Recensione: Icarus

Di Nicola Furlan - 15 Ottobre 2013 - 9:28
Icarus
Band: Dew-Scented
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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65

I Dew-Scented sono una di quelle band che si apprezza o non si sopporta. Il loro stile è riconoscibile, fin dagli esordi. Autori da sempre di un thrash metal tirato, a tratti sfociante in ambiti ben più estremi, i tedeschi rappresentano ancora oggi una realtà di riferimento che per certi versi ha rappresentato nel corso degli anni una fonte di ispirazione per coloro che, dal thrash metal, volevano trarre più ferocia che rabbia. E ad essere onesti ci sono riusciti alla grande. Il problema è l’incapacità di rinnovamento che, ci teniamo a sottolineare, non è necessariamente un limite o una debolezza dell’artista.

Sono tanti gli esempi sul mercato, anche vincenti, di gruppi che continuano a proporre ciò che li ispirava quindici, venti anni fa. Personalmente ho sempre guardato con grande ammirazione chi sapeva rinnovare, interpretare i tempi, farsi influenza dal corso dell’evoluzione di tutte le sfumature che la musica propone. Ho altresì riconosciuto rispetto a coloro che hanno saputo andare avanti come treni per la loro strada, lasciando da parte la visione della ‘musica che cambia’ e quindi che non si sono fatti influenzare più di tanto dai neo-movimenti nascenti. “Icarus”, nona fatica in studio del quintetto proveniente da Braunschweig, non si discosta molto, stilisticamente, da quanto già prodotto, anzi, qualche brano riesce pure a catturare l’attenzione meglio di quanto possano aver fatto i semi-capolavori di “Impact”, piuttosto che gli ossessivi influssi moderni provenienti dal penultimo “Incinerate”.

Si ha per le mani un album ben composto, perfettamente in linea allo stile Dew-Scented: cantato aggressivo (ma un po’ piatto), canzoni violente, sopratutto ad uscita dall’intro, riffing corposo e tirato a supporto di una sezione ritmica arcigna e che cadenza spesso un groove bellicoso. Tutto in linea a quanto attesa, nulla più (se non per qualche azzeccata soluzione armonica), nulla meno. La conferma della poca ispirazione emerge anche dall’osservazione che i pezzi migliori sono quelli dove compare il contributo degli ospiti invitati a collaborare: Dan Swanö in veste di cantante su ‘Reawakening’ e, in particolare, di Dennis Schnieder come lead guitar su ‘The Fall of Man’. Ma è un po’ poco in generale. Punti a favore del disco sono una veste grafica eccellente ad opera di Björn Gooses, autore dell’artwork e il lavoro alla consolle che permette al disco di esprimersi con tagliente aggressività, a memoria di quanto di meglio siano riusciti ad idealizzare alla consolle gente come gli attuali Machine Head. Apprezzabile infine la cover di ‘Steady Decline’ dei Prong, interpretazione che avrete il piacere di gustare solo nel caso acquistaste la versione limitata prevista da Metal Blade.

Un disco al passo dei tempi che non sfigura né nel ‘sistema’, in particolare in quello di derivazione thrash scandinavo, né se confrontato con la loro discografia stessa. Ordinario.

Nicola Furlan

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