Recensione: Hypepyrexia

Di Silvia Graziola - 4 Febbraio 2008 - 0:00
Hypepyrexia
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Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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75

Gli album strumentali sono sempre stati un’arma a doppio taglio per molti musicisti: se da un lato possono essere un ottimo mezzo per esibire grandi abilità esecutive e compositive, dall’altro può capitare che il loro contenuto tecnico li releghi a un pubblico di nicchia, interessato per lo più a sezionare, contare e analizzare metodicamente i fondamenti teorici che lo compongono. Se questa caratteristica rischia di tenere alla larga una certa categoria di persone da composizioni di questo tipo, ne esiste un’altra ancora più difficile da accettare: la mancanza della voce. Affidare l’anima di un disco unicamente agli strumenti significa inevitabilmente dar loro il difficilissimo compito di prenderne il posto e di sostituirla in ogni sua parte. Si tratta di un azzardo che riesce a pochi musicisti, e uno di questi è Theodores Ziras.

Theodore Ziras è un chitarrista ellenico proveniente dalla città di Poros che ha iniziato ad avvicinarsi al mondo della musica all’età di quindici anni prendendo lezioni di chitarra, pianoforte e di teoria, che gli forniscono le basi necessarie per dare il via alle prime esperienze artistiche di una certe importanza qualche anno dopo, nella formazione di gruppi come Ice Divine (1994-98), Guardian Angel (1997 – 98) e come supporto dal vivo di Iced Earth e UDO.
Forte di un diploma al Guitar Institute di Londra ottenuto nel 2001, il musicista firma il suo primo contratto discografico per la produzione di un album solista strumentale, intitolato Trained To Play, seguito a distanza di due anni da Virtual Virtuosity, che gli dona una certa notorietà e lo prepara alla sfida successiva, l’incisione nel 2005 di Euroforce, il suo unico progetto che dà spazio anche alle voce, scegliendo a quest’uopo Jiotis Parcharidis, la cantante del gruppo power Human Fortress. Il 2007 è invece l’anno di HyperpyrexiA, composto con la collaborazione di Derek Sherinian alle tastiere (Dream Theater, Malmsteen, Billy Idol, Planet X), Brian Tichy (Ozzy Osbourne, Zakk Wylde, Foreigner, Billy Idol) alla batteria e Manos Markopoulos al basso.

HyperpyrexiA, con il suo nome che ricorda il mondo delle patologie mediche, è un album interamente strumentale dove la chitarra è la protagonista indiscussa di ognuno dei brani, accompagnata da una forte presenza di tastiere, il cui timbro ricorda in molti casi le sonorità caratteristiche di Falling Into Infinity dei Dream Theater, nettamente riconoscibili in più punti all’interno dell’album, soprattutto negli assoli di Seven Courses e di Number One.
I dieci brani che compongono questo disco sono molto eterogenei e rappresentano stili musicali spesso molto diversi tra loro, facendo uso di strutture tecniche e accorgimenti compositivi particolarmente ricercati, assemblati con armonia e intelligenza. L’atmosfera generale che pervade l’album è giocosa e allegra: chitarra e tastiera si inseguono a rotta di collo su partiture rapide e ricche di virtuosismi, contendendosi il centro della scena di canzoni dalla durata inusualmente breve rispetto agli standard del genere.
Il brano di apertura, Child Of Scothland, riassume al meglio tutte queste caratteristiche: la melodia è trascinante e orecchiabile, nonostante nasconda al suo interno notevoli elementi tecnici, il ritmo è incalzante e chitarra e tastiera si esibiscono con numerosi assoli che si integrano nel migliore dei modi con la struttura della canzone. Questo tipo di approccio è mantenuto anche dalla traccia successiva, Such And Such, che presenta un riff portante dal sapore quasi industrial metal, mentre Rapid Eye Movement si avvicina con il suo largo uso dell’uso del piloting agli Stratovarius, del celebre brano strumentale contenuto in Episode, Stratosphere. I riferimenti ai Dream Theater appaiono anche in Solitude e nella title-track e Ziras mostra qualche punto in comune nel suo stile di suonare a Yngwie Malmsteen e a Chris Impellitteri, specialmente nelle prime battute di Salvation, che sembrano strizzare l’occhio a Fly Away, brano contenuto nell’EP Victim Of The System.
Questi numerosi riferimenti che fanno capolino tra le note di HyperpyrexiA non devono però trarre in inganno: si tratta infatti di frammenti da cui Theodore Ziras prende elegantemente spunto, che rielabora e fa gustare e apprezzare a chi lo ascolta.

Silvia “VentoGrigio” Graziola

Tracklist:

01. Child of Scotland
02. Such and Such
03. Rapid Eye Movement
04. Solitude
05. Seven Courses
06. Salvation
07. Number One
08. Night of the Dead
09. Hyperpyrexia
10. Go East

Formazione:

Theodore Ziras: chitarre
Derek Sherinian: tastiere
Brian Tichy: batteria
Manos Markopoulos: basso

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Genere:
Anno: 2007
75