Recensione: Infected

Di - 23 Maggio 2011 - 0:00
Infected
Band: Hammerfall
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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76

A distanza di due anni da No Sacrifice, No Victory, tornano gli HammerFall. Il gruppo, nato per volontà di Oscar Dronjak e di Jesper Strömblad (ex-In Flames), comprendeva all’inizio anche Mikael Stanne e Niklas Sundin (entrambi nei Dark Tranquillity) ed ha sempre avuto una sola missione: portare in alto la bandiera dell’heavy metal. Va detto che questo motto decisamente in odor di Manowar si è sempre scontrato con quello che, a giudizio di chi scrive, è il limite più grosso della formazione: la voce di Joacim Cans. Anello debole della band, il cantante ha caratterizzato i lavori degli HammerFall con la sua timbrica a tratti poco incisiva, ma stavolta le cose sono cambiate.

Il cambiamento in effetti c’è stato, anche se limitato a certi ambiti, ed i nuovi HammerFall piacciono sicuramente più che quelli ascoltati fino al precedente No Sacrifice, No Victory (il debutto Glory To The Brave non fa testo, rimane un lavoro eccellente fino in fondo), seppur anche in quel disco c’è stato qualche sentore della “nuova” direzione intrapresa. In particolare fa piacere constatare che in molti brani proprio Cans ha caratterizzato la sua voce con un approccio più ruvido e meno orientato ai tipici acuti che l’hanno reso celebre. Il songwriting, poi, è orientato quasi esclusivamente all’heavy metal ed i pezzi che chiamano in causa influenze power sono veramente pochi.

Analizzando a fondo Infected, ci si trova subito di fronte a Patient Zero, un brano marziale e lento con Joacim sugli scudi ed una bella accelerata nella porzione finale, veramente trascinante, mentre Bang Your Head è dedicato alla storia del nostro genere musicale preferito e presenta ritmiche veloci con annesso ritornello in doppia cassa, ma anche un break centrale con un arpeggio di chitarra pulita.
Forse gli stop & go smorzano un po’ l’impatto di One More Time, canzone che di fatto non trasmette nulla in più rispetto al resto del disco. Con The Outlaw si affaccia poi il lato più diretto degli HammerFall, autori di un pezzo caratterizzato da un ritornello piuttosto anthemico e da un assolo molto ben fatto. La successiva Send Me A Sign, cover dei misconosciuti ungheresi Pokolgép, rappresenta, invece, il lato più romantico della band, essendo la ballad del disco che, però, non si eleva a rango di capolavoro e si configura come brano di passaggio.
Si torna su lidi più potenti con Dia De Los Muertos, un tipico esempio di heavy/power metal di matrice fortemente Helloweeniana con un riffing legato ai primi passi delle zucche di Amburgo. Con la successiva I Refuse si passa di nuovo all’heavy metal propriamente detto con un riffing tagliente ed alcune melodie estremamente epiche ed atmosferiche, ma 666 – The Enemy Within ci riporta subito coi piedi per terra con una prova di Cans che non convince appieno e che si staglia su toni acuti lasciando da parte l’impatto. A conti fatti si tratta del brano meno riuscito dell’intero lotto, così come Let’s Get It On non rappresenta un highlight nella versione da studio, ma almeno ha il pregio di sembrare un pezzo estremamente trascinante in previsione dei futuri concerti della band.
Ormai a corto di aspettative per una seconda parte di Infected decisamente inferiore dalle premesse iniziali, gli HammerFall sorprendono nuovamente piazzando in chiusura questa Redemption, la quale presenta una notevole prova del singer, ma anche delle tastiere inevitabilmente tamarre che donano un flavour anthemico ed epico al tutto.

Se l’ascolto dell’ottava opera del quintetto svedese porta alla considerazione che in effetti qualcosa di nuovo c’è, va anche detto che non tutto convince appieno. Parlando della produzione, i suoni sono perfettamente bilanciati e questo ce lo si poteva aspettare vista la fama della band, quindi la potenza delle chitarre e la sezione ritmica non cedono mai il passo sotto il peso della voce.

Infected segnerà una nuova epoca per gli HammerFall? Staremo a vedere, ma intanto va premiato il coraggio per l’essersi parzialmente rimessi in gioco.

Andrea Rodella

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Tracklist:
1 – Patient Zero
2 – Bang Your Head
3 – One More Time
4 – The Outlaw
5 – Send Me A Sign
6 – Dia De Los Muertos
7 – I Refuse
8 – 666 – The Enemy Within
9 – Immortalized
10 – Let’s Get It On
11 – Redemption

Durata: 51:18 min.

Lineup:
Joacim Cans – Vocals
Oscar Dronjak – Guitar
Pontus Norgren – Guitar
Fredrik Larsson – Bass
Anders Johansson – Drums

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