Recensione: Ilon Juhla

Di Daniele Balestrieri - 16 Dicembre 2004 - 0:00
Ilon Juhla
Band: Ajattara
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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60

“Se mika meiltä joskus vietlin,
otetaan nyt takaisin!”

Dicembre: tempo di festività natalizie, di gioia, di canzoni, di regali.
Alla stregua di ogni altro paese del mondo libero, anche la Finlandia si prepara al trionfo dell’armonia spirituale regalando ai propri abitanti città luminose, atmosfere accoglienti e melodie allegre. È il momento in cui le famiglie si stringono attorno al focolare domestico, lasciando fuori dalla porta i problemi, i livori, gli attriti, i rancori, il gelo e l’oscurità invernali per ascoltare in comunione l’aria riempirsi delle innocenti risa dei pargoli e degli estatici sospiri degli amori perduti. Può l’oscura e marcescente tenebra dei dark-death metallers Ajattara esimersi dall’unirsi a tale raggiante voglia di vivere e di esprimere buoni sentimenti? Ma naturalmente no.
Riunitisi di nuovo dunque nei celeberrimi Sundi Coop studios, che hanno ospitato ciclicamente quasi tutte le band di spicco della Finlandia, e armatisi di casse e casse di buona birra (di natale, s’intende), gli Ajattara decidono di donare al mondo un fagottino di gioia natalizia di nome Ilon Juhla.

Due canzoni, due semplici canzoni per un totale di otto minuti scarsi, ci trascinano per la quarta volta nell’infernale buco agonizzante del sound di questa band, che ha saputo ereditare sapientemente il groove più doom e oscuro dei primi Amorphis trasformandolo in un genere indipendente, un death fortemente melodico con ossessionanti influenze doom. Il maestro Pasi “Ruoja” Koskinen, recentemente abdicato dagli Amorphis per dedicarsi completamente agli Ajattara e ad altri progetti non proprio onorevoli, dimostra ancora una volta la grinta della propria voce nella prima “Ilon Päivä“, l’ennesimo manifesto del sound finlandese: una canzone cruda, grezza, oscura, composta di ripetizioni ossessionanti dello stesso riff e dello stesso ritornello, che spezza fraseggi grevi, grattati, in puro stile Itse / Kuolema / Tyhjyys, avvolgendo l’ascoltatore in un’atmosfera tetra e ossessionante, ma allo stesso tempo sobria e brillante. Ilon Päivä è una canzone dei migliori tempi di Kuolema, farcita però di una melodia stranamente fluida e orecchiabile.

Il break del mini avviene insospettabilmente con la seconda traccia, “Hei Tonttu-Ukot“. Una rivisitazione di una canzone natalizia tradizionale finlandese cantata da un coro quasi goliardico, una canzone in cui non si capisce nemmeno se Pasi abbia partecipato o meno, visto che è interamente in cantato pulito. Eppure anche così, anche con il cantato pulito, l’atmosfera è sinistra e opprimente – dal secondo minuto infatti si percepisce un’aria malevola, mentre gli strumenti iniziano a confondersi l’un l’altro, il tempo della canzone comincia a saltare, si intromettono rumori, e il cantato cede il passo a degli ululati da ubriachezza molesta, che sfociano in un minuto finale di canzone malata, distorta, dolorosa, mentre il coro agonizza e urla in sottofondo fino a sparire nel silenzio.

Diciamo che questo mini è l’equivalente di una fucilata in testa. Veloce, quasi impercettibile nei suoi 8 minuti di ripetizioni ossessionati. Due canzoni di struttura breve, di fulgida scuola finnica, ben fatte, di cui la prima è di chiaro stampo Ajattara e la seconda è semplicemente una manifestazione di squilibrio mentale. L’umorismo “noir” e graffiante dei testi, unito a un’impalcatura melodica dai toni sarcastici e pungenti rendono questo mini un perfetto esempio di come si possa guadagnare qualche euro con le prese in giro che ogni band fa nei break durante una sessione di registrazione e l’altra.

Il CD è stato inteso per una distribuzione esclusivamente scandinava, e nei negozi è possibile trovarlo a non più di sei euro, che è un prezzo tutto sommato onesto (come una birra al pub) per un paio di buone canzoni orecchiabili. Spendere più di cinque o sei euro non è davvero il caso, ma ancora una volta mi rivolgo ai fans degli Amorphis e naturalmente degli Ajattara: se vi mancano quelle sonorità specifiche di Kuolema o di Tales from the Thousand Lakes, tenete presente anche questo mini. Non vi sconvolgerà la vita, ma probabilmente sconvolgerà qualunque bambino che lo ascolterà prendendolo per un disco di canzoni di natale: un altro piccolo successo delle armate demoniache del metal scandinavo.

TRACKLIST:

1. Ilon Päivä
2. Hei Tonttu-Ukot

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