Recensione: In Rock we Trust

Di Abbadon - 1 Agosto 2003 - 0:00
In Rock we Trust
Band: Y & T
Etichetta:
Genere:
Anno: 1984
Nazione:
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82

La musica è fatta di tre categorie di elementi che la suonano : quelli che raggiungono la gloria e vengono ricordati dai posteri come apripista e portabandiera dei vari movimenti, gli interpreti normali o scadenti, che dopo un pò vengono dimenticati, e coloro i quali pur essendo interpreti davvero ottimi rimangono sempre nell’ombra, facendo magari la storia ma rimanendo sempre nel limbo degli sconosciuti, quantomeno ai più. Ovviamente a questa regola non possono sfuggire nemmeno il metal e l’hard rock, anzi, basti vedere le numerose band “di culto” capaci di creare
musica celestiale senza essere riconosciuti e portati alla ribalta quanto si meritino. Uno di questi gruppi sono senza ombra di dubbio gli Yesterday and Today, per tutti Y&T. Nati nel 1976 i ragazzi capitanati da Dave Meniketti hanno portato avanti una ottima carriera costellata di tanti eccellenti dischi ma non di quell’apprezzamento generale che avrebbero meritato. Uno di tali eccellenti dischi è senza dubbio il loro sesto, titolato “In Rock we Trust”, ed uscito per la A&M Records nel 1984. Ci troviamo subito davanti ad una spiritosa e anche bella cover, con un robot spaziale impugnante una chitarra elettrica. La ricetta proposta è un coinvolgente
hard rock che presenta sfumature sia blues che heavy, senza estremizzare nessuno di tali due generi, ma lasciandoli comunque trasparire. Le 10 tracce che compongono l’album sono tutte ben strutturate e sono perlopiù mid temponi dalla notevole carica energica, suonati come si deve dal quartetto. La voce di Dave è buona, non particolarmente avvolgente ma pulita, intonata ed energica, anche aguzza quando serve. In rock we Trust si apre con una song che più che song è un messaggio, un inno, ovvero con “Rock’n’Roll gonna save the world”. La song si avvicina allo stile dei “coetanei” Ac/Dc in quanto a ritmica e riffs, ma è arricchita da una miglior batteria e una maggior melodicità, pur perdendo in mordente rispetto ai componimenti degli australiani. A confermare questa somiglianza ci pensa
pure parte del refrain, a dire il vero molto, molto simile a quello “Rock’n’roll ain’t Noise Pollution”, seppur con qualche discrepanza. Buon assolo per una song nel complesso più che discreta ma che lascia appunto, per questa somiglianza, quel che di già sentito che delude un po’. Risulta essere più che decente anche la seconda traccia del disco, ovvero “Life Life Life”. L’apertura è affidata a un basso e alle backing vocals, che lasciano spazio presto ad un primo assolo, lento ma stuzzicante. Lenta ma godibile nel suo scorrere, Lies Lies Lies ricorda vagamente la song che l’ha preceduta, ma ha dei tratti con le backing vocals davvero su di giri, che rendono il tutto molto più raffinato. Niente di trascendetale però nemmeno qui. Il vero pezzo forte del CD arriva a partire dalla terza track, ovvero “Master and Slaves”. Qui i ritmi andanti lasciano spazio ad una bella botta sonora. L’opener chitarristica è eccellente, così come il magnetismo trasmesso
dai riffs, perfettamente inscenati da tutti gli strumenti. Fantastico il ritornello, così come la sua introduzione, Master spicca inoltre per il piglio vocale di un ottimo Meniketti, davvero preciso nella circostanza. Ritornello “Youngiano” per precisione e emozione suscitata. Master and Slaves dopo circa 4 minuti lascia spazio ad uno splendente arpeggio che fa da prima parte di  “I’ll Keep on Believin’ (Do you know)”, brano estremamente melodico, un mix di dolcezza e tristezza davvero niente male, ben congeniato ed eseguito ancora meglio. Eccellente soprattutto la chitarra lead, che si pronuncia in un solo da pole position (pur nella sua tranquillità), ma che in generale sa dare una rifinitura davvero pregevole per chi ascolta. Non male nemmeno “Break Out Trough”, ennesimo mid tempo che parte in sordina ma che si sviluppa dando estrema carica e carisma. Eccezionali le voci di fondo (nel ritornello) e la chitarra ritmica, che domina la scena,
accompagnata dalla sorella elettrica. Rude ed incalzante la partenza dell’ottima “Lipstick and Leather”, canzone suonata su tonalità decisamente basse rispetto alla media-disco, ma sulle stesse velocità. Buona la composizione, così come l’esecuzione del pezzo, che passa forse dando
un pò di sensazione di ripetitività, ma che non lascia assolutamente indifferenti. Ottimo e ben legato il cambio di melodia a centro canzone. Si torna alla classica sonorità Y&T con “Don’t Stop Runnin'”, track che si fonda su ritmi molto alti, nonchè su una estrema orecchiabilità delle parti strumentali. Tutto il brano trasuda carisma e brio, brio che sublima nei refrains, dove ancora una volta (come già detto ampiamente) le backing vocals fanno un lavoro degno di lode. Arriviamo alla terz’ultima canzone, ovvero “(Your Love is) drivin’ me crazy” per trovarci di fronte a quella che reputo la peggior track in assoluto della compilation. Il mid tempo c’è, ma la voce roca che si sente in secondo piano dà abbastanza fastidio. i riff sono tutto sommato accettabili ma secondo me non danno esattamente l’idea di cosa vuol dare la song, che, aihloro, viene da me considerata un buco nell’acqua, salvato parzialmente dalla tecnica strumetale del gruppo, che si esibisce in una notevole parte centrale di canzone, che tuttavia non riesce a sollevare il tiro medio della stessa. Molto meglio l’Hard and Heavy dominante della nona traccia, la ottima “She’s a Liar”. I ritmi sono sfrenati, così come l’energia trasmessa da questa song, che è eccezionale, impossibile stare fermi. Ci si ferma solo arrivati all’utlimo pezzo, la bella e dolce ballad “This Time”, fondata su un bell’arpeggio e una voce che trasmette delle grandi sensazioni.

Su questo ottimo arpeggio “In rock we trust” si conlude , dimostrandoci chiaramente che, come detto in sede di presentazione, non vi sono solo le band mostruose a poterci dare qualche emozione, ma anche l’underground è ricco di gruppi, magari eccellenti sconosciuti, che in altri contesti avrebbero potuto dire la loro. Certo l’album non è esente da difetti, anzi come detto ci sono tracce che sono tendenzialmente saltabili, ciò non toglie che gli Y&T sarebbero quantomeno dovuti essere apprezzati e seguiti molto di più.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Rock’n’Roll gonna save the world
2) Life Life Life
3) Masters and Slaves
4) I’ll Keep on Believin’ (Do you Know)
5) Break out tonight
6) Lipstick and Leather
7) Don’t stop Runnin’
8) (Your love is) Drivin’ me Crazy
9) She’s a Liar
10) This Time

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