Recensione: How The West Was Won

Di Francesco Prussi - 21 Settembre 2003 - 0:00
How The West Was Won
Band: Led Zeppelin
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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100

Dopo le BBC Sessions, Jimmy Page apre di nuovo gli archivi del suo gruppo e da alle stampe questo monumentale triplo cd live, che assurge a live definitivo della storica band Inglese. Per questo il cd in questione assume un significato particolare per ogni amante dell’hard-rock in generale e dei fans del leggendario gruppo Inglese. Le già menzionate BBC Sessions ritraevano la band all’interno degli studi radiofonici lontano dallo stage, ma questo live ci restituisce una band in forma, all’apice del proprio successo forti della pubblicazione dei primi quattro capolavori. Sono due concerti del 1972 ad essere presi in esame il 25 e 27 Giugno: il primo al LA Forum mentre il secondo alla Long Beach Arena, prima dei concerti al Madison Square Garden, che poi confluiranno in un album e un film, dal titolo The Song Remains The Same, unico live ufficiale della band. Non si era ancora arrivati alle divagazioni tastieristiche di John Paul Jones, ben in evidenza nei dischi successivi, quindi rock e blues elettrico ad alto voltaggio con lunghe parti strumentali da brivido. Centocinquanta minuti di musica, adatti per riscoprire le radici dell’hard-rock e per riassaporare gli anni in cui suonare dal vivo voleva dire cambiare e stravolgere le canzoni ogni sera secondo l’ispirazione del momento. Ascoltatevi i live dei Deep Purple di quegli anni, oppure quelli di Jimy Hendrix o King Crimson e troverete versioni sempre differenti delle stesse songs. Tornando al disco in esame, la scaletta è quanto di meglio si può pretendere dal repertorio del primo periodo. Il primo dischetto è un susseguirsi di hits: aperto dall’urlo quasi epico di Plant e dal poderoso riff di Immigrant Song (dal terzo album) veniamo trasportati direttamente sugli stage infuocati di quegli anni indimenticati. Da Led Zeppelin II arriva Heartbreaker un mid-tempo di quelli efficaci e decisi che ti prendono subito per via di quel riff di chitarra molto coinvolgente. Mentre dal quarto capolavoro da studio è estratta la mitica Black Dog, con la sensuale voce di Plant a rendere caratteristico questo brano, l’alternanza voce e gruppo è micidiale, che negli anni a venire saranno in molti a scimmiottare. Dopo è la volta di Over The Hills And far Away e il lungo blues di Since I’ve Been Loving You seguita da una delle più belle ballad della storia del rock: Starway To Heaven, introdotta dal dolce arpeggio di chitarra, sentito centinaia di volte, ma che mette sempre i brividi ad ascoltarlo. Non è da meno la dolce e acustica Going To California dove ancora una volta Plant regala una buona dose di classe con la sua incredibile voce. Ancora atmosfere acustiche con That’s The Way, come la conclusiva e blueseggiante Bron-Yr-Aur Stomp, che chiude il primo dischetto. Il basso di John Paul Jones apre il lungo blues di Dazed And Confused, estratta dal primo capolavoro del Dirigibile, venticinque minuti di pura adrenalina blues dove la voce di Plant, col suo tipico modo di cantare, si fonde al resto degli strumenti in un’orgia sonora di grande livello emotivo. Poi ecco spuntare l’archetto e Jimmy Page con la sua Gibson parte in un lungo solo di chitarra, ma Plant non può stare in disparte e i due ci regalano un duetto chitarra voce molto particolare, seguito dall’entrata del resto del gruppo in una lunga porzione strumentale, supportata dai vocalizzi del mitico singer Inglese. La successiva What Is What Should Never Be scorre via che è un piacere. Mentre i tre minuti di Dancing Days preludono ad un altro tour de force di venti minuti, ovverosia quella Moby Dick dove il compianto John “Bonzo”Bonham picchia come un forsennato, suonando la sua batteria anche con le mani. In questo modo finisce anche il secondo cd, ma quando si inserisce l’ultimo dischetto la musica non cambia: il riff di Whole Lotta Love esplode negli speaker per altri venti minuti abbondanti e la band ci regala altri brividi in un medley di classici del rock-blues del tempo.
Con il suo tipico giro di batteria parte a tutta manetta Rock And Roll che in quattro minuti fa aumentare i miei battiti cardiaci. Segue la più rilassante The Ocean cui fa seguito il micidiale blues di Bring It Home. Plant armato di armonica e della sua sensuale voce introduce il pezzo portandoci direttamente senza fermate sul delta del Missisipi. Così facendo termina questo fondamentale live degli Zep. La band si sciolse nel 1980, in seguito a dissidi interni, ma soprattutto a causa della morte del batterista John Bonham e qui cominciò la leggenda di questo gruppo che nell’evoluzione dell’hard-rock ebbe e continua ancora ad avere un peso fondamentale. Da allora solo sporadiche reunion (Live Aid) e collaborazioni tra i due leader ma il nome dei Led Zeppelin non ha più calcato le scene, quindi gustiamoci questo live figlio di un’epoca passata ma mai tramontata, che il sottoscritto continua ad amare incondizionatamente. Da segnalare anche l’uscita di un doppio DVD che, portafoglio permettendo, ben presto arriverà nella mia collezione.
La leggenda è tornata e il Dirigibile vola ancora alto e non vuole saperne di scendere, nella maniera più assoluta.
Franco Spruss

Tracklist
CD 1: LA Drone – Immigrant Song – Heartbreaker – Black Dog – Over the Hills and Far Away – Since I’ve Been Loving You – Stairway to Heaven – Going to California – That’s the Way – Bron-Yr-Aur Stomp;
CD 2: Dazed and Confused – What Is and What Should Never Be – Dancing Days – Moby Dick;
CD 3: Whole Lotta Love – Rock and Roll – The Ocean – Bring It on Home.

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