Recensione: Injection of Hate

Di Giorgio Vicentini - 15 Luglio 2005 - 0:00
Injection of Hate
Band: Sudden Death
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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65

Tornano su TrueMetal i romani Sudden Death, già conosciuti al tempo della precedente auto produzione intitolata Devoured Inside (qui la recensione).

Malgrado qualche cambio importante di line up, la formula non sembra variare nemmeno per Injection of Hate; violenza e brutalità no compromise restano padrone del campo ed il risultato non può che essere ancora una volta un american death metal con la rete immersa senza vergogna nel mare della tradizione. Come in mille altri casi, meglio sgomberare il campo da eventuali illusioni o equivoci: questo è death brutale e da ciò non vuole distaccarsi, quindi al diavolo i trucchetti pseudo innovativi. 

La breve intro di Iniezione d’odio ci accoglie nel laboratorio degli esperimenti dei Sudden Death, tra il gocciolio degli alambicchi, l’aria viziosa e lorda di “Too Dead To Fuck”, i break forzuti dell’edizione 2004 della blasfema “Jesus666 (2k4 Vers.)” (ripresa dalla release citata in apertura), inciampando nelle forme poderose di “Apocalypse 12.4” e finendo col muso contro quel blocco granitico chiamato “Captured”. Siamo nel regno dei blast beat, della doppia cassa da fuoco e fiamme, dei chitarroni veloci che spaziano tra rallentamenti utili come boccate d’ossigeno ed affondi ad alta velocità; niente voci femminili o canti puliti ed effeminati, solo e soltanto growl rabbioso che duetta con lo scream e litiga con le incursioni grind, produzione secca e suoni aggressivi, stop ‘n’ go sparsi e velocità sostenute. 

Tutte tematiche e tecniche già trattate, sulle quali non si può fare altro che lavorare con passione per imbastire trame comunque interessanti, cosa che ai Sudden Death riesce pressoché sempre con brani “toccata (o mazzata sul cranio) e fuga”, che in circa due o tre minuti colpiscono e scappano lasciandoci a sanguinare sul pavimento. 
Dote essenziale della band la sintesi, ventotto minuti abbastanza significativi anche perché spremuti all’essenziale. Un appunto personale: adorando le sonorità più grasse e sanguinolente, avrei preferito un’equalizzazione diversa da quella tagliente di Injection of Hate, che spesso lascia in grandissima evidenza il drumming, saldamente assestato su frequenze veloci e che potrebbero annoiare.

Punto focale la freschezza, che potrà fare da spartiacque tra chi non la cerca come dote essenziale e che apprezzerà i romani senza problemi e gli altri, i quali avranno qualche difficoltà in più. Per gli amanti, va detto che la varietà entro certi schemi di certo non manca, pur non perdendo mai di vista la tensione ed il riffing sostenuto e martellante. 

Disco onesto, “brutalloso” e suonato con doti tecniche e conoscenze di settore che non fanno sfigurare i Sudden Death a duello con la maggior parte della concorrenza (se hanno fatto da spalla anche ai Suffocation ci sarà un motivo). 

Tracklist:
01. Pain Industry
02. Revenge Through The Blood
03. Apocalypse 12.4
04. Captured
05. Tortured By Chainsaw
06. Jesus666 (2k4 Vers.)
07. Bastard
08. Chronicles From Ades
09. Too Dead To Fuck

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