Recensione: Individual

Di federico venditti - 8 Febbraio 2019 - 8:00
Individual
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2019
Nazione:
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76

I meneghini 6th Counted Murder tornano dopo un lungo periodo di pausa (dovuto al cambio del cantante) con il loro secondo album Individual, un concept album su un serial killer, incentrato su sonorità che spaziano dai numi tutelari del genere: Lamb Of God e Death, per passare a tutta la scuola death melodica scandinava, che include Dark Tranquillity e gli At The Gates. La tecnica del combo lombardo è eccellente e Simone alla voce è bravo e credibile nei suoi growls mai forzati e, cosa ancor più rara, ha una buona voce pulita quando la alterna alle parti più tirate e sporche. Si parte in quarta con l’iniziale tellurica Individual Born, una mazzata in pieno volto, anche se verso la fine c’è un bel mid tempo coinvolgente che farà molte vittime in sede live. Il disco procede dritto tra brani come Near Death Experience, dove si sentono anche degli interessanti spunti strumentali soprattutto del bravo e fantasioso bassista Alessandro Ferraris ed altri più ragionati a livello di arrangiamenti come Beserk posta a metà disco, un vero tornado di death metal moderno e tecnico.

Individual è un concept album basato su storie vere adattate, quali avventure di un serial killer solitario e psicopatico. Una furia (Berserk), un antieroe che vive la sua vita entrando ed uscendo dai flashback della sua mente disturbata. Nato individuo (Individual), si trascina fino ad uno stato di pre-morte (Near Death Experience). Innalzato al settimo cielo (Cloud Nine), deviato dalla droga, il suo mondo si rivelerà un’apocalisse in sembianze umane (Apocalypse In Human Features). La sua sincopata (Syncopate) follia introspettiva trasuderà in un profumo di disperazione (Scent of Despair), che si tradurrà in un incipt di abusi brutali, psicologicamente e fisicamente violenti (Brutal Engage Abuse). Soprattutto su Lei (She), la vittima prediletta, inevitabilmente manipolata mentalmente, che lo aiuterà all’induzione al suicidio di massa, perché tutto ciò che lo circonda non è altro che un insieme di bugie (House Of Lies).  

La produzione del disco è moderna e perfetta (l’album è stato registrato ai Domination Studios di Francesco Mularoni) come se ne sentono tantissime in questo periodo. Forse anche troppo perfetta, magari per il prossimo disco proverei ad avere una produzione meno appiattita verso quello che si sente troppo spesso in ambito death negli ultimi anni. E che di conseguenza fa uniformare il sound di molte band. Detto questo le dieci tracce contenute nel disco sono di buona fattura e consentiranno alla band di Milano di ritagliarsi un posto al sole nell’affollato panorama delle uscite discografiche in ambito estremo. Da ascoltare!

 

 

 

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