Recensione: Imperviae Auditiones

Di - 15 Gennaio 2012 - 0:00
Imperviae Auditiones
Band: Loreweaver
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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75

Il progetto musicale LoreWeaver prende il via nel 2008, con l’arrivo della cantante Barbara Rubin, che si unisce ai già presenti Francesco  Salvadeo (chitarre), Giordano Mattiuzzo (basso), e Lorenzo Marcenaro (tastiere), compagni di band negli anni passati. Nel 2008 con l’innesto di Claudio Cavalli (batteria), musicista molto versatile, la line-up si completa e i nostri sono pronti per entrare in studio per la registrazione di “Imperviae Auditiones”, album già pronto proprio nel 2008 grazie all’alchimia venutasi a formare tra i componenti della band, ma che purtroppo ha visto la pubblicazione solo nel Luglio del 2011.
La proposta dei LoreWeaver trae ispirazione dalla scuola  Dream Theather e Fates Warning, ma con un’originalità ed una freschezza del tutto italiana grazie anche all’elevato tasso tecnico, che rende gli otto brani di questo lavoro, seppur complessi nei loro passaggi, assolutamente fruibili alle orecchie dell’ascoltatore.

La prima traccia dell’album, “Bogus”, ci mostra subito di che pasta sono fatti i cinque ragazzi di Alessandria: la corposità delle tastiere e del synth, una solida batteria, basso e chitarre scatenate, sembrerebbero qualcosa di già sentito. Ma quando la potente e calda voce di Barbara – che a un primo ascolto potrebbe essere tranquillamente accostata a una voce maschile – arriva alle orecchie dell’ascoltatore, si capisce di essere davanti ad un viaggio inedito, che ci da l’idea della loro concezione di prog, articolato, spigoloso e con ampie iniezioni melodiche.
Un ottimo biglietto da visita da presentare, tale da rendere il brano uno dei migliori dell’album.
E non manca la ricchezza espressiva sulla seguente “Dead Man Walking”, dove l’apertura lenta, lascia immediatamente spazio ad un intenso intreccio musicale, costruito con tastiere, batteria e chitarre graffianti, il tutto riscaldato da un cantato che tocca punte di straordinaria drammaticità pur rimando altamente melodico. Un effetto che permea il pezzo dall’inizio alla fine: alzare il volume al massimo è un obbligo.

“De Rerum Natura”, paga sicuramente un certo tributo ai Fates Warning, ma dove alla prima parte cantata, costituita da un alternarsi tra sussurri e profondi ruggiti, segue una parte strumentale che spicca letteralmente il volo, verso lo spazio più profondo, grazie anche ad effetti saggiamente dosati, come gli intrecci tra basso e batteria che danno al pezzo una struttura solida cui si affiancano le melodie disegnate da chitarre e tastiere.

Con una lenta apertura a base di  synth e keys, si apre  “Follow the Weaver”, una canzone piena di rabbia, ove la parte strumentale esplode come un carico di tritolo ed il cantato, alterato elettronicamente, si confronta nell’evoluzione del brano con la voce calda e femminile. Quasi come se il lato tecnologico e quello umano si scontrassero reciprocamente.

Un suono di campane soffuse e di un synth avvolgente, ci portano all’ascolto della traccia successiva “Avoid Feelings”: il supporto della batteria è costante ed i riff di basso e chitarra piovono copiosi, sviluppando un vero tornado musicale. Purtroppo il cantato non riesce a lasciare un segno distintivo come nei brani precedenti, ed il finale, ritagliato per voce e piano, non aiuta a risollevare la situazione.

Quelli che sembrano un pianto, poi un grido, ed infine un martello pneumatico, lasciano il posto a batteria, chitarra, basso e tastiera per la strumentale dell’album “Ride the Owl”, il pezzo più corto del cd. Ancora una volta l’estro musicale di questi ragazzi colpisce in pieno: una strumentale in continua evoluzione, quasi frenetica, un synth che crea melodie quasi spaziali, strumenti che collimano alla perfezione.
Decisamente impossibile rimanere fermi e impassibili davanti a melodie come questa.

L’apertura di pianoforte e voce ci riporta con i piedi per terra, è tempo di “That Night”, traccia in cui non si può non rimanere toccati dal calore della voce di Barbara. Decisamente un piacevole momento di tranquillità, che evolve con un grintoso accompagnamento di chitarra fino alla sua fine.

Il lavoro si chiude con “Ultraworld”, una lenta chitarra acustica accompagnata dagli effetti spaziali dell’ormai quasi immancabile synth costituiscono la rampa di lancio del brano. Potenti riff e batteria incessante scandiscono il conto alla rovescia: psichedelia ed elettronica si fondono insieme, per lasciare campo a pianoforte e voce. Barbara canta “now I’m free, my  mind’s  free” con un calore che non può lasciare impassibili, emozione pura. La musica va in crescendo, una voce lontana descrive gli stati di un’allucinazione, batteria e synth riscaldano l’atmosfera, fino alla conclusione di questo viaggio.

Come detto all’inizio le fonti d’ispirazione dei LoreWeaver sono ben note, ma la compattezza dell’insieme, piuttosto che la prestazione del singolo, l’ampio utilizzo delle tastiere, e la voce di Barbara donano originalità e sostanza a questo esordio.
I suoni e la produzione sono buoni, ed “Imperviae Auditiones”, ha tutte le caratteristiche per essere ascoltato e apprezzato dagli amanti del genere, nell’attesa che il prossimo lavoro confermi le enormi potenzialità di questa band nostrana.

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Tracklist:

01.    Bogus
02.    Dead man Walking
03.    De Rerum Natura
04.    Follow the Weaver
05.    Avoid Feelings
06.    Ride the Owl (istrumental)
07.    That Night
08.    Ultraworld
 

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