Recensione: Imagery

Di Emanuele Calderone - 28 Luglio 2009 - 0:00
Imagery
Band: Neuraxis
Etichetta:
Genere:
Anno: 1997
Nazione:
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77

Nonostante non abbiano mai raggiunto la fama di altri nomi del panorama
techno-brutal, i canadesi Neuraxis si sono sono sempre distinti per aver dato
vita ad album dalle indubbie qualità e sebbene queste sonorità siano state
abbandonate nel corso del tempo, a favore di una proposta più vicina al
progressive-death metal melodico, la formazione di Montreal ha comunque dato
alla luce buonissimi dischi, tra i quali il loro esordio discografico, datato
1997, dal nome “Imagery”.

Si nota già da un primo ascolto una certa lontananza rispetto alle ultime
produzioni: partendo dalla voce che si attesta infatti su tonalità decisamente
più esasperate, non disdegnando anche qualche scream vocals acida, passando per
le ritmiche più serrate, i Neuraxis in questo lavoro sembrano volersi
ricollegare alla scuola brutal americana di casa Nile, pur mantenendo una
propensione alla melodia più spiccata rispetto a questi ultimi. Musicalmente si
potrebbe definire questo disco come un incontro tra una base brutal, con
fortissimi accenni tecnici (specialmente per quanto riguarda le linee di basso e
batteria), ma con un orecchio sempre teso alla melodia, che si lega idealmente a
quanto avrebbero poi fatto nel 2000 i Lykathea Aflame con il bellissimo “Elvenefris”.
Per quanto riguarda i testi, “Imagery” risulta essere più vario, trattando temi
che vanno dalla filosofia alla conoscenza, dalla civilizzazione, alla
spiritualità, il tutto sempre visto sotto un’ottica leggermente pessimista e
decadente.Aperto da un intro di voci, “Imagery” si divide in dodici episodi che
non lasciano un momento di respiro all’ascoltatore, travolgendolo con un muro
sonoro invalicabile. I perni sui quali l’album fa forza sono due: voce e
batteria. La prima, come si diceva in apertura, si muove su territori
inaspettatamente brutali e gutturali. Per tutta la durata dell’LP infatti
Campbell vomita sull’ascoltatore un growl iper-aggressivo che contribuisce a
rendere ancor più ostico l’ascolto. Si parlava poi della batteria: Mathieu Royal
(l’allora drummer della band) svolge un compito egregio dietro le pelli,
sfoderando una prova di tutto rispetto. Il lavoro è compatto e completo, non
mancano infatti numerosi cambi di tempo, blast-beat a più non posso e un
utilizzo dei piatti sempre preciso e gradevole.
Per quanto riguarda invece chitarra e basso, anche in questo caso non c’è da
rimanere delusi: Felipé Guizanos tira fuori dal cappello un riffing intricato e
potente, capace di colpire sia per quanto concerne l’aspetto tecnico che per il
feeling espresso, rivelandosi estremamente competente anche nei brevi solo
concessigli. Il lavoro svolto da Yan Thiel al basso è anch’esso di grande
pregio, rivelandosi un’arma vincente in ogni situazione, arricchendo il sound
con parti soliste esaltanti, ma anche con ritmiche che seguono senza alcun
problema la batteria, disegnando linee altrettanto complesse ed elaborate.
Delle undici canzoni quelle che più hanno colpito all’ascolto sono state “Oscilliated
To Intelligence”, la più brutale del lotto, ma anche quella che mette
maggiormente in luce le capacità tecniche del quartetto canadese. Ad essa si
affiancano “Reasons Of Being”, probabilmente la più varia sotto il profilo
vocale e il breve ma intenso strumentale techno-grind “Atmospheric Holocaust”,
forse il migliore di tutto il full lenght, dotato di affascinanti linee di
chitarra, sostenute da una sezione ritmica potente ed incalzante.

Esteticamente il disco si presenta altrettanto positivamente, con un booklet
ricco di informazioni e corredato dai testi dei brani.
Unico appunto da muovere al lavoro riguarda la qualità di registrazione della
batteria, dotata di un suono davvero poco convincente e naturale, che rischia di
togliere punti a causa di un forte senso di “plasticosità”, specie per quel che
riguarda rullante e casse.
Per il resto, nulla da eccepire, siamo al cospetto di un album di buona qualità,
che incorpora al suo interno varie influenze dal death al brutal, passando per
il grindcore e il progressive metal. I Neuraxis non avranno inventato nulla, ma
il loro lavoro lo svolgono in modo professionale ed elegante, tirando fuori da
sempre album convincenti e a noi questo basta.

Emanuele Calderone

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Tracklist:

01 – Intro (Instrumental)
02 – A Temporal Calamity
03 – Oscilliated To Intelligence
04 – Cyberwar
05 – Inquisition On Mortality
06 – Lid To Your Soul
07 – Reasons Of Being
08 – Atmospheric Holocaust (Instrumental)
09 – Psyco-waves
10 – A Drift… (Instrumental)
11 – Driftwood
12 – The Drop

Line-up:

Ian Campbell – voce
Felipé Guizanos – chitarra
Yan Thiel – basso
Mathieu Royal – batteria
 

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