Recensione: Insomnia

Di Massimo Ecchili - 6 Agosto 2010 - 0:00
Insomnia
Band: Mastermind
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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84

Dopo un’attesa durata dieci anni, tanti ne sono infatti passati dall’ultimo full length Angel Of The Apocalypse, torna la band dei fratelli Berends. Provenienti dal New Jersey e formatisi nel lontano 1986, gli americani si riaffacciano sul mercato discografico con Insomnia, settimo capitolo della loro saga, grazie alla sempre lungimirante Lion Music.
Basterebbe il nome di Jens Johansson, arcinoto tastierista, ad incuriosire chi non conosce i Mastermind, che da sempre propongono una commistione di progressive rock e prog metal, entrambi sapientemente dosati ed adagiati su di un letto di rock americano. Basterebbe, ma c’è molto di più da scoprire qui. Già, perchè Bill Berends è un songwriter davvero capace nonché un chitarrista di indubbio gusto; perchè la nuova singer Tracy McShane ha una voce potente ed eclettica; perchè Insomnia è pieno zeppo di elementi che provengono dai più disparati generi, non ultimo il pop rock, ma sempre di gran qualità e armonici tra di loro.

E’ un disco strano questo Insomnia: ogni song fa storia a sé ed è profondamente diversa dalle altre, eppure stanno maledettamente bene una in fila all’altra, tanto che Bill afferma, a ragione, che la resa migliore la si ha ascoltando il lavoro dall’inizio alla fine. E’ strano anche perchè è completamente diverso dal predecessore, e non sembra sufficiente spiegare tale diversità con il fatto che, passata una decade, appare normale un certo cambiamento, se non un’evoluzione. E’ diverso perchè c’è una certa ricercatezza nelle brevi composizioni che vanno sempre ed inesorabilmente dritte al punto, eccezion fatta per la conclusiva ed inconcludente Last Cigarette, che finisce per avvolgersi su sé stessa nonostante qualche interesse a livello melodico lo susciti.

Colpisce fin dal primo ascolto l’opener Desire, con un lungo intro di tastiere ed un biglietto da visita niente male per la McShane, con il basso a sostenere l’impalcatura del pezzo ed i riff secchi a fare da traversini. Il registro cambia completamente con l’oscura Break Me Down: mentre la chitarra si fa pesante e moderna in fase di accompagnamento, le strofe ricordano anche, se non soprattutto, per il cantato alcune cose dei Garbage meno pop. Si potrebbe trovare una qualche continuità con la successiva Meltdown se le due tracce non fossero inframezzate da One More Night, caratterizzata dal duetto vocale Bill/Tracy e da un’alternanza acustica/elettrica certo non innovativa, ma di sicuro apprezzabile nella resa. A mischiare ulteriormente le carte c’è un pezzo dritto e tirato dal titolo Piggy World, con la sezione ritmica che macina ed un cantato al limite del punk rock. E a seguire? Naturalmente una ballad a base di pianoforte e dosi massicce di melodia e sentimento: la riuscitissima No Answer, un’ulteriore prova dell’ottima versatilità della McShane, se mai a qualcuno fosse sfuggita sin qui.
Insomnia avanza giocando molto sui contrasti, grazie ad una setlist che mette in successione pezzi talmente differenti che, normalmente, dovrebbero fare a pugni tra di loro; e invece all’ascolto appare come una scelta vincente, e non è semplice comprenderne il motivo. Broken è qualcosa di molto simile ad un filler e risulta quasi banale in mezzo a tanta mescolanza, soprattutto perchè a seguire arriva la strumentale Night Flier, e a questo punto è difficile non restare spiazzati del tutto; ritmica sostenuta e virtuosismi chitarristici sono lì a ricorare a tutti quanto i fratelli Berends ci sappiano fare con i rispettivi strumenti. Forse non se ne sentiva realmente la necessità, ma in mezzo a questo ensemble sonoro nemmeno questa sembra una nota stonata.
Nietzsche sembra non lasciare il segno, nonostante anche in questo caso si facciano apprezzare gli arrangiamenti molto curati. Della conclusiva Last Cigarette s’è già detto come sia troppo tirata per le lunghe, nonostante neanche questa sia da scartare, proponendo spunti interessanti seppur, forse, non ottimamente sviluppati.

In definitiva Insomnia è spiazzante per almeno due aspetti: in primis in quanto tassello assolutamente anomalo nella discografia dei Mastermind; secondo per l’eterogeneità delle influenze che hanno contribuito a renderlo quel che è. Di sicuro è un disco longevo e di qualità, senza troppi fronzoli e variegato. C’è ritmo ed eleganza, ci sono dolcezza e rabbia; c’è una produzione, curata dai fratelli Berends, capace di delineare una resa sonora molto buona, ed allo stesso tempo di dare uniformità a qualcosa che di uniforme ha davvero poco.
I Mastermind si confermano band di qualità molto oltre gli scarsi riconoscimenti ottenuti nella loro lunga e più che onorevole carriera. La cosa notevole è che si confermano buttando a mare quanto fatto finora per proporre qualcosa di profondamente diverso; e poco importa capire se questa scelta sia dovuta alla diversa concezione musicale che Bill, soprattutto, ha oggi del mondo delle sette note e quanto, invece, sia da imputare alla voglia di allargare il proprio bacino di ascoltatori. Ciò che conta realmente, badando alla sostanza e non alla filosofia, è che il risultato sia un platter da ascoltare e riascoltare a lungo alla ricerca, presumibilmente molto lunga, di quale sia il pezzo migliore del lotto.

Massimo Ecchili

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Tracklist:
01. Desire (5:33)
02. Break Me Down (3:29)
03. One More Night (5:23)
04. Meltdown (4:13)
05. Piggy World (4:42)
06. No Answer (4:08)
07. Broken (4:22)
08. Night Flier (3:49)
09. Nietzsche (5:23)
10. Last Cigarette (9:16)

Line-up:
Bill Berends: guitars, synths, bass, vocals
Rich Berends: drums
Tracy McShane: lead vocals
Jens Johansson: keyboards & piano

Guest muisicians:
Chris Eike: bass
Greg Hagen: bass
 

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