Recensione: Influence

Di Mauro Gelsomini - 15 Febbraio 2007 - 0:00
Influence
Band: Shaw/Blades
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2007
Nazione:
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80

Dodici anni fa Tommy Shaw, chitarra e voce degli Styx, e Jack Blades, basso e voce dei Night Ranger, creavano il progetto Shaw/Blades, forti dell’alchimia scoperta con i Damn Yankees, fondati nel 1989 dai nostri in collaborazione con Ted Nugent.

Come tutti i progetti paralleli, anche Shaw/Blades fu da considerarsi una meteora, un’apparizione discografica straordinaria quanto estemporanea, che nel 1985, con “Hallucination” (recentemente ristampato, n.d.r.) si concretizzava in maniera poco incisiva, del tutto appannata dalle main band.

A dodici anni di distanza, dunque, colpisce non poco questo come-back, soprattutto alla luce del fatto che il lavoro, un’autoproduzione, non ha ambizioni discografiche particolarmente esose, e, forse, va considerata come la seconda meteora caduta nello stesso punto della prima!
Infatti Tommy e Jack riprongono, come il titolo dell’album suggerisce, le riletture di grandissimi classici del rock di fine anni ’60 / inizio ’70, “colpevoli” di aver gettato le basi per la musica prodotta dai due – e non solo, come gli stessi Shaw e Blades sottolineano – nelle loro gloriose carriere.

Ed ecco, allora, che in tracklist spiccano dei monumenti come “California Dreamin'” (The Mamas & The Papas, 1966), “Sound Of Silence” (Simon & Garfunkel, 1964) e “Lucky Man” (Emerson, Lake & Palmer, 1970), riproposti in versioni molto fedeli, che per chi come il sottoscritto adora la voce di Shaw risulteranno magiche quasi quanto le originali.

E’ chiarissimo, dunque, quali siano le “influenze” cui i nostri si riferiscono, del resto lo stesso Shaw aveva già “toccato” l’argomento con i suoi Styx sul recente “Big Bang Theory”, e la scelta dei brani inclusi in “Influence” segue quella falsariga, sebbene il sound risulti qui molto meno hard ed elettrificato, tant’è che la maggior parte degli arrangiamenti sono realizzati in acustico.
Il lato “pomp/aor” fa comunque capolino grazie ai cori tessuti su brani in origine molto più “spogli”, come “For What It’s Worth” (Buffalo Springfield, 1967) e “Dirty Work” (Steely Dan, 1972), e non mancano i riammodernamenti in chiave hard dell’anthem folk “I Am A Rock” (ancora Simon & Garfunkel, 1966) – forse la migliore del lotto – o di “Your Move” (Yes, 1971).
“Summer Breeze” (Seals & Crofts, 1972) si scrolla di dosso le confuse distorsioni, e risulta un’opener raffinata e melodicissima, con cori à la Damn Yankees; “On a Carousel” (The Hollies, 1973) spicca per il suo carattere festoso; completano la tracklist “Time Of The Season” (The Zombies, 1968) e “Dance With Me” (The Drifters, 1960).

In conclusione, un lavoro dalle chiare intenzioni intimistiche, senza alcuna pretesa fuorché quella di manifestare il proprio spassionato amore per il R&B, il folk e il prog-rock delle origine, nella sua accezione più “popular”. E con queste premesse, non possiamo che accoglierlo a braccia aperte.

Tracklist:

  1. Summer Breaze
  2. Time of the Season
  3. Your Move
  4. I Am a Rock
  5. Lucky Man
  6. Sounds of Silence
  7. California Dreamin’
  8. On a Carousel
  9. Dirty Work
  10. For What It’s Worth
  11. Dance With Me

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