Recensione: In Silence They March

Di Alessandro Calvi - 20 Agosto 2004 - 0:00
In Silence They March
Band: Crystal Eyes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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78

Secondo disco per i tedeschi Crystal Eyes che con questo “In Silence They March” sono chiamati a confermare quanto di buono avevano fatto di buono nel loro precedente album. “A World of Black and Silver”, il loro disco d’esordio, aveva visto una scaletta composta quasi in egual misura da brani presi dai loro vecchi demo, riarrangiati e riregistrati, e brani nuovi composti per l’occasione. Si può quindi dire che sia questa la prima vera prova per la band sulla lunga distanza, chiamata a realizzare un intero disco da zero.

Un impegno a cui gli svedesi non si sottraggono e sfornano 12 tracce che non scendono mai sotto ai 4 minuti, al contrario, spesso e volentieri eccedono oltre i 6.
Dal punto di vista dell’evoluzione del sound del gruppo, i cambiamenti non sono stati moltissimi, ma qualcuno c’è e si fa anche apprezzare. La base rimane come nel primo album un sapiente e interessante mix tra il power di scuola tedesca alla Helloween e Blind Guardian, con qualche elemento della terra natia del gruppo e un occhio di riguardo verso gli Iron Maiden e la scuola ottantiana. Proprio quest’ultimo elemento è uno di quelli che acquisiscono un maggiore spessore su questo secondo album, senza però ovviamente andare a seppellire il resto.
Su questo “In Silence They March” inoltre assistiamo a una maggiore omogeneità dei brani e del sound. Già nel precedente “World of Black and Silver” la band aveva dato prova di aver creato uno stile e un sound personale, ma rimanevano comunque dei margini di miglioramento e si sentiva ancora un po’ il fatto che un brano fosse più ispirato ai “Running Wild” mentre un altro lo era agli “Helloween”, probabilmente dovuto anche al ripescaggio di tracce dai precedenti demo. Stavolta invece l’amalgama è decisamente migliore e conferisce un migliore impatto all’intera scaletta che suona davvero come un disco.

Il cd viene aperto da “Time Flight”, un brano veloce e potente che a più riprese potrebbe ricordare un po’ gli Helloween degli inizi e i Gamma Ray, nei cori e nell’uso degli assoli a due chitarre, subito seguito da un altro brano decisamente di marca power tedesca come “Cursed and Damned”.
Come dicevo, si ripesca anche dagli anni ottanta e dagli Iron Maiden, è questo il caso di “Sons of Odin” che viene aperta da un giro di chitarra acustica e basso di chiara scuola inglese. Ricorda invece maggiormente alcuni brani tra i più evocativi e medievaleggianti dei Blind Guardian la quinta “The Undead King”, un brano introduttivo per quella che è la mia song preferita dell’album, e cioè la title-track “In Silence They March”, un lungo brano che presenta al meglio le caratteristiche di questo gruppo e secondo me uno dei punti più alti raggiunti dal loro songwriting.
Un nuovo tributo agli anni ’80 è più che evidente nella successiva “Adrian Blackwood”, così come nella successiva “Witch Hunter” anche se entrambe le song guardano a quel periodo da ottiche diverse, più allegra e briosa la prima, più lenta e cupa la seconda.
Molto particolare e in uno stile che ci si sarebbe forse poco aspettato da questa band è invece “Knights of Prey” sicuramente un ennesimo esempio della estrema versatilità compositiva di questo gruppo svedese. Da non sottovalutare è anche la successiva “Somewhere Over the Sun”, un mid-tempo con una certa tendenza alle atmosfere dark, un brano che rallentando un po’ il ritmo del disco, introduce poi nel migliore dei modi la conclusiva “Winternight”, una ballad come nella migliore tradizione dei gruppi power davvero molto ispirata ed evocativa.

Per concludere, il secondo album di una band decisamente un po’ troppo sottovalutata, in cui i musicisti hanno confermato quanto di buono avevano già fatto ascoltare nel loro album di debutto, sapendo anche aggiungere qualcosa di nuovo e migliorando nel complesso il sound e la produzione. Un album da recuperare per gli amanti del power che volessero cercare qualcosa di abbastanza nuovo e interessante al di fuori dei classici e abusati clichè del power copia&incolla.

Tracklist:
01 Time Flight
02 Cursed And Damned
03 Sons Of Odin
04 The Grim Reaper’s Fate
05 The Undead King
06 In Silence They March
07 Adrian Blackwood
08 Witch Hunter
09 The Rising
10 Knights Of Prey
11 Somewhere Over The Sun
12 Winternight

Alex “Engash-Krul” Calvi

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