Recensione: Insider

Di Enzo - 11 Gennaio 2004 - 0:00
Insider
Band: Kingcrow
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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88

Diciamo la verità, se qualcuno oggigiorno dice che la scena del rock duro italiano è morta probabilmente non ha mai considerato l’attuale ipotesi di mettere le mani su un disco come questo “Insider” che riesce a donare nuova luce e a gettare un altro solido pilastro nell’attuale scena nostrana che già di per sé può vantare band di altissimo rango e tra le quali i Kingcrow sembrano entrare di diritto e dalla porta principale. Il platter dei Kingcrow riesce, in un Heavy Metal dai sapori eighty, a fondere le tante influenze prog rock e hard rock che sono sicuramente alla base della cultura musicale degli elementi del gruppo, il tutto condito ed accompagnato da un concept intrigante quanto interessante!
L’album si apre in maniera impeccabile grazie ad un’intro strumentale accompagnata da un bellissimo flavour epico cui si adagia alla perfezione la calda voce del singer Gelsomini, le atmosfere epicheggianti tuttavia sfumano come d’incanto nei ferrigni e potenti riff della seconda traccia, The Project che, su una melodia tipicamente heavy, riesce ad essere una canzone di ottima presa sull’ascoltatore e che, grazie al suo assolutamente eroico refrain riesce nell’obiettivo di posizionarsi tra le hits assolute del platter.
Non sfigura certo al cospetto di quanto sentito fino ad ora la “progressiva” Temptation, una strumentale di gran classe che mette in evidenza tutta la perizia tecnica dei vari elementi della band. Si respira quasi un’aria marcata Uriah Heap in Never Say Die che si snoda su refrain in pieno stile “seventy” accompagnato da chorus trascinanti e carichi di pathos. Bellissima e d’impatto la seguente fast song Eyes Of A Betrayer formata da un muro sonoro potente e veloce generato dall’ottimo duo di axeman Cafolla/Nastasi che insieme all’energico drumming di Thundra riescono a donare una spinta in più a questo, già di per se, ottimo brano dalla linea melodica trascinante ed avvolgente (caratteristiche queste comuni comunque a tutto il disco).
Dopo l’intermezzo “Into The Cell” (cruciale per comprendere il concept del disco) si ritorna in lidi decisamente più heavy oriented con Lies brano dall’imperioso incedere e dal possente chorus che accompagna un refrain sicuramente tra i migliori e più riusciti dell’intero platter. La voce del singer dà ancora una volta un’ottima prova di aggressività e di interpretazione riuscendo ad essere tecnica quanto basta ed allo stesso tempo senza perdere minimamente quel feeling tanto caro ad ogni buon Heavy metal singer.
Sicuramente una magmatica colata di metallo incandescente è scesa sulle teste dei nostri musicisti quando hanno scritto la seguente The Killing Hand, deve essere stato sicuramente così, altrimenti non si spiegherebbe la potenza, l’energia, la carica e l’ epicità tutta “queensrychiana” che è capace di sprigionare (bellissimi i suoi chorus). Le influenze prog sono sempre una costante grazie ai vari stacchi strumentali, ma sono usate con sapienza senza minimamente afflosciare la spinta tipicamente Heavy oriented di questa song, discorso comunque estendibile a tutte gli altri episodi del disco.
Dopo questa gemma di tecnica e feeling riposiamo un pò i nostri timpani con Stardust (gran cantato del singer Gelsomini).
Il disco si conclude con il duo finale formato da Save Me e Finale, più immediato e diretto il primo, eccelso strumentale il secondo, che vanno a porre la parola fine ad un platter eccellente, senza cedimenti di sorta, all’interno del quale riescono a rivivere con grande enfasi influenze prog rock e hard rock dalle quali l’Heavy Metal ripropostoci dai nostri KingCrow ne esce fresco, maturo, diretto ed avvincente.

La mossa del cambio del cantante si è rivelata azzeccata, la band è maturata sotto ogni punto di vista ed è impossibile negare loro un voto che davvero di rado oso assegnare alle nuove uscite, consapevole che il potenziale della band permetterà loro di superarsi ulteriormente in un (speriamo) prossimo futuro. L’Hard’n heavy italiano, quello di ottima fattura, quello che sarà ricordato, quello carico di attitudine e professionalità oggi può annoverare al suo cospetto un’altra band: i Kingcrow.

Vincenzo Ferrara

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