Recensione: Incongruous

Di Vittorio Sabelli - 9 Marzo 2012 - 0:00
Incongruous
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Anno: 2012
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74

Premesso che per il prossimo concerto dei Beneath The Massacre potrete tranquillamente tirar fuori le armature, ascoltando “Incongruous” ci imbatteremo in un disco le cui aspettative sono certamente alte, soprattutto se continuiamo ad ascoltare con entusiasmo “Dystopia” (lontano ormai quattro anni) e cerchiamo una svolta del quartetto dopo “Marèe Noire”; EP per la verità poco convincente che la maggior parte dei fan ha visto come un cambio di rotta.

L’inizio del terzo full-length dei canadesi è ottimo. “Symptoms” è l’attacco che ci aspettavamo: cattiveria allo stato puro, cervellotico con buoni cambi di tempo e gran finale. “Hunted” e “Left Hand” ci riportano, ma solo per qualche minuto, a “Marèe Noire”, dove riff velocissimi sono assemblati al martello pneumatico di Rousselle, con il risultato di un sound fin troppo perfetto e a tratti monotono.  
La successiva “Hopes” lascia più che una speranza per pensare solo a un’evoluzione dei BTM: riff cattivi, cambi di ritmo, tempi dispari. L’unico neo è il solo di chitarra che purtroppo risulta scontato e prevedibile. Neanche il tempo di metabolizzarlo che Christopher Bradley, nella seguente “It”, finalmente costruisce un gran solo che riporta il pensiero ai Necrophagist, mentre in “Light” – a mio avviso tra i migliori brani del disco – e “Pedastal” il drumming di Rousselle è da capogiro e l’orso che è in Desgagnès è pronto a divorarvi.
I due brani sono separati dalla title-track, un inframmezzo dal carattere a sé stante che ci riporta ai migliori Pantera, con ritmi che fanno scuotere la testa. Certamente uno dei migliori intermezzi del combo di Montreal, immancabili ormai nelle sue produzioni.

Per i restanti brani restate con le cinture allacciate, conviene resistere qualche altro minuto, se non altro perché il ‘brain drain death metal’ come qualcuno l’ha definito, dei BTM è davvero impeccabile. Rousselle guida a velocità estreme, col basso di Dennis Bradley che fa da collante tra i riff impossibili ed esasperati di Christopher e la voce gutturale di Desgagnès: il risultato lo lascio commentare a voi.  

A essere puntiglioso due elementi mi lasciano un po’ perplesso. Il primo sono i finali. Ad esclusione di alcuni (“Symptoms”, “Hunted”, “Hopes”), non convincono del tutto. Alcuni perché risultano scontati (“It”, “Light”), altri perché danno l’idea di finali di ‘emergenza’, (“Pedestal”) fino ai discutibili effetti di “Left Hand” e “Damages”. Il secondo è la chitarra di Chris Bradley, che suona sì a velocità estreme, con riff ottimi, ma a tratti ridondanti, soprattutto nei soli, i quali hanno un che di scolastico e una freddezza degna dei Territori del Nord Ovest.

A parte questo diamo comunque onore e merito ai quattro quebecer, ma una menzione speciale va in cabina di regia, superba, con Chris Donaldson (già conosciuto per i lavori dei Cryptopsy) in fase di registrazione, e Alan Douches (Hatebreed, Unearth) al missaggio.

Incongruo è sinonimo di non proporzionato, come forse è il mio pensiero su questi trentadue minuti (la stessa durata di “Dystopia”… sarà casuale?), di una potenza tale che la nostra psiche non potrebbe sopportare oltre.

E ora, che vi piacciano o no… fuori le armature e buon massacro!

Vittorio “VS” Sabelli

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Tracce:
1. Symptoms 3:06
2. Hunted 2:27
3. Left Hand 2:42
4. Hopes 3:32
5. It 2:57
6. Light 2:50
7. Incongruous 1:04
8. Pedestal 3:31
9. Grief 2:15
10. Damages 3:49
11. Unheard 2:55

Durata 32 min.

Formazione:
Elliot Desgagnés – Voce
Christopher Bradley – Chitarra
Dennis Bradley – Basso
Justin Rousselle – Batteria

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