Recensione: Humana

Di Andrea Bacigalupo - 1 Marzo 2017 - 8:45
Humana
Band: SCUM
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2016
Nazione:
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70

“Scum” (in italiano “feccia”) include svariate cose: è il primo album dei Britannici Napalm Death, pubblicato nel 1986; è il titolo dell’undicesima traccia tratta da “Masquerade in Blood”, Full-Length del 1995 registrato dai Tedeschi Sodom; è il nome originario dei grandi Amon Amarth e di almeno una decina di altre band, la maggior parte di esse oggi sciolte o disperse, ma non gli Scum di Grosseto, con oltre vent’anni di storia sulle spalle, ancor oggi attivi alla grande.

Nati nel 1996 come cover band, iniziano ad evolvere in fretta, imboccando la strada giusta per trovare il loro sound, pubblicando un primo Demo, “Welcome”, nel 2003, seguito dagli album “Re-Evolution” del 2007 e “Painful Illusion” del 2010, ed ancora dall’EP “Entropic” del 2014.

Il loro è un Death/Thrash Metal moderno e maturo, ben espresso in “Humana”, il loro terzo Full-Length pubblicato il 29 ottobre 2016 attraverso l’Etichetta Lettone Sliptrick Records.

Questo nuovo lavoro, composto da sette tracce, la prima delle quali (“We Are the Evil”) propone un discorso dello psicologo svizzero Gustav Jung sull’umanità come origine di tutti i mali, ha per base la potenza, aggravata da un’oscurità di fondo, sprigionata dalle andature massicce del Tempo Medio. Su queste partiture, concrete ed immediate, s’intersecano accelerazioni di variabile intensità, ma mai portate all’estremo e linee melodiche che in alcuni momenti colpiscono con il loro classicismo, mentre in altri implodono in ritmi che arrivano a dare sensazioni quasi psichedeliche.

Queste sonorità diverse sono legate da un growl devastante, arrabbiato, a volte portato all’eccesso per meglio “narrare” il contenuto dei brani.

Il risultato è un Death/Trash Metal avvincente, con virate Groove che dirigono verso il Djent, aggressivo, dinamico ed equilibrato pur se eclettico e ricco di variazioni.

Under the Worm”, il primo vero brano, colpisce per le sue ritmiche gravose e ridondanti nonché per l’ansia che infonde la parte narrativa conclusiva. La successiva “Sons of Hatred” si basa su un Death pestatissimo, mentre “The Fallen” devasta l’anima unendo il Thrash d’oltre oceano con il Death melodico di stampo europeo. Con le successive “Collapsed” e “The Synods Burning” il combo intreccia, intorno ad una spirale d’energia, tutto il suo vasto repertorio, per giungere a chiudere egregiamente l’album con la Title-Track “Humana”, questa cala come un colpo di scure ben assestato con i suoi cambi di tempo che ben alternano ed amalgamano potenza e melodia.

La produzione, molto professionale, completa ed arricchisce un songwriting di tutto rispetto, dai toni forti e particolari che porta gli Scum a fare un buon balzo in avanti nella propria carriera.

Humana”, coma la maggior parte degli album appartenenti allo stesso filone, è da ascoltare più volte per via delle molte sfumature che ne amplificano la peculiarità. E’ per i fans più intransigenti, ma anche per chi vuole avvicinarsi a questo genere incredibile, che riesce a fondere due stili creandone un terzo, sentendolo scorrere nelle proprie vene.

Giudizio più che positivo. Grandi Scum.

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