Recensione: In Swathes of Brooding Light

Di Emanuele Calderone - 19 Marzo 2012 - 0:00
In Swathes of Brooding Light
Band: Ebonylake
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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35

Dal vocabolario treccani:
brutto agg. [adattamento antico del latino brutus: v. bruto]. –
Che produce un’impressione estetica sgradevole, perché difettoso, sproporzionato, privo di grazia, o per altre ragioni spiacevole. È il diretto contrario di bello, e si dice di persone, di animali, di cose.

Vi state chiedendo quale sia la ragione di quell’introduzione? La risposta è semplice: “In Swathes of Brooding Light”, opera seconda degli inglesi Ebonylake, è un disco brutto, di una bruttezza tanto accentuata da renderlo quasi imbarazzante.
La band nasce nel West Yorkshire nell’anno 1997, per volere di due folli musicisti che rispondono ai nomi di Matthew “Mass” Firth e Ophelius. I due decidono di dar vita al gruppo con l’intenzione di creare una musica estremamente complessa e articolata, che incorpora al suo interno svariate influenze. La base da cui i musicisti partono è un black metal ferale che prende spunto da quanto fatto dai conterranei Anaal Nathrakh; le strutture in questo caso divengono assai più ingarbugliate, rendendo pertanto la musica meno assimilabile. Il tutto viene poi condito da effetti elettronici e qualche rarissimo (e pacchiano) inserto sinfonico.

In Swathes of Brooding Light” è indubbiamente un full-length molto ambizioso e di difficile catalogazione, ma ahimè risulta anche troppo confusionario e davvero poco coeso. All’ascolto si ha sovente l’impressione che il duo si perda in sperimentazioni al limite dell’assurdo che, per di più, non conducono da nessuna parte. Le poche idee sono spesso e volentieri mal sviluppate, il che rende l’insieme ancor meno appagante. Il riffing è eccessivamente aggrovigliato per poterci capire qualcosa, così come le ritmiche; le numerose dissonanze invece di arricchire il sound -cosa che accade con realtà quali Meshuggah e simili-, non fanno altro che peggiorare la situazione.

Ad affondare ulteriormente il prodotto ci pensa poi un minutaggio davvero insostenibile per qualsiasi essere umano: la bellezza di un’ora e quindici minuti (sì diamine, avete capito bene 75 interminabili minuti di pura agonia musicale!) di deliri pseudo avanguardisti che vi succhieranno via l’essenza vitale già dal primo ascolto.
Delle dieci canzoni qui contenute non se ne salva neanche una e vi assicuro che, qualora doveste avere l’immensa sfortuna di aver a che fare con “In Swathes of Brooding Light”, vi ritroverete a premere il tasto “skip” dello stereo più e più volte.

A incorniciare tale abominio musicale ci pensano dei testi al limite dell’irritante, che vorrebbero tanto conferire quel tocco pseudo-intellettualoide al tutto ma che finiscono invece col farlo apparire, se possibile, ancor più odioso.
Dulcis in fundo, la produzione dà il colpo di grazia a un album concepito male e realizzato ancora peggio.

Non ci siamo dunque, non stavolta. Voler mascherare la totale mancanza di talento e di ispirazione con questa “Curious Cave of Deformities” (giusto per citare la band) è quanto mai paradossale, se non addirittura ridicolo. Per come stanno le cose, qui la situazione è quanto mai tragica; i punti da rivedere sono tanti, forse troppi. Con la speranza che gli Ebonylake riescano prima o poi a comporre qualcosa di decente, per ora non ci rimane che bocciarli pesantemente in tutto. Assolutamente pessimo.

Emanuele Calderone

Tracklist:
01- And From the Seas the Sickening Things
02- I Painted the Suicide of Neptune
03- The Curious Cave of Deformities
04- In Swathes of Brooding Light Skeletal Birds Scratch at Broken Windows
05- Human Mannequin Puppeteer
06- Licking at the Nesting’s of Young Fledglings
07- Amerthyst Lung Concerto
08- Within Deepest Red (The Opening Of…)
09- The Theory of Sexual Carvings
10- A Voice in the Piano

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