosi, ed emozionandoci senza pretese. 

Arrivati ormai a dieci anni di carriera, tre album (compreso questo) ed alcune uscite alla spicciolata, i Cardinals Folly hanno trovato la loro dimensione in questo universo e dubitiamo qualcosa cambi. Detto questo, vi consigliamo gli artisti se amate guardare indietro nel tempo con nostalgia.

Stefano “Thiess” Santamaria

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