Recensione: Inside Out

Di Onirica - 24 Febbraio 2002 - 0:00
Inside Out
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Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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85

Inside Out rappresenta sicuramente una delle migliori uscite dei Fates
Warning. Si tratta di un disco molto piacevole all’ascolto e scorrevole in tutta
la sua durata, particolare nelle atmosfere che riesce ad evocare. Naturale e
profumato, sembra prendere vita in un esteso campo verde, sciogliendosi nelle
mia mente attraverso note delicate, ritmi ben definiti ed emozione.

Outside Looking In apre questo album del 1994. Un pezzo che indicherei
per il delizioso assolo di chitarra, con il quale Matheos guarda dall’alto il
resto del brano, travolgente e fervido. Confermandosi abile compositore e valido
poeta, è proprio Jim il protagonista di questo disco: nonostante la freschezza
già citata, i dieci pezzi risultano arricchiti di un costante senso di
persecuzione definito non solo da melodie caratteristiche, ma anche dalle lyrics
(scritte dallo stesso chitarrista) piene di paura, che urlano al bisogno di uno
scudo, di un nido garante della protezione necessaria alla sopravvivenza. Il
retro del booklet presenta l’immagine di una tartaruga stretta nella sua
corazza.

Ray Alder si accosta benissimo alle note scritte quasi per intero da Matheos, ma
rispetto agli altri lavori questa volta sembra preferire linee vocali più
tranquille e malinconiche, tirando fuori le qualità più difficili da imitare
solo in pochi pezzi come Shelter Me e Monument ad esempio. Anche se non lanciata
alla massima potenza resta comunque una voce calda e stupenda, ne è prova uno
dei brani più belli, Island In The Stream, dove chitarre povere di
distorsioni reggono un gioco arioso e rilassante, accompagnato da Joe DiBiase.

Face The Fear. Nella traccia forse più movimentata di questo disco, il
tema della paura è messo in stretta relazione al confine che separa il mondo
esterno dall’interiorità di ogni individuo, in un intreccio di sensazioni e
stati d’animo che, come spesso accade, tentano invano di farci vedere solo
quello che vogliamo. L’esperienza dei testi si specchia nella spontaneità della
musica, in perfetta armonia con l’insieme. Seguono tre pezzi di cui uno
strumentale, Inward Bound, che non fanno altro che completare il
monumento
gigantesco che si è venuto a formare con il trascorrere di questi
minuti magici, una struttura ricca di particolari che sta a voi scoprire in
compagnia del tempo.

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