Recensione: Independent

Di Nicola Furlan - 25 Maggio 2011 - 0:00
Independent
Band: Sacred Reich
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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78

I Sacred Reich sono stati una delle più importanti, dotate e caratteristiche thrash metal band dello storico decennio che va dalla metà degli anni ottanta sino alla metà degli anni novanta. Tale lasso di tempo ha visto nascere, soprattutto negli Stati Uniti d’America, una moltitudine di talentuose band che, ispirate dai noti precursori, hanno dato il via al proliferare di dischi di spessore e in grado di orientare, ancora oggi, le ispirazioni delle generazioni dedite a questo stile artistico.

Elementi peculiari dei Sacred Reich sono stati da sempre la convinzione nell’affrontare tematiche sociali, il magnetismo con cui richiamavano a loro l’attenzione verso le vittime del ‘sistema’, ma anche le peculiarità tecnico-esecutive non erano un fattore da trascurare. Si pensi alla corposa e veemente timbrica vocale di Phil Rind (già nei conterranei Flotsam And Jetsam) e alle trame chitarristiche ordite dal duo Rainey/Arnett; quest’ultimo, inoltre, vero asso quando si trattava di indovinare sezioni soliste inconsuete, ancor’oggi di difficile ripetizione. E, non ultimo, non è possibile dimenticare il mastodontico batterista Greg Hall.
Ed è proprio qui che volevo arrivare per dare il via alle considerazioni su “Independent”, terzo e penultimo disco di una carriera che, iniziata nel 1986, finirà nel 1996, tre anni dopo la pubblicazione del full-length in questione. Perché soffermarsi su quest’ultimo elemento della line-up? Perché, per la prima volta dalla nascita dell’unito gruppo di amici (era proprio questo, ciò che erano), il colosso rosso-crinito di Scottsdale, che aveva scandito le ritmiche caratteristiche dei capolavori composti in album come “Ignorance” (1987) e “The American Way” (1990) nonché della title-track dell’EP uscito nel 1988, “Surf Nicaragua”, non sedeva al seggiolino della batteria.

“Independent” è un grande disco, nulla da dire, ma lo spirito dei Sacred Reich si era un po’ assopito: mancava il palpitante cuore pulsante di quella band che stava delineando, in Arizona, un thrash metal qualitativamente ricercato, ben distante da quello della moltitudine di proposte ordinarie (… ancorché di gran valore) che l’intero panorama internazione stava esponendo tanto in America quanto in Europa; Germania su tutti gli altri stati.
Nello specifico, sebbene il songwriting appaia più maturo rispetto a quello dei precedenti dischi, non ho mai trovato il nuovo arrivato alle pelli, Dave McClain, idoneo a sostenere i rocciosi fill e le impattanti dinamiche messe in atto dal caro e ‘vecchio’ Greg Hall.
Per il resto, gli ingredienti sono sempre quelli che hanno distinto il loro stile: thrash pompato all’inverosimile, ‘toccate e fughe’ filo-hardcoriane, accordi aperti prima dei ritornelli, un riffing tanto quadrato quanto efficace, soli raffinati e quella tratteggiata melodia narrata da una voce profonda e cattiva al punto giusto come solo Phil Rind era in grado di proporre al tempo… mannaggia a loro… un solo pizzico di dinamica alle pelli in più! E questo, per chi li aveva conosciuti precedentemente, è apparso come quel modesto limite che forse il dimissionario avrebbe garantito. Certo, poi non si resta di certo delusi da brani come l’hardcoreggiante “Independent”, l’anthraxiana “Free”, la rockettara “Crawling” o l’inattesa onirica strumentale “If Only”. Tutto valido, tutto efficace!
La produzione si attesta corposa: perdonerete il gioco di parole, ma provate a far girare questo disco a tutto volume in stereo con ‘i medi bassi e i bassi alti’ e capirete che vuol dire macinare musica thrash metal.

Dopo “Independent”, la cui versione per il solo mercato giapponese comprendeva anche una bonus track dei Fear, ci fu ancora un solo disco. Poi si chiuse baracca. Un grande peccato davvero… fino (almeno) alla devastante esibizione proposta in quel di Wacken nel 2007, reunion sostenuta dal contributo e aiuto dell’etichetta Metal Blade Records che già li aveva in scuderia per il mercato europeo sul finir degli anni ottanta.
Disco da avere solo perché, credetemi e lo dico senza saccenza, i Sacred Reich si collocano di diritto su uno dei troni riservati alle più importanti thrash metal band di sempre… un meritato omaggio d’onore.

Nicola Furlan

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Track-list:
1. Independent 3:38
2. Free 4:43    
3. Just Like That 5:42
4. Supremacy 2:37    
5. If Only 3:46    
6. Crawling 6:31    
7. Pressure 2:48    
8. Product 3:44
9. I Never Said Goodbye 7:45
10. Open Book 4:22
11. Do It 2:25    

All tracks 48 min. ca.    

Line-up:
Phil Rind – voce, basso
Jason Rainey – chitarra ritmica
Wiley Arnett – chitarra solista
Dave McClain – batteria
 

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