Recensione: Incubhate

Di Lucia Cal - 10 Marzo 2010 - 0:00
Incubhate
Band: Phenium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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51

Sorrisi di cenere si allungano su volti congelati nella morsa di una realtà che si fonde crollando in un incubo spietato, lampi di buio e l’eterno dissidio tra l’entità umana e la società che lo circonda. Si presentano attraverso un art work dalle idee forti e in rinnovata sembianza i Phenium, esordiente come thrash metal band dalla profonda influenza bay area, si evolve, sostituita work in progress con una più marcata vena thrashcore, avvicinando la band alla produzione di realtà come i Trivium, stemperata tuttavia da refrain melodici che avvicinano l’inattesa proposta del gruppo al genere nu metal.
Tutto si manifesta a partire dal 2004, l’unione delle menti di Dharem Gore e Bost danno vita al progetto, la voce di Val lo completa l’arrivo del batterista Leo gli da quel vigore fondamentale. Arriva una prima promettente demo, dall’omonimo titolo “Phenium“, si procede con un ep dal titolo “IncubHate“. Visioni d’odio e ottenebramento, gli ingredienti sembrano piazzati e che lo spettacolo abbia inizio.

For the wonders unheard”, una manciata di secondi per un’ intro di sonorità urban che svela i timori, le attese, i suoni di notti feroci rovesciati nella prima track dell’ep, “Bleeding my Sorrow”. Ottimo incipit sviluppato sulla batteria di Leo che scalpita stilemi death e sostiene con forza le vocals di Val, tecnica piuttosto commerciale mescolata a backing vocals in un growl che non convince. Le due performance tuttavia sembrano piuttosto riuscite mentre le chitarre si stemperano in riff piuttosto semplici, addolcendo il pezzo in maniera inadatta e non scoprendo alcunché di originale.
Partitura semplice, diretta, ma che non s’artiglia alla pelle scatenando quel moshing sfrenato che ci si aspetta da un pezzo del genere, che non grida la rabbia della strada, che non fa fremere le corde cardiache e che non fa vibrare le vertebre.
La produzione non proprio impeccabile sminuisce il buon lavoro alla batteria di Leo, e si rimpiange soprattutto in un pezzo che poteva fare la differenza come “Incubate”. Le linee melodiche scelte per lo sviluppo del pezzo vanificano un promettente incipit accelerato in una corsa thrashcore, inserita in uno schema che si scalda in sonorità nu metal ma che perde l’incisività di partenza in favore di una soluzione piatta e banale, in cui gli strumenti sono vittima di una sterilità compositiva che abbassa notevolmente la riuscita globale dell’ep.
La situazione non si risolleva nell’incedere di un contesto che scorre sempre più marcatamente verso una convenzionalità a tratti mediocre: il grooving stentato che segna l’inizio di “Betrayer” lascia aperti i giochi e le scommesse su un’intreccio strumentale che tuttavia non decolla abbandonando il pezzo a una fiacchezza d’idee sfibrata dal fatto che le chitarre sembrano accompagnare senza sale il lavoro di Val e Leo, mentre si sente greve come un macigno la produzione che ha penalizzato decisamente la resa del basso di Bost. Buon incipit per “Nova” che sembra aver raggiunto una dimensione di concreta durezza, invece nel suo sviluppo le lacune già prece demente citate legano il pezzo soffocandone la brutalità e imprigionandolo in una recinzione di sonorità comuni che mortificano la libertà che la track poteva rappresentare. Interessante spunto per “As I Fall”, ancora una volta non sfruttato a dovere nel diluire troppo il pezzo in ritmi spezzati e troppo lenti per risultare davvero incisivi.

L’artwork firmato Angelo Roccagli riassume in maniera esemplare “IncubHate”, dal momento che contestualizza una serie di trovate interessanti in maniera piuttosto grossolana: una proposta che si rafforza di diverse buone idee, le quali tuttavia non trovano adeguato sviluppo pratico, ne in termini di tecnica strumentale ne in termini di ricerca compositiva, arenandosi in un universo di sonorità piuttosto commerciali che non riescono a lacerare gli schemi di una consuetudine poco pregna di innovazione, spegnendosi in una proposta che non riesce a imporre il carattere con cui era intenzione lanciare i pezzi. In futuro forse il sound della band maturerà, dando alle stampe un lavoro più cosciente delle potenzialità che può avere la commistione di riffs melodici a un thrashcore più schietto e pragmatico, tuttavia oggi manca il fragoroso frastuono capace di ghermire e lacerare ogni singola fibra nutrita a massicce dosi di underground.

Lucia Cal

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Tracklist:
1. For the Wonders Unheard (intro) 0:45
2. Bleeding my Sorrow 3:39
3. Incubate 4:27
4. Betrayer 4:10
5. Nova 3:53
6. As I Fall 4:34
7. Enclosure in black (outro) 1:29

Line up:
Val – Lead Vocals
Darhem – Lead Guitar
Gore – Rhythm Guitar
P-Bost – Bass
Leo – Drums

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