Recensione: Inheritance of the Wicked Empire

Di Alberto Fittarelli - 21 Dicembre 2005 - 0:00
Inheritance of the Wicked Empire
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Anno: 2005
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48

Difficile esprimersi su un album del genere, in tutta franchezza: difficile
perché si sa che l’underground, italico e non, va supportato, ma sono spesso
prodotti come questo che lo affondano. Lo split vede protagonisti due gruppi
sconosciuti ai più, ma non particolarmente noti nemmeno nel folto sottobosco
dell’underground brutal, i polacchi Soulless e gli italiani Exsecrator;
i primi con la riproposizione dell’EP Peri Psyches, uscito questo
stesso anno, i secondi invece col demo di sole tre tracce Vehemence of Human
Displeasure
.

Partiamo con l’analisi proprio dai polacchi, che con 5 brani, più intro e
outro, costituiscono l’ossatura principale del disco: il lorosuono è un death
metal più grezzo che brutale, con rilevantissime imprecisioni tecniche (in
certi passaggi il batterista va veramente per la sua strada) e, duole dirlo,
idee ritmico-melodiche vicinissime allo zero. Non aiuta una voce non
particolarmente potente, così come un sound che – si sa, il budget, ecc… –
potremmo definire tranquillamente amatoriale: suoni sì in primo piano, ma
troppo deboli e leggeri per quello che dovrebbe essere un muro di suono ben più
definito. I pezzi sono tutti estremamente slayeriani nell’impostazione, con
qualche velleità tecnica su Urns Of Hate, e il giusto ma sgraziatissimo
tributo ai Deicide con la cover di Lunatic of God’s Creation. Vero che la
Polonia sta fornendo la greppia per svariati gruppi death metal di primissima
qualità, negli ultimi anni, ma ogni scena deve avere le sue pecore nere…
Spiace che siano proprio i Soulless, che del resto hanno anche una breve
storia alle spalle, ad assumerne il ruolo.

Un’altra prova non esattamente eccelsa è quella fornita dagli Exsecrator:
autori di un brutal decisamente vicino a certi Suffocation nelle intenzioni, i
cinque ragazzi veneti si dimostrano ancora inesperti e da raffinare, sia sul
piano tecnico che su quello compositivo. I tre brani proposti spaziano su un
range molto ridotto di idee, anche se già superiore ai compagni di split, con
interessanti parti lente e assoli da dimenticare o quasi; il suono si fa
ovattato, offuscato da mezzi di registrazione forse non di prima qualità, ma
l’ossatura dei pezzi appare già abbastanza interessante. Ora sta al gruppo
crescere e definire la propria direzione, sfruttando al meglio le proprie
qualità (ad esempio l’ottimo growl di Gian).

Una release che serve quindi a dare spazio a due realtà non ancora pronte,
forse, ad uscire dalla condizione di demo band: e che, dato il passo compiuto,
deve prendersi le responsabilità di rivolgersi al pubblico come prodotto
professionale, con tutti i requisiti del caso. Requisiti che però qui mancano
quasi del tutto, se escludiamo il buon lavoro grafico compiuto dalla Eyes of the
Dead.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

Soulless

1. Intro
2. Desecration is Now
3. Ornate God
4. Peri Psyches
5. Urns of Hate
6. Lunatic of God’s Creation (Deicide cover)
7. Outro

Exsecrator

8. La Caida del Ingenio
9. In the Depths of Okehazama
10. Vehemence of Human Displeasure

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