Recensione: Infestation

Di Fabio Vellata - 27 Aprile 2010 - 0:00
Infestation
Band: Ratt
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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82

Problema, grosso problema.

Recensire il disco di un gruppo “dei bei tempi” implica un grosso sforzo nell’essere totalmente obiettivi. Spesso associamo le emozioni che una determinata band ci ha donato nel proprio periodo d’oro, ricordiamo in particolare quel singolo che ci ha accompagnato in una colossale sbronza quando avevamo ancora i capelli lunghi o più probabilmente, li rimembriamo quale colonna sonora di momenti passati, di quando, ad esempio, indossavamo senza vergogna un chiodo bianco con le frange.
A volte queste memorie sono addirittura un’arma a doppio taglio per i musicisti stessi, che trovano nei precedenti lavori i più acerrimi nemici ed il più impietoso dei paragoni. Nulla poi, se riferito all‘ottusità di alcuni fan, che pretenderebbero dai loro idoli una perpetua copia di se stessi o che, 50enni maturi e padri di famiglia con un bel conto in banca, continuassero a suonare lo stesso disco per l’eternità, quasi prede di un girone dantesco.

Una descrizione che potrebbe senza problemi identificarsi proprio nei Ratt.

Nati come Mikey Ratt (aneddoto conosciuto da pochi), i leggendari losangelini pubblicano il loro nuovo lavoro “Infestation” proprio in questi giorni, forte finalmente di una produzione grezza e potente ad opera di Elvis Baskette (Alter Bridge, Incubus, Chevelle ), producer che “sporca” sapientemente il sound regalando un impatto più stradaiolo, ma al contempo moderno e del tutto azzeccato.

Per valutare al meglio, è necessario dunque “resettare” il cervello da tutti i preconcetti e buttarsi nell’ascolto dell’album in un ambito congeniale che, a dispetto delle apparenze, non può essere un selvaggio party sul Sunset Boulevard.
I timori di un’ennesima delusione sono tanti, al punto da rendere incerto l’avvio del cd: basta il riff decisamente american metal del pezzo d’apertura tuttavia, per fornire le conferme di un ottimo ritorno, tanto solido da apparire esaltante all’inverosimile.
“Eat Me Up Alive” è, infatti, una vera bomba e risente non poco dell’entrata in seno alla band della “nuova” ascia Carlos Cavazo, chitarrista proveniente dagli altrettanto leggendari Quiet Riot.
Ma è da urlo l’intero trittico iniziale. “Best of Me” e “A Little Too Much” proseguono, completando un trio di brani in cui Cavazo e lo “storico” Warren DeMartini svolgono un lavoro stupefacente, ben accompagnato da una sezione ritmica precisa e solidissima.

Nulla da dire poi, sulla voce di Stephen Pearcy: siamo semplicemente felici di ritrovarla la dove l’avevamo lasciata, in un locale fumoso e pieno di tentazioni.
Graffiante ed incisivo, Pearcy canta magnificamente per tutto il cd. La considerazione è quasi simultanea: un’intonazione pulita, non potrebbe fornire altrettanto vigore ad una musica così maschia e testosteronica.
Tra riff “vanhaleniani” e ritmiche trascinanti – in più occasioni accostabili ai migliori Quiet Riot – spicca anche il lavoro di DeMartini, pronto a dispensare assolo tecnici ed ugualmente melodici, che si rivelano dei piccoli capolavori all’interno di pezzi già comunque riusciti.
Come non ricordare un altro eroe del genere, tanto abile in questi particolari frangenti come Vito Bratta

Pregio di gran merito, “Infestation” non ha riempitivi e sa farsi ascoltare ripetutamente senza annoiare, complice anche una sezione ritmica alla ricerca di nuove soluzioni in ogni pezzo, senza però mai scadere nel “tempo impossibile” ad ogni costo.
Degno di nota a tal proposito il lavoro di Bobby Blotzer in “Garden of Eden”, traccia in cui la doppia cassa non viene mai utilizzata in modo eccessivo, ma dosata e messa al servizio dell’ennesimo killer riff, dimostrazione di una consapevolezza che è propria solo dei grandissimi professionisti del settore.

Che cosa chiediamo ad un disco metal /hard rock? Riff tritaossa ma memorizzabili, pezzi cantabili che infondano energia, una voce trascinante e assolo al fulmicotone che non siano solo note buttate a caso. Non da ultimo, una produzione potente e una batteria da puro headbanging.
Una ricetta semplice che in questo nuovo e convincente come back dei Ratt viene seguita alla lettera.

È quella che solitamente garba anche a voi? E allora suvvia, andate ad acquistare una copia di “Infestation” e fatevi un bel regalo!

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Tracklist:

01. Eat Me Up Alive 4:12
02. Best Of Me 4:18
03. A Little Too Much 4:04
04. Look Out Below 3:44
05. Last Call 3:55
06. Lost Weekend 3:45
07. As Good As It Gets 4:38
08. Garden Of Eden 3:02
09. Take a Big Bite 2:46
10. Take Me Home 4:22
11. Don’t Let Go 3:22

Line Up:

Stephen Pearcy – Voce
Warren DeMartini – Chitarra
Bobby Blotzer  – Batteria
Carlos Cavazo – Chitarra
Robbie Crane – Basso
 

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