Recensione: Il Maniscalco Maldestro

Di Mauro Gelsomini - 8 Gennaio 2006 - 0:00
Il Maniscalco Maldestro
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2005
Nazione:
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65

Avrei facilmente potuto aggirare l’ostacolo, scegliendo di non recensire

questo lavoro, tacciandolo di un non meglio specificato cross-over, che agli

occhi, ma soprattutto alle orecchie, del sottoscritto è un termine vuol dire

tutto e niente.

Pur di difficile catalogazione, la proposta de “Il Maniscalco Maldestro” non è

affatto trascurabile dalle nostre pagine, essendo ben lontana dal “pericolo”

nu-metal, bensì influenzata da una larga fetta del rock progressivo italico, di

cui andiamo fieri e per cui abbiamo da sempre un occhio di riguardo, nonché

dall’irriverenza e autoironia che nel metal/rock ha avuto grandi interpreti come

i Primus.

E’ proprio la band di Les Claypool che incide maggiormente nel songwring di

questi quattro ragazzi di Volterra, che con un look “tradizionalmente”

alternativo, arrivano quasi a scimmiottare gli eclettismi compositivi della band

californiana, infarcendola di bizzarri riferimenti folk – il “burattino” cattivo

della cover, su tutti – musicalmente vari come la scuola progressiva dello

Stivale insegna.
Di primo acchitto, l’impressione è quella di una punk/acid band che tenta di

elevarsi rispetto a una situazione musicale ristagnante e poco impegnata, che

possa coinvolgere soggetti “pensanti e acculturati”, per una sorta di rivoluzione

già felicemente attuata in Italia da un certo Giovanni Lindo Ferretti con i suoi

C.C.C.P. e C.S.I., con i quali non ho mancato di annotare attinenze nella musica

de “Il Maniscalco Maldestro”.
I testi alternati tra il fiabesco e l’introspettivo, à la Branduardi per

intenderci, rigorosamente in italiano, possono sbizzarrirsi metricamente dalla

complessità di strutture offerte dagli echi acid-jazz e funky, e reclamano una

voglia di stupire che rischia fin troppo spesso di sfociare nella superba

misantropia di certi aspiranti artisti, e così dannatamente diffusa tra le band

emergenti del Bel Paese.
Se infatti da un lato il bombardamento di variazioni può attirare un ascoltatore

annoiato e in cerca di nuovi stimoli, dall’altro sorge il pericolo di accostare

“Il Maniscalco Maldestro” all’ennesima sensazione appena assaporata e mai

maturata, così frettolosa di mettere sul piatto tutte le idee in un minestrone –

mai cross-over fu termine usato più correttamente – che ne nasconde personalità

e, cosa fondamentale nell’ottica del music business, omogeneità.

Incoraggerei ad ogni modo la “follia” di questi ragazzi che hanno deciso di

intraprendere una strada sicuramente difficile e poco riconducibile ad un trend

preciso, sebbene gli stessi Primus, dopo la pubblicazione di “Pork Soda”, si

abbandonarono ai richiami delle melodie facili… Non dimentichiamoci inoltre che

l’alternative e lo stesso cross-over sono divenuti due veri e propri generi con i

loro dettami e i loro cliché, rimanere lontani dai quali è impresa assai

ardua.

Tracklist:

  1. Miscute…Mincanta
  2. Carta-Stagna
  3. Metamorfosi Plausibile
  4. Ego
  5. L’eta Del Bisturi
  6. Fase 5: Metabolismo
  7. Anima Dolosa
  8. Geometria Affabile
  9. Giro Immobile
  10. 8 Di Mattina
  11. Distanze
  12. Silenzio di Cartapesta

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