Recensione: Illuminations of Vile Engorgement

Di Giorgio Vicentini - 17 Agosto 2005 - 0:00
Illuminations of Vile Engorgement
Band: Enmity
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
40

Se l’intento degli americani Enmity era stupire, il risultato è noia, la quale diventa a sua volta “voglia di cambiare CD”. Era da tempo che non mi spossavo tanto a causa di un disco, il cui enorme potere è essenzialmente uno: ad una scorsa rapida, le tracce sembrano davvero tutte simili ad un marmittone da campo che bolle sul fuoco. 

Qualcuno ha detto songwriting? Beh, è davvero difficile eguagliare la monotonia che regna in Illuminations of Vile Engorgement. Tutti i brani, ripeto TUTTI, si svolgono secondo un canone che all’incirca prevede una immancabile doppia cassa a rotore, sulla quale si stende una dose di riff ultrafast incredibilmente compressi e suonati ad un’accordatura il più possibile bassa. Basterebbero quasi le dita di una mano per contare gli accordi ripetuti allo sfinimento dal folle Chad Weber, rotti ogni tanto da un break grattato simile al rumore di una enorme grattugia su un tronco di legno, mentre l’imperterrita doppia cassa macina chilometri.
La prova vocale? Incomprensibile, non un male in senso assoluto ma nello specifico… letale. Un gorgoglio impresentabile, esattamente identico a se stesso; non un cambio di tonalità o nella ritmica delle parole in uno qualunque degli undici brani. Per spiegarmi meglio, potrei dire che il suono inumano emesso dal vocalist Rob Weber è ottenibile nella seguente maniera: bevete qualche gallone di birra e trattenete con tutte le vostre forze il gas incamerato, infilate la testa in una vasca piena d’acqua, sangue e vomito e cominciate a ruttarvi dentro ripetendo le liriche; il suono emesso sarà lo stesso e con la medesima espressività. 

Ma qualcosa che si salva ci sarà! A chi buttare l’unico salvagente disponibile mentre la nave affonda? Alla completa follia di “Disembowel The Meek“, che accosta all’abusata e barbosa formula già descritta un finale ferocissimo e schizzato, oppure alla violenza inusitata di “Surgical Reanimation“, dai riff spezzettati e fumanti come carne bruciata? Qualcuno potrebbe ironizzare citando come “hit” la strumentale di 34 secondi denominata “Intro“, che nella sua breve esistenza non riesce nell’intento di innervosire/irritare come le sue compagne. L’ironia, invece, la faccio in un certo senso io, dicendo che proprio sul finale giunge al salvataggio lo strumentale in chitarra classica intitolato “Severe Lacerations“, completamente fuori dallo stile udito fin’ora, creativo, eclettico e tecnico, segno che la fantasia e la padronanza musicale non mancherebbero.

Illuminations of Vile Engorgement spreca una buona occasione, getta al vento una produzione potente e sanguinosa, perfetta per un disco così brutale ed estremo, sperperando qualche idea discontinua che fa capolino in un mare di ripetitività. 
Gli Enmity tornano con una formazione ridotta all’osso, ma a conti fatti qualche riflessione in più avrebbe giovato per evitare un disco di queste fattezza, bestia crudele ma un po’ stolta. 

Tracklist:
01. Bloaded Slabs
02. Charred, Mutilated, Dislimbed
03. Disembowel The Meek
04. Facial Carvings
05. Intro
06. Hacksaw Spinal Butchery
07. IlluminationsOf Vile Engorgement
08. Rotted Divinity
09. Surgical Reanimation
10. Skinned Alive
11. Severe Lacerations

Ultimi album di Enmity