Recensione: Identity

Di Carlo Passa - 20 Gennaio 2015 - 11:00
Identity
Band: Alpha Tiger
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2015
Nazione:
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71

Una folta area del mondo metallico non ha mai voluto uscire dalla culla degli anni ottanta, rimanendo saldamente ancorato a stilemi, attitudini, suoni e look del decennio d’oro del genere. I risultati sono spesso pedanti riproposizioni nostalgiche di un tempo svanito, capaci più di farne rimpiangere la qualità media delle uscite che di rivitalizzarne l’atmosfera.
Per fortuna, ci sono le eccezioni, alcune delle quali notevoli. Penso, ad esempio, agli Enforcer, o a agli Striker, band che, pur nella totale ortodossia della propria proposta, sono in grado di distinguersi dalla massa grazie a un buon livello di personalità sia compositiva che esecutiva.
Non esito ad aggiungere all’insieme dei gruppi validi anche i tedeschi Alpha Tiger, che con Identity giungono al terzo album, a due anni di distanza dal precedente, più che buono, Beneath The Surface.
Rispetto al suo predecessore, Identity include canzoni meno articolate e dall’assimilazione più agevole. Sono state messe in secondo piano le parti più complesse, che richiamavano ora i primi Queensrÿche, ora i Fates Warning del periodo di John Arch. Insomma, per chi ricorda Beneath The Surface dirò che manca un pezzo come Eden Lies in Ruins, che richiamava le melodie di Awaken The Guardian.
Il risultato resta, comunque, piacevole, benché la leggera sterzata della band in favore di una scrittura più immediata comporti la perdita di qualche punto di originalità, che non è cosa da poco per chi suona un genere tanto canonizzato.
Lady Liberty apre il disco secondo tradizione: grande bridge, coro di qualità, assolo da scuola dell’heavy metal, tutte caratteristiche che ritornano nelle successive Scripted Reality e Long Way To Redemption, due pezzi che non inventano nulla, ma lo fanno bene.
Pur non uscendo troppo dal seminato, Identity è un gradino sopra: una ritmica sincopata e non banale sorregge una bella strofa che scaturisce in un ritornello raffinato e impreziosito da una prova di valore di Stephan Dietrich, che si conferma una pedina fondamentale del sound dei tedeschi. La parte strumentale centrale, poi, riesce ad essere al contempo aggressiva, melodica e decisamente dinamica. Insomma, il punto più alto del disco.
We Wont’t Take It Anymore è il singolo scelto dalla band (o dalla etichetta?). Reminescenze di NWOBHM incontrano il metal statunitense che andava tanto di moda intorno al 1985. La canzone è ben giostrata, ma patisce una scrittura niente più che discreta, riassunta in un ritornello piuttosto scialbo.
Revolution In Progress pare uscita dallo storico EP dei Queensrÿche, datato 1983, con una spruzzata di The Warning. Le chitarre imbastiscono una bella sezione strumentale rallentata che fa da contraltare all’aggressività del pezzo. I suoni si fanno ancor più filologicamente retro; a guadagnarne è l’atmosfera complessiva, che risulta fresca e accattivante.
Closer Than Yesterday si apre con un giro di pianoforte e, pur non essendo una ballad, rappresenta il momento più leggero del disco. Il pezzo è molto americano, tra una strofa dalla bella melodia e un chorus che ti scoppia in mano quasi inatteso, regalando ottimi minuti all’ascoltatore.
Shut Up & Think è il canonico pezzo di metal classico. Ritmo in due quarti, doppia cassa, cambio da cavalcata: senza troppe pretese, ascoltabile e dimenticabile allo stesso tempo.
Infine, This World Will Burn vuole rappresentare il volto progressivo della band, richiamando dunque più che altrove la fonte d’ispirazione dei primi Fates Warning. Le idee ci sono, ma sono frustrate da un’articolazione complessiva delle parti che suona ancora piuttosto acerba. Rivedibile.
Non è più tempo di grandi band: certo gli Alpha Tiger non saranno i nuovi Queensrÿche e molto probabilmente non scriveranno mai un capolavoro da culto del sottobosco del metal. Ma sono una buona band, con qualche idea di livello e tanta voglia di suonare un genere che amano. Il rimpianto per la qualità media delle uscite di trent’anni fa fatica a scemare, ma gli Alpha Tiger riescono a non aumentarlo. Ed è già qualcosa.

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