Recensione: Incurso

Di Emanuele Calderone - 28 Marzo 2012 - 0:00
Incurso
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Anno: 2012
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77

Gli Spawn of Possession non sono certo dei novellini in campo metal. Il combo svedese si fece conoscere grazie a “Cabinet”, ottimo esordio datato 2003, che giunse come un fulmine a ciel sereno nel panorama del technical death. Il lavoro evidenziò le ottime capacità compositive ed esecutive dei ragazzi. A distanza di tre anni, nel 2006, uscì “Noctambulant”: il quintetto dimostrò di essere ulteriormente cresciuto sotto il profilo tecnico, sfoderando una prestazione assolutamente strabiliante. Ascoltando il disco però, non furono in pochi a storcere il naso: il continuo ricorso a strutture oltremodo cervellotiche tolse molta naturalezza alle canzoni, che talvolta sembravano essere niente più che sterili dimostrazioni di infinita abilità strumentale.

A sei anni da “Noctambulant”, ecco che i nostri tornano a calcare le scene con un nuovo disco. “Incurso”, questo il titolo scelto per il terzo episodio discografico, prosegue il discorso cominciato dal suo predecessore, aggiustandone, almeno in parte, il tiro. Il death metal pirotecnico dei cinque musicisti, chiariamolo da subito, raggiunge in “Incurso” la massima spettacolarità: le trame musicali toccano vette di complessità che non tarderanno a lasciarvi a bocca aperta. Il lavoro svolto dai componenti della band ha dell’incredibile: il riffing multiforme plasmato dalle dita di Christian Münzner (Obscura, ex-Necrophagist) e Jonas Bryssling si dimostra tanto brutale e tagliente quanto efficace e melodico. Anche gli assoli “sparati” dal duo non sono da meno: la pazzesca velocità di esecuzione assieme a uno spiccato senso melodico tendono a spazzare via quel senso di sterilità di cui soffre parte del technical death metal (qualcuno sta per caso pensando ai Braindrill?).
Erlend Caspersen, già in forza con Deeds of Flesh, Decrepit Birth e Vile, e Henrik Schönström, allo stesso modo, non rimangono con le mani in mano: i due musicisti -rispettivamente basso e batteria- costruiscono una sezione ritmica assai dinamica e possente che contribuisce a irrobustire i pezzi. Il bassista spara in continuazione fraseggi micidiali mentre il batterista si destreggia tra blast-beat e cambi di tempo repentini.
Dennis Röndum si limita, per così dire, a interpretare i brani nel miglior modo possibile: il growl del cantante è piuttosto standard, questo è vero, ma bisogna ammetterlo, la voce dello svedese calza perfettamente la proposta del combo.

Ad un primo generale ascolto, sembra di essere davanti al solito cd figlio, da un lato, dei compianti Death e dall’altro dei primi -e altrettanto amati- Necrophagist.
Tendendo l’orecchio con maggiore attenzione, ci si accorge però che il quintetto svedese cerca il più possibile di condire i pezzi con stacchi melodici, che dovrebbero facilitare un minimo il processo di assimilazione dell’opera. L’aria che si respira è dunque meno asfissiante rispetto alla media degli altri dischi technical death/brutal.
Se dovessi nominare i titoli meglio riusciti, non avrei dubbi nello scegliere “Bodiless Sleeper”, “Apparition”, “Deus Avertat”, la mini-suite “The Evangelist” e “No Light Spared”. Questi cinque brani rappresentano, a mio parere, quanto di meglio abbiano da offrire oggi gli Spawn of Possession; strutture intricatissime, aperture melodiche di pregevole fattura, velocità da capogiro, assoli al fulmicotone e cattiveria in grande quantità, le rendono dei veri e propri highlights.
Le tracce più manieristiche convincono invece di meno, non tanto per quanto riguarda il semplice piacere d’ascolto ma più che altro per la voglia di osare. Ecco che dunque episodi come “Servitude of Souls” e “Where Angels Go Demons Follow”, giusto per citare le due più rappresentative, sebbene formalmente perfette, non riescono mai a catturare l’attenzione come ci si aspetterebbe da un gruppo della caratura del quintetto svedese.

Ottimo, come di consueto, il lavoro di produzione svolto dal duo Magnus Sedenberg e Maxe Axelsson, capaci di conferire la giusta corposità ai suoni. Ogni strumento risulta ben distinguibile e ciò permette di godere a pieno dell’ottima prova esecutiva dei ragazzi.
Bella anche la copertina dal sapore fantascientifico -un po’ sulla scia di quelle dei tedeschi Obscura-, realizzata dell’artista svedese Pär Oloffson, il quale ha firmato cover anche per band famose quali Abysmal Dawn, Braindrill, Carnophage, Cult of Luna, Exodus e tanti tanti altri.

Siamo dunque giunti al termine della nostra disamina. “Incurso” è un album ben riuscito che farà la felicità di tutti i deathster; certo manca ancora quel tocco di folle genialità che contraddistinto “Cabinet”, ma il passo in avanti rispetto a “Noctambulant” è più che evidente.
Ci sentiamo pertanto in dovere non solo di promuovere a pieni voti questo disco, ma anche di consigliarlo a tutti voi.
Bravi Spawn of Possession.

Emanuele Calderone

Tracklist:
01- Abodement
02- Where Angels Go Demons Follow
03- Bodiless Sleeper
04- The Evangelist
05- Servitude of Souls
06- Deus Avertat
07- Spiritual Deception
08- No Light Spared
09- Apparition

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