Recensione: Il Secondo Tragico

Di Michele Carli - 1 Maggio 2010 - 0:00
Il Secondo Tragico
Band: Psychofagist
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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79

Non è propriamente semplice, trascrivere la follia in musica. Ci provano in tanti, in molti di più se ne vantano e basta, ma pochissimi ci riescono sul serio. Gli Psychofagist, manco a dirlo, sono tra quelli che ci sono effettivamente riusciti.
Già con il vecchio album omonimo, uscito nel 2004 sotto Subordinate, Stefano, Marcello e Fiamma erano riusciti a creare un gran disco di grindcore tecnico, schizzato, intricato, lontano dalla classica concezione del genere e più indirizzato verso il mathcore in stile Dillinger Escape Plan e venato di jazz. Una descrizione che, bene o male, si può applicare anche a questo nuovo Il Secondo Tragico, ma con alcune differenze sostanziali.

La prima e più corposa riguarda l’ingresso in formazione di Luca T. Mai degli ZU, in veste di sassofonista. Non guardatemi male se in questa recensione scomodo un mostro sacro come i Naked City, ma questa aggiunta ha permesso a Il Secondo Tragico di toccare quelle corde già percosse, tormentate e massacrate dal genio di John Zorn. E anche se non riesce, ovviamente, a eguagliarne le sue gesta, ci permette quantomeno di riassaporare un po’ di quell’atmosfera malata e decadente che si respirava nei suoi capolavori jazz-grind.

L’altra differenza è, in effetti, più una miglioria che un cambiamento. Sto parlando del songwriting, decisamente più maturo e profondo rispetto al passato, anche se fondamentalmente segue le stesse linee guida del precedente album. La struttura delle tracce è ricca di spunti e influenze che spaziano dal noise, al grindcore di Brutal Truth e Cephalic Carnage, al free jazz e ovviamente al mathcore dei già citati Dillinger, trattate con un’esasperazione tale, sia a livello di struttura che prettamente esecutivo, da risultare quasi sfiancante all’ascolto. Seguire gli intrecci di chitarra e basso, le urla del sassofono e quelle furiose di Marcello e i blast beats di Federico “El Ducaconte” alla batteria è seriamente difficoltoso, nonostante l’ottima e pulita produzione.

Tutte le tracce hanno qualcosa di particolare che le contraddistingue dalle altre: Free-Non-Jazz Powerviolence Sonata, come intuibile dal titolo, è una furia di blastate; Nouvelle De Spasticité & épilepsie è per metà lenta, con pochi suoni di chitarra in sottofondo e sussurrata, e per metà deviata e furiosa; la title track sembra pure avere radici nello sludge e nel post-hc. Tante cose, insomma, ma gestite con criterio. Non ho particolarmente apprezzato l’introduzione alla traccia Defragmentation Rotunda (L’Urlissima 2009!), a mio avviso troppo dispersiva e forzata, anche se riconducibile al delirio generale. Nonostante i sorrisi che riesce a strappare spezza troppo il ritmo, fino a quel punto tenuto altissimo da tracce come Tema:Collasso e Untitled (black on grey 69/70).

Qualche imperfezione Il Secondo Tragico ce l’ha. Tuttavia, per gli Psychofagist è un ulteriore passo in avanti con il quale rendono più e ricca e corposa la proposta senza perdere in violenza. Un disco da ascoltare con attenzione e che trascrive in musica un efficace spaccato della nostra società, con la sua frenesia, le sue ossessioni e le sue manie compulsive nascoste a malapena sotto il tappeto buono del salotto. Un disco che scalpiterà nel vostro scaffale, in attesa di riversare tutto il caos del mondo moderno nelle vostre sinapsi. Usatelo con cautela.

Michele “Panzerfaust” Carli

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Tracklist:
1. Uomo O Merda
2. Tema: Collasso
3. Untitled (Black On Grey 69/70)
4. Nouvelle De Spasticitè & Èpilepsie
5. Defragmentation Rotunda
6. Il Secondo Tragico
7. Corpuscles
8. Pithecanthropus Sapiens Sapiens
9. Biodegradazioni
10. Free-Non-Jazz Powerviolence Sonata

Lineup:
Marcello – voce, basso
Stefano – chitarra, voce
El Ducaconte – batteria
Luca T Mai – sax

Ospiti:
SEC_ – sintetizzatore analogico su “Il Secondo Tragico”
Eraldo Bernocchi – chitarra ed effetti su “Defragmentation Rotunda”
Stefano Colli – voce su “Defragmentation Rotunda”

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