Recensione: I Saw The Fire

Di Alessandro Cardinale - 17 Gennaio 2012 - 0:00
I Saw The Fire
Band: Skull
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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77

Originari di Ozieri in provincia di Sassari gli Skull furono indubbiamente una delle formazioni di punta della scena Heavy Metal sarda degli anni Ottanta. La Loro storia è una lunga militanza nei meandri del panorama underground ed è fatta di infiniti sacrifici dovuti alla difficile collocazione geografica e alla mancanza di fondi, un vero calvario che consacrò il loro nome nel cuore degli appassionati del genere di quegli anni lontani.

Autori di una serie di demo davvero interessanti a base di un Heavy’N’Speed senza compromessi, gli Skull misero in fila una serie di registrazioni ancora oggi molto apprezzate. Possiamo paragonare la band con mostri sacri come Exciter e Raven ma bisogna sottolineare come la voce di Marco Fenudi fosse estremamente pulita e potente e accostabile ai singer di stirpe statunitense. Un altro tratto tipico dell’HM degli Skull era la melodia, presente pure negli episodi più veloci e serrati con improvvisi cambi di tempo e strutture ritmiche molto ricercate.

Con il primo demo “Maniac” del 1984 riscontrarono forti consensi tra addetti ai lavori e non solo. Con i lavori successivi “…And The Gods Must Die!” e “Skull” il quartetto sardo consolidò il suo seguito lasciando chiaramente intendere le proprie potenzialità artistiche e avviandosi verso il definitivo salto di qualità professionale. Siamo a metà degli anni Ottanta quando incominciano a farsi sotto le prime case discografiche internazionali per tentare di mettere a contratto gli Skull: la tedesca Semaphore Records e poco dopo la fantomatica statunitense King Classic Records (etichetta tristemente nota a molti gruppi italiani di quel periodo).

Con l’ultimo demo “Skalmanati” del 1988 fu chiaro quanto gli Skull fossero pronti a pubblicare un Lp ufficiale che sancisse finalmente la fine dei loro sforzi e li proiettasse con impeto nella scena internazionale. Vanno rimarcati gli ingenti sacrifici economici che il quartetto sardo dovette affrontare di tasca propria lungo tutto il decennio degli anni Ottanta: concerti, promozione, distribuzione, spostamenti sul continente e ovviamente tutte le registrazioni furono quasi interamente a loro carico. Fino a questo punto i massimi risultati raccolti dai nostri quattro furono la partecipazione sulla compilation “Non Just Spaghetti and Mandolini” con la canzone “Gotta Find The Way” e l’entrata nella compagnia Musical Box Promotion di Klaus Byron.

Con l’arrivo del nuovo decennio le cose sembrarono mettersi al meglio per gli Skull, così nel gennaio del 1990 i musicisti sardi entrarono in studio per le registrazioni del loro Lp di debutto “I Saw The Fire”. sebbene i tempi furono contingentati al massimo il risultato finale stupisce ancora oggi per professionalità e ispirazione. I suoni perfetti e la produzione molto professionale avrebbero potuto dare a questo disco una marcia in più, se solo fosse stato pubblicato all’epoca. Si parte con una intro acustica che lascia presto spazio al ritmo incalzante “ Tia Nanne’ ” una song giocata su melodie trascinanti vicine al Power Metal americano degli Heretic.

Sulla stessa falsariga “Civil Man”, che sembra uscita dalle migliori produzioni degli Anvil; la voce di Marco Fenudi era senza dubbio la carta vincente del quartetto in questo episodio. Un’evidente sterzata verso la Nwobhm era intuibile con “Will Kill Nature”, traccia ambiziosa che senza esagerare li poteva avvicinare gli Skull a storici acts inglesi come i Grim Reaper e i More.

I Nostri si cimentarono con il cantato in italiano in “Noiseland” formulando un testo impegnato ma senza rinunciare alla velocità e ai cambi di tempo repentini tipici del loro sound. La track verrà poi inclusa nella compilation su cd “Boghes che Roackas”. Rallentata e melodica “If” rappresenta il punto più raffinato del disco, forse un poco fuori luogo ma senza dubbio fruibile dagli ascoltatori più esperti e di ampie vedute musicali. La roboante “Gotta Find The Way” potrebbe essere eletta a bandiera del suono inconfondibile degli Skull con il suo mood crescente e una grandissima prestazione vocale, credo che il paragone con i primi Metallica non sia affatto esagerato in questo caso.

La lingua sarda era protagonista “Procurade ‘E Moderare” una canzone tradizionale trasformata dagli Skull in un potente episodio ricco di spunti ritmici e con un finale galoppante accostabile allo stile degli Iron Maiden. La conclusiva “Ispinigoli” oggi verrebbe catalogata con difficoltà come Speed Metal per via della presenza di molti elementi disorientanti sotto il profilo ritmico, ma vi garantisco quanto il risultato sia ancora largamente apprezzabile pure nel 2012.

A conti fatti il rammarico di fronte a queste canzoni è davvero indescrivibile pensando a quanto di buono fosse stato generato dalle fatiche degli Skull. Come scritto dalla band nella recente intervista apparsa su queste pagine, speriamo tutti che “I Saw The Fire” veda presto la luce in formato cd ufficiale, con magari l’aggiunta delle demo precedenti. A me non resta che concludere raccontando come la vicenda di questi ragazzi somigli tristemente a quelle di tanti altri validi musicisti del nostro paese che in quegli anni cercarono con coraggio e passione infiniti di suonare Heavy Metal di fronte a difficoltà immense. I più giovani di voi forse dovrebbero riflettere sull’importanza di riscoprire e rivalutare quegli anni senza mai dimenticarli per comprendere meglio il presente e forse il futuro della musica che amano.

Alessandro Cardinale

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Tracklist:
1 – Intro
2 – Tia Nanne’
3 – Civil Man
4 – Will Kill Nature
5 – Noiseland
6 – If
7 – Gotta Find The Way
8 – Procurade ‘E Moderare
9 – Ispinigoli

Line-up:
Marco Fenudi     Vocals, Bass
Gianfranco Pinna     Drums
Giuseppe Masia     Guitars
Dario Luridiana     Guitars

 

Per chi fosse interessato, I Saw The Fire in versione Cd professionale è ordinabile e disponibile. Scrivere direttamente a Marco Fenudi per conoscere le modalità a questo indirizzo e-mail: marco@alasola.net

 

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