Recensione: Into The Light

Di Giulia - 31 Marzo 2002 - 0:00
Into The Light
Etichetta:
Genere:
Anno: 2000
Nazione:
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60

A dire il vero pensavo che “Into The Light” fosse stato precedentemente recensito, ma dopo una ricerca su truemetal.it, ho visto che non c’era nulla e non potevo lasciare che un disco di questo livello fosse ignorato. Ora, tutti sanno che David Coverdale è uno dei miei cantanti preferiti (adoro tutta la vecchia guardia: Dio, Hughes, Turner, Plant, Rodgers, ecc.) ma questo disco ha lasciato un po’ di amaro in bocca anche ad una vecchia fan del serpente bianco come me. Il disco è ben suonato e ben cantato, ma forse è un po’ troppo “soft”, Coverdale si muove su un territorio marcatamente blues-rock, sicuramente più congeniale alla sua ugola ormai provata da anni di Marlboro 100’s (circa 40 sigarette al giorno). La prima cosa che salta all’occhio (o meglio all’orecchio) è l’assenza di Adrian Vandenberg. Il Flyin’ Dutchman che per anni è stato fido compagno di Coverdale, è misteriosamente assente su un lavoro che avrebbe potuto essere la continuazione di “Restless Heart”, ma forse Coverdale ha voluto lavorare con altra gente per allontanare da se lo spettro ingombrante dei Whitesnake. L’intro strumentale “Into The Light” è seguita da “River Song” che dopo un inizio molto Hendrix (quasi un plagio di “Little wing” all’inizio) procede su coordinate che daranno il “La” al resto del cd. Hard-rock blues, molto più blues di quanto Coverdale abbia fatto dal 1978 ad oggi. “She Give Me” mi ricorda invece molto Coverdale/Page con un inizio simile a “Pride&Joy”. “Don’t You Cry” è una ballatona triste che mette Coverdale perfettamente a suo agio. “Love is blind” è il singolo trainante, altra semiballata molto intima. “Slave” riporta alla mente “Mistreated” e David urla per la prima volta nel cd mettendo però un po’ in evidenza i limiti della sua voce ormai un po’ logorata (ma sempre splendida nell’interpretazione). “Cry For Love” sembra un altro outtake da Coverdale/Page mentre la seguente “Living On Love” è un po’ più moderna come sonorità e Coverdale canta di nuovo sui bassi che gli consentono di spaziare di più mentre il ritornello ti entra in testa e non lo levi più.”Midnight Blue” a dispetto del titolo non è il classico blues da locale fumoso o almeno non del tutto. “Too many Tears” è una nuova versione di un brano presente anche su “Restless Heart” e francamente non capisco il motivo di una nuova versione quasi identica alla precendente. “Don’t Lie To me” porta di nuovo un po’ in alto come tensione mentre la conclusiva “Wherever you may go” mostra un Coverdale inedito che duetta con una voce femminile angelica e un’interpretazione molto al di fuori del suo standard. In conclusione un cd dignitoso ma che non mostra il meglio di quello che Coverdale può fare, sembra che in qualche modo si sia limitato per non ripetere i Whitesnake.

Musicisti:
David Coverdale – voce
Doug Bossi – chitarra
Earl Slick – chitarra
Marco Mendoza – basso
Denny Carmassi – batteria
Derek Hilland – tastiere
Jasper Coverdale – shaker
Mike Finnigan – organo
Danny Saber – chitarra
John X – tastiere/percussioni
Reeves Gabrels – chitarra solista su “She give me”
Tony Franklin – basso
Bjorn Thorsrud – tamburello
James Sitterly e The little elmo strings – strumenti a corda
Linda Rowberry – coro angelico

Tracklist:
Into the light
River Song
She give me…
Don’t you cry
Love is blind
Slave
Cry For Love
Living On Love
Midnight Blue
Too Many Tears
Don’t Lie To Me
Wherever you may go

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Genere:
Anno: 2000
60