Recensione: Into The Abyss

Di Daniele D'Adamo - 14 Maggio 2012 - 0:00
Into The Abyss
Band: Lahmia
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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75

Dopo una gavetta lunga due lustri giunge, finalmente, il momento del debut album per i nostrani Lahmia. Tre demo (“Lahmia”, 2005; “Eternal Memories”, 2007 e “Forget Every Sunrise”, 2008) hanno loro consentito di affinare le armi per giungere al meglio in sala di registrazione (Outer Sound Studios, Roma) assieme a Giuseppe Orlando (Novembre) e, quindi, di rifinire il tutto con Jens Bogren (Paradise Lost, Amon Amarth, Katatonia) presso i Fascination Street Studios (Örebro, Svezia); con la ciliegina sulla torta rappresentata dall’artwork disegnato da Niklas Sundin (Dark Tranquillity).

Tanta cura e professionalità si riflettono innegabilmente nella qualità del suono di “Into The Abyss”, perfettamente in linea con le migliori produzioni internazionali in materia. Il death italiano, difatti, in questi ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, facendo sì che molte band, fra le quali i Lahmia, appunto, posseggano un sound che non lasci trasparire, nel modo più assoluto, la provenienza del manufatto argentato. Il Made in Italy, insomma, ha raggiunto un livello tale da non essere secondo a nessuno al Mondo.

Scendendo nei dettagli si può ben dire che il combo romano rappresenti l’anima meno rozza anzi più raffinata del death. Sicuramente l’aggressività non manca, nel suo sound, tuttavia, a essa, si accompagna una rigogliosa vena malinconica che rende profonda e accorata la sua musica; e una predisposizione per intrecciare dolcemente fraseggi melodici di pregevole fattura.  
È una musica che fonde assieme una quantità notevole di fogge: una buona dose di swedish death metal condito da spruzzi di thrash e, anche, da un po’ di viking alla Moonsörrow e da un pizzico di gothic alla Paradise Lost. Però, nessun timore: “Into The Abyss” non è un guazzabuglio di stili uniti a caso senza alcun filo conduttore. Anzi, i Lahmia si rivelano assai bravi nel saper tenere in mano la situazione riuscendo a mantenere inalterata la loro proposta musicale – alla fine, altri non è che death metal… – lungo tutto l’arco del disco. Inevitabile, per contro, una certa mancanza di originalità che, proprio per la caleidoscopica commistione sopra citata, fa sì che i Nostri somiglino a qualche act di troppo.    
Comunque sia, non si può non apprezzare, inoltre, la ‘neutralità’ del sound elaborato da Francesco Amerise e soci. Proprio Amerise con la sua voce, in primis, mantiene ordine e precisione con il suo growling sofferto, spesso intersecato da screaming lacerante e delicate clean vocals. Un growl quasi più da doom che da death. Flavio Gianello lavora a 360° sulla sua chitarra con uguale pulizia e passione per il gusto classico, fornendo – anche lui – un esempio di ottimo bilanciamento fra ruvidità (ritmiche) e cristallinità (soli). Molto limpida e calda la sezione ritmica, nella quale Corrado Ciaccia pulsa spesso morbidamente con il suo basso e Alessandro Santilli passa con naturalezza e linearità dagli slow-tempo ai blast beats.   

Ad alzare il valore complessivo di “Into The Abyss” è, gradita sorpresa, il songwriting. Il combo romano, probabilmente forte della propria esperienza e di un solido retroterra culturale alle spalle, riesce – anche in questo caso – con semplicità e, soprattutto, con spontaneità, a metter giù delle canzoni accattivanti, in grado cioè di invogliare chi ascolta a ripetere i passaggi con insistenza senza che faccia capolino la noia.
I cinquantatré minuti di durata del platter non sono pochi e, difatti, occorre un po’ di tempo per esplorarlo in ogni anfratto e metabolizzare, pertanto, i tanti momenti piacevoli di cui è composto. Vale la pena starlo a sentire in toto, il CD, ma se proprio si vuole citare qualche brano da mettere in elenco, allora già l’opener, “Drag Me To Hell”, fa bella mostra di sé con il suo tiratissimo riff portante. Poi, da segnare sul taccuino il sentimento di epica mestizia che pervade “Silent Through The Screaming Crowd” e il memorabile ritornello di “Strenght From My Wounds”.

I Lahmia non saranno dei geni in quanto ad audacia stilistica ma sanno scrivere della buona musica, tosta e matura, e “Into The Abyss” ne è, sempre… semplicemente, la prova.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Drag Me To Hell 5:32     
2. Nightfall 4:40     
3. Silent Through The Screaming Crowd 6:01     
4. The Tunnel 5:21     
5. Into The Abyss 5:45     
6. Glass Eyed Child 5:51     
7. Grinding Dreams 5:23     
8. Strenght From My Wounds 4:13     
9. My Crown 8:00     
10. Ab Aeterno 2:13     

Durata 53 min.

Formazione:
Francesco Amerise – Voce
Flavio Gianello – Chitarra
Corrado Ciaccia – Basso
Alessandro Santilli – Batteria
 

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