Recensione: Immortal

Di Silvia Graziola - 18 Ottobre 2008 - 0:00
Immortal
Band: Pyramaze
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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74

A quasi sette anni dalla sua nascita e a cinque da Melancholy Beast, il loro esordio discografico che molto attirò l’attenzione degli amanti del genere, il gruppo power metal danese dei Pyramaze torna a far parlare di sé con Immortal, il terzo capitolo di una carriera brillante, con una piccola grande rivoluzione alla voce. Il cambiamento in questione porta il nome di Matt Barlow, entrato tra le fila della band nel 2007, dopo l’allontanamento del cantante Lance King, avvenuto pochi mesi prima a causa di dissapori con gli altri membri del gruppo. Si tratta però di un’avventura, quella di Barlow, dalla breve durata, destinata a terminare prima ancora che il nuovo album del sestetto danese veda la luce, quando cioè la possibilità di rientrare a far parte degli Iced Earth, a cui il musicista ha dedicato gran parte della sua carriera, diventa irrinunciabile. Viene comunque mantenuto l’accordo di portare a termine il nuovo progetto, a cui il cantante dà la propria voce e viene scelto come sostituto Urban Breed dei Ted Morose e Bloodbound.

Sin dai suoi primi minuti di musica, questo album mostra di essere differente rispetto ai lavori precedenti del gruppo, grazie a sonorità più corpose e ricche di aggressività, abbellite da alcuni tratti musicali dal sapore epico e da una produzione sicuramente di alto livello. Se da un lato l’impronta del nuovo vocalist si fa sentire e ha grandi meriti legati alla sua carica espressiva, resa forte da un timbro caldo e da una grande versatilità; dall’altro appaiono ben cucite intorno ai brani le partiture degli strumenti. È per questo motivo che possono essere apprezzate le linee di chitarra corpose e irruente, ricche di intrecci e di scambi soprattutto con le tastiere, in grado di fornire un costante e ottimo tappeto sonoro che dà profondità ai suoni e, allo stesso tempo, sorregge le linee vocali.
Immortal è un album che racchiude una proposta musicale molto eterogenea, composto da brani molto diversi tra di loro, in grado di unire nel migliore dei modi melodia con irruenza. Si passa così dalla breve introduzione Arise dal carattere fiero e bellicoso alla successiva Year Of The Phoenix, il vero e proprio brano di apertura del disco, che contiene in sé gli elementi più esplosivi del power metal, resi in modo gradevole più forti ed aggressivi. Si tratta di una delle canzoni più orecchiabili del nuovo lavoro, a cui va però il merito di non scadere nella banalità e di regalare piacevoli sensazioni anche dopo molti ascolti.
Con le tracce successive entra in scena il lato più heavy dei Pyramaze, fatto da riff di chitarra granitici, suoni scuri e incalzanti, addolciti solamente un po’ dalle tastiere sempre presenti, un ottimo supporto su cui liberare la voce di Barlow, corposa e graffiante, torva nelle strofe e più leggera nei ritornelli, grazie alla sovrapposizione di più linee vocali e alla presenza dei cori. È in questo modo che scorrono piacevolmente, uno dopo l’altro, Ghost Light, Touched By The Mara, in cui è particolarmente apprezzabile l’assolo di chitarra, integrato al meglio all’interno della canzone Beautiful Dream.
Legacy In A Rhyme mostra che è giunto il momento dedicato al lento, in cui protagonisti indiscussi della scena sono i pianoforti, le tastiere e la voce di Barlow che, ancora una volta, dà dimostrazione di come l’ingresso di un singolo musicista con un grande carisma possa dare una forte impronta personale alla proposta musicale di un gruppo. Appena il tempo necessario per terminare le ultime note della canzone che il sestetto danese torna a strizzare l’occhio all’heavy metal con due brani decisamente intriganti, Caramon’s Poem, Shadow Of The Beast e The Highland. Quest’ultimo ha un sapore quasi epic, mentre la traccia strumentale di chiusura, intitolata March Through An Endless Rain, riprende i suoni marziali con le stesse atmosfere con di apertura del disco.

Non si può dire quanto la presenza di Barlow abbia influito sulla riuscita di un album che ha sicuramente inaugurato con una piacevole sorpresa una nuova veste musicale per i Pyramaze. La cosa certa è che il risultato finale è un lavoro che merita di essere ascoltato e che ha il potere di piacere in modi diversi, dal primo all’ultimo ascolto.

Silvia “VentoGrigio” Graziola

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Tracklist:

01. Arise
02. Year Of The Phoenix
03. Ghost Light
04. Touched By The Mara

05. A Beautiful Death
06. Legacy In A Rhyme
07. Caramon’s Poem
08. The Highland
09. Shadow Of The Beast

10. March Through An Endless Rain

Lineup:

Matt Barlow: voce
Jonah Weingarten: tastiera
Michael Kammeyer: chitarra
Toke Skjonnemand: chitarra
Niels Kvist: basso
Morten G. Sorensen: batteria

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