Recensione: Imperfect Dichotomy

Di Damiano Fiamin - 29 Novembre 2012 - 0:00
Imperfect Dichotomy
Band: Schysma
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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67

Come spesso accade, la musica è un processo in divenire, i gruppi e chi ci suona sono elementi fluidi che mutano e si intersecano col passare del tempo. Non fanno eccezione gli Schysma, giovane quintetto nato dalle ceneri dei Purpleknights, gruppo hard rock attivo soprattutto nel Nord Italia; bisognosi di un cambiamento di rotta, i membri fondatori della band operano una dolorosa secessione che comporta il collasso del progetto originario.
Come in un antico mito di fondazione, dal sacrificio rinasce una nuova realtà completamente differente dall’originale: i musicisti si allontanano in parte dalle sonorità primeve e cominciano a sperimentare contaminazioni con quella corrente di progressive metal capeggiata da mostri sacri come Rush e Dream Theater.  Accostare Saxon e Stratovarius è forse troppo audace? L’imperfezione del dualismo enunciata sin dal titolo di questo EP è stata fatalmente profetica o, invece, è solo un cappello di stridente contrasto con un CD perfetto? C’è solo un modo per scoprirlo: ascoltiamo l’album!

La confezione del disco è semplice e senza fronzoli particolari. Niente di eclatante dal punto di vista grafico e del packaging, ma non dimentichiamoci che questo debutto è un’autoproduzione e non sarebbe corretto caricare di aspettative un aspetto “materiale” come quello della copertina e del libretto. Concentriamoci piuttosto sulla musica e vediamo un po’ cosa hanno in serbo per noi questi ragazzi.
Il tema intorno a cui ruota il CD è l’impatto che ha il mondo sull’interiorità del singolo: a partire dalla realizzazione del proprio Io, il protagonista arriva a comprendere il mondo che lo circonda, passando per stadi di rabbia e frustrazione che lo portano, infine, a una nichilistica accettazione di quanto accade. Nel catartico finale, tutti i peccati e i peccatori vengono definitivamente mondati dalla Terra, lasciando al loro posto un freddo vuoto abissale, il Nulla da cui tutto proviene e a cui, inevitabilmente, siamo condannati a tornare.

Per quanto riguarda l’aspetto più squisitamente sonoro, le cinque tracce che compongono l’EP racchiudono al loro interno un buon progressive metal, melodico e abbastanza vario per quanto riguarda le soluzioni stilistiche adottate. La qualità dell’esecuzione è buona, anche se traspaiono talune incertezze in alcuni cambi passaggi, specialmente quando la band decide di cambiare registro, spostandosi dalle armonie più orecchiabili a quelle più stridenti. Con questo non voglio certo dire che l’effetto sia raffazzonato; piuttosto, capita che suoni “forzato”, come se il quintetto abbia voluto inserire a tutti i costi una variazione di tonalità o di ritmo per rendere il quadro complessivo più articolato. Sicuramente, un problema che potrà essere smussato con il tempo e l’esperienza. Un’altra piccola nota di rammarico per la voce di Minicucci che, evidentemente, è l’elemento più pesantemente penalizzato in fase di produzione, tanto da risultare orfano di parecchie delle sfumature che, di certo, lo caratterizzano. L’effetto finale, duole ammetterlo, è un po’ troppo piatto per risultare pienamente godibile.

La profezia si è avverata? Cosa ci rimane dopo una mezz’ora di ascolto di quest’album? Indubbiamente, gli Schysma hanno alcune buone frecce nel loro arco. La loro proposta musicale è interessante e denota buone potenzialità; la maggior parte dei problemi riscontrati durante l’ascolto si risolveranno con la pratica e l’esperienza. I nostri hanno fatto un primo passo e devono ora interrogarsi verso quale direzione hanno intenzione di muovere il secondo. Per tentare un’arrampicata verso il successo, hanno certamente bisogno di caratterizzare maggiormente la propria offerta e di consolidare le loro doti.  Questo richiederà sicuramente un investimento di tempo e fatica, elementi che non necessariamente potrebbe essere obbligatorio sacrificare; un’altra possibilità, infatti, è quella di suonare per divertirsi e realizzare della buona musica senza pretese eccessive. In tal caso, i ritmi saranno certamente meno serrati.
Il tempo ci dirà quale sarà la loro decisione. Nel frattempo, i cinque possono sicuramente ritenersi soddisfatti di questo loro esordio.

Damiano “kewlar” Fiamin

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Tracce
01. Lost In The Maze
02. Noise Of Silence
03. Migdal
04. SupremeSolution
05. Sinners

Formazione
Riccardo Minicucci – Voce
Luca Solina – Batteria
Martina Bellini – Tastiere
Vladimiro Sala – Chitarra
Giorgio Di Paola – Basso
 

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