Recensione: Hysterical Psychosis

Di Daniele D'Adamo - 27 Novembre 2010 - 0:00
Hysterical Psychosis
Band: Inallsenses
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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67

Certo che i nostri compatrioti a forza di maneggiare il death hanno raggiunto livelli di assoluta competitività internazionale. Il genere estremo è stato, infatti, manipolato con grande perizia tecnica in tutte le sue forme sino a che non ne sono nate di nuove. Come il cosiddetto «psychotic death metal», proposto dai campani Inallsenses con il loro full-length, nuovo di zecca, “Hysterical Psychosis”. Per far meglio comprendere a chi legge che non stiamo trattando roba aliena, l’accostamento con il più conosciuto «technical death metal» o ancor meglio con il «deathcore», forse, facilita le cose.

Già con il precedente “The Experience” (2008) si era ben capito che i casertani facevano sul serio. E, infatti, l’attenta My Kingdom Music li ha fatti subito suoi mettendoli – buon per noi, poiché si tratta di gustare un prodotto professionalmente irreprensibile – sotto contratto per la successiva stesa di “Hysterical Psychosis”.   

“Hysterical Psychosis” che, dopo il classico incipit ambient (“Last Breath”), piomba sulla collottola dell’ascoltatore con la stessa delicatezza di una randellata. “Red Line”, infatti, è un violentissimo attacco ad altezza d’uomo. Hyper-bass da apnea, stop’n’go e growling d’aggressione disegnano subito la poderosa discendenza dal deathcore. Di quello tosto come quello degli Heaven Shall Burn o Nearea, per intenderci. Il drumming dai tempi mai esasperati, assieme al guitarwork che rimanda al thrash per via delle rifferama eseguito con la tecnica del palm-muting, chiude il cerchio per quanto riguarda l’inquadramento del sound così tipizzato dal quintetto campano. Se non rilevate nulla che solletichi la vostra curiosità in merito a qualche spunto innovativo, non vi sbagliate: la potenza in gioco è esorbitante, ma non è accompagnata da altrettanta originalità.

Occorre però sviluppare in maniera un po’ più approfondita il discorso più su accennato sulla serietà della proposta. Sinceramente, anche a cercare il pelo nell’uovo, non si trova nulla che sia fuori posto, per quanto riguarda la capacità tecnica dei Nostri. Il suono è davvero tosto, evidente frutto di una maturazione a puntino, ancorché lindo e cristallino: nulla da invidiare alle migliori produzioni internazionali. A ben sentire, non si percepiscono buchi, lungo lo spettro sonoro che, come da copione, è diretto verso le frequenze più basse dell’udibile. L’esperienza dei musicisti si sente tutta, in fase di esecuzione, come peraltro plausibile giacché è dalla metà degli anni ’90 che essi suonano insieme con profitto. Un plauso all’ensemble anche per questo specifico aspetto, quindi, poiché la produzione del disco è a cura degli … Inallsenses!

Se però dobbiamo andare sino in fondo, occorre affrontare anche l’aspetto artistico. E qui casca l’asino. Il songwriting, se da un lato è compatto come il granito, dall’altro non riesce a far decollare le canzoni. Cioè, le stesse non si distinguono così tanto l’una dall’altra. Anche dopo tanti ascolti, la sostanziale mancanza di melodia (non certo un difetto, per carità) non aiuta a focalizzare l’attenzione sui singoli episodi. Con che, a forza di passare l’album sotto torchio, invece che aprirsi la mente e digerire quindi i vari brani arriva, inesorabile, un po’ di noia. Certo, una parte di questo giudizio deriva dai gusti personali, tuttavia la freschezza compositiva che ci porta a non fare più a meno di un CD, secondo me, manca. La scelta di sbilanciarsi verso un sound che sia esente da qualsiasi contenuto di «facile assimilazione» nobilita l’opera ma mina inesorabilmente la sua fruibilità da parte di tutti. Una scelta che, ovviamente, comporta le relative conseguenze, poiché non attiva quella parte del songwriting deputato alle armonizzazioni.

“Hysterical Psychosis” non fatica granché, a raggiungere la sufficienza. Fatica molto, invece, a mostrare quel qualcosa in più che contraddistingue i lavori più acclamati del genere.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Last Breath 1:32    
2. Red Line 4:25    
3. They Suck Your Soul 3:46    
4. Tommy’s Grave 3:42    
5. Come Back To Hell 4:06    
6. Psycho Killer 3:34    
7. In The Gash 4:03    
8. This World 3:55    
9. Evil Time 3:43    
10. War And Death 3:41

All tracks 36 min. ca.

Line-up:
Ruggero Formicola – vox
Lorenzo Picierno – bass
Bart D’Arezzo – drums
Peppe Senese – guitars
Vittorio Casaburi – guitars

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