Recensione: Intersections

Di Tiziano Marasco - 11 Maggio 2012 - 0:00
Intersections
Band: Mekong Delta
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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81

Nome affascinantissimo questi Mekong Delta, nome che ai più potrebbe suggerire soluzioni di fantascienza vietnamita, tradotte in musica da una jazz-fusion progressive e futurista. Almeno, queste erano le mie aspettative quando mi sono trovato innanzi ad “Intersections”. Perché sì, ammetiamolo pure, questo gruppo non lo avevo neanche mai sentito nominare.

Ma fatte alcune brevi ricerche in internet ho scoperto che dietro a tale fascinosissimo monicker si nascondono dei trucidi e rinomati thrashmetaller teutonici con alle spalle trent’anni o quasi di carriera e 9 release in studio. “Intersections” dovrebbe essere il decimo capitolo della discografia, sebbene  non esattamente un album di inediti: il gruppo sul finir degli anni ’90 si era preso una lunga pausa e in questa sede ci offre una collezione di brani tratti dai dischi antecedenti al 1998. Per l’occasione inoltre, la band ha deciso di risuonarli integralmente in studio. Forse per questo è bene soffermarsi sul risultato attuale senza indugiare troppo sul passato: anche perché, come scopriremo, i Mekong Delta sono straordinariamente al passo coi tempi.

Emerge, infatti, dai tuoni di “Intersections” una band in gran forma, che unisce thrash e prog metal, seguendo come riferimenti principali Nevermore e Voivod. Ne sono un’ottima prova i due pezzi di apertura, “The Cure” e “Shades of down”, due pezzi che uniscono, a livello musicale, il muro sonoro elevato dal monumentale “Enemies of reality” alla complessità di “Nothingsface” (per il quale ogni aggettivo è sprecato). E se in “Shades of down” la prova vocale di Martin LeMar eguaglia quella di Warrel Dane, “The Cure” è un pezzo che rivela il suo retaggio ottantiano, con una strofa che riporta alla mente il primordiale power metal tedesco, quello più grezzo e pesante.

Ancora più stupefacente risulta la mutazione sonora delle successive “Sphere of eclipse” e “The healer”, dove al trash cerebrale di cui sopra va ad unirsi il prog degli anni 90 e soprattutto 2000. E alla voce c’è… Daniel Gildenlöw! Proprio così la somiglianza vocale con lo svedese è incredibile! Ancora una volta tanto di cappello a LeMar per la duttilità e il trasformismo, nonché per l’impressionante naturalezza con cui passa da un registro all’altro senza risultare pesante o stucchevole. Un elemento che dall’altro lato riesce pure a rendere molto bene l’evoluzione dei Mekong , che durante la loro carriera hanno cambiato ben 4 cantanti e sono arrivati a concepire uno stile sempre più elaborato.

Proseguendo nel disco, dopo Nevermore e Voivod, queste due lunghe tracce conducono a certi Dream Theater degli esordi e soprattutto ai migliori Pain Of Salvation, quelli di “Remedy Lane” per intenderci. Composizioni di ampio respiro, ritmi un po’ più lenti e un sound decisamente più smussato sono, infatti, i punti forza di “The healer” e soprattutto “Sphere of eclipse”, dopo la quale avrete una voglia matta di recuperare “Kaleidoscope”, del 1992.

E così avete una buona idea dei contorni che definiscono questa band: “The innocent” rimecola assieme quanto detto finora, “Heart beat” riscivola decisamente verso gli anni ottanta (con vaghissimi echi di Mötorhead) e li miscela a “Scarsick”, mentre “Heroes grief” scorre più lenta e rocciosa. Per il resto tutto è dominato da un imponente muro sonoro, riff psichotici e basi schizofreniche marcatamente nevermoriane.

Insomma, questo gruppo berlinese presenta una proposta davvero interessante che non si rivolge soltanto al pubblico thrash. Anzi, al contrario. È particolarmente indicato a tutti coloro che (come me) il thrash lo snobbano o lo ritengono un genere trito. Potrebbe aprir loro mondi lontanissimi ed insospettati fin qui.
E soprattutto, nonostante le premesse che fanno pensare ad un gruppo in crisi (il best of, le canzoni vecchie riarrangiate) “Intersections” è un disco che va preso senza pregiudizi di sorta, perché fotografa un gruppo che, nonostante l’esperienza di lungo corso, è ancora in piena forma.

Tiziano “Vlkodlak” Marasco

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Line-up:

Martin LeMar – Voce
Ralph Hubert – Basso
Erik Adam H. Grösch – Chitarre
Benedikt Zimniak – Chitarre
Alex Landenburg – Batteria

Tracklist:


01. The Cure – 04:15
02. Shades Of Doom – 04:20
03. Sphere Eclipse – 06:18
04. The Healer – 07:38
05. Innocent – 05:20
06. Memories Of Tomorrow – 04:44
07. Heroes Grief – 05:44
08. Heartbeat – 07:04
09. Transgressor – 03:38
10. Prophecy – 04:25

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