Recensione: Hordes Of Zombies

Di Daniele D'Adamo - 28 Febbraio 2012 - 0:00
Hordes Of Zombies
Band: Terrorizer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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75

«Die hard!».
Così urlava l’omonima canzone dei Venom nel lontano 1983. Dopo ventinove anni, la stessa foga per esprimere il medesimo concetto si può ancora mettere in campo per i leggendari Terrorizer. Il loro indubbio coraggio nel non volersi arrendere alle avversità della vita, manifestatesi anche con gravi lutti (Jesse Pintado, 2006), rende la frase ‘duri a morire’ ideale per sintetizzare al massimo l’attitudine di Pete “Commando” Sandoval e compagni.  

Dopo la seconda reunion del 2005, la band americana pareva aver trovato nuova linfa vitale per ripartire alla grande (“Darker Days Ahead”, 2006) ma la perdita del chitarrista fondatore Pintado ne ha ovviamente cristallizzato l’impulso primario. Con l’acquisto dell’axe-woman Katina Culture, però, è emersa nuovamente la grande passione che muove, oltre a Sandoval, anche l’altro Morbid Angel e cioè David Vincent. E il risultato è questo: “Hordes Of Zombies”, terzo full-length, nuovo di zecca, di una carriera che perde le sue origini nel mito degli anni ottanta (1987).

È evidente che il parallelismo con i Morbid Angel non è solo formale a causa della comunione di due membri su quattro. Pur vivendo di vita propria, il sound dei Terrorizer deve molto anzi moltissimo a quello del combo di Tampa. Il drumming di Sandoval ha sempre avuto un groove ben preciso, caratteristico, e lui lo porta dietro con sé a prescindere dal progetto per il quale stia suonando. Mutuando questo ragionamento anche per Vincent, si comprende facilmente che la caratteristica peculiare dei Terrorizer non sia l’originalità. Si potrebbe addirittura azzardare l’affermazione che “Hordes Of Zombies” altri non sia che l’ideale prosecuzione di “Blessed Are The Sick” (1991). Oppure, ciò che ‘dovrebbero’ suonare i Morbid Angel se non si fossero infilati nella (dissennata?) avventura di “Illud Divinum Insanus” (2011).  
In ogni caso, prendendo “Hordes Of Zombies” per quello che è, e cioè un lavoro dei Terrorizer, si possono comunque apprezzare alcune caratteristiche che lo allontanano definitivamente, per esempio, dai dubbi che permeavano “Darker Days Ahead”, tacciato spesso di mera operazione commerciale per sfruttare la riunione del 2005. L’innegabile sapore di old school che satura tutte le tracce del CD, ricco di tetri passaggi black, di sferzate thrash e di scatenamenti death, è cosa che non si trova ovunque, ai nostri giorni. Perlomeno, in tale qualità. Bene o male, un pezzo di Storia del metal estremo passa per le mani di Vincent e di Sandoval e ciò si sente tutto. La capacità d’inventare musica così maligna e perversa è roba da pochi (Possessed?), e davvero “Hordes Of Zombies” potrebbe fare da colonna sonora per una delirante e turbinosa discesa negli inferi.

Molto brava, meglio ancora una sorpresa, Katina Culture. Il suo guitarwork è talmente vasto da non mostrare i suoi limiti, celati da una quantità pressoché infinita di terrificanti riff armati – e qui c’è il talento – con lo stesso, identico marchio di fabbrica. È un po’ meno convincente, invece, la prova di Anthony “Wolf” Rezhawk, troppo simile a quella del Vincent-cantante. Rabbia, cattiveria e aggressività non mancano, ma si tratta di un déjà vu, in fondo.

Le canzoni, come da premessa, sono tutte più o meno prevedibili, se rapportate ai trascorsi del quartetto californiano. Evitando qualsiasi tentativo di progressione artistica, da “Intro” a “A Dying Breed” i Terrorizer badano principalmente a fare più male possibile, giungendo con alcuni brani (“Hordes Of Zombies”, “Flesh To Dust”, “Generation Chaos”, “A Dying Breed”) a sprofondare nel vortice dell’hyper-speed e culminando nell’incredibile forza trascinante del main riff di “Broken Mirrors”. Non per altro, non ci sono pezzi un po’ più rallentati degli altri, essendo questi – difatti – improntati sulla ricerca della miglior combinazione fra potenza e velocità. E, in questo, i Nostri centrano in pieno l’obiettivo azzeccando uno degli album più violenti di questo inizio 2012.    
        
Con vero piacere, allora, si può prendere atto che i Terrorizer siano in gran forma e in grado di fare sfracelli usando la mazza della vecchia scuola restaurata con le tecniche odierne. “Hordes Of Zombies” non è un capolavoro a causa, principalmente, di una scrittura ridondante che non regala sorprese. Tuttavia, rappresenta una sfida anche per le orecchie più rodate talmente è tanta la sua intensità.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Intro 1:54     
2. Hordes Of Zombies 3:34     
3. Ignorance And Apathy 2:14     
4. Subterfuge 2:03     
5. Evolving Era 3:32     
6. Radiation Syndrome 2:11     
7. Flesh To Dust 2:24     
8. Generation Chaos 2:13     
9. Broken Mirrors 3:15     
10. Prospect Of Oblivion 3:33     
11. Malevolent Ghosts 3:06     
12. Forward To Annihilation 2:05     
13. State Of Mind 3:25     
14. A Dying Breed 3:54     
15. Wretched 2:41           

Durata 40 min.

Formazione:
Anthony “Wolf” Rezhawk – Voce
Katina Culture – Chitarra
David Vincent – Basso
Pete “Commando” Sandoval – Batteria

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