Recensione: Into The Pandemonium

Di Stefano Gardini - 9 Gennaio 2011 - 0:00
Into The Pandemonium
Band: Celtic Frost
Etichetta:
Genere:
Anno: 1987
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
94

«La via in su e la via in giù sono una e la medesima», scriveva Eraclito. Secondo il filosofo greco qualunque cosa, se osservata da punti di vista diversi, appare diversa. Uno stesso tratto di strada in pendenza, se è osservato dal punto più alto, sarà giudicato come una discesa; viceversa sembrerà una salita, se sarà osservato dal punto più in basso.

Ci sono delle opere d’arte di tutti i campi (pittura, scultura, musica, letteratura, poesia, ecc…) talmente particolari, innovative e geniali, che per essere comprese richiedono uno sforzo mentale in più da chi vi si trova a esaminarle. Per banalizzare il tutto potrei fare l’esempio di un artista come Alberto Burri: a degli sguardi superficiali, le sue opere potrebbero sembrare nient’altro che dei «pastrocchi». Ma, se si possiede la giusta apertura mentale, se si fa lo sforzo di approfondire, di voler capire quale logica, quale filosofia di pensiero si cela dietro quell’espressione visiva, si converrà che quei «pastrocchi», in realtà, hanno un senso artistico molto profondo. Potrei continuare con pittori anche più famosi come Picasso, per esempio, ma credo di aver comunque reso l’idea. Ciò che distingue un’opera d’arte da un volgare «pastrocchio» è che nel primo caso ci si trova di fronte a una realizzazione dotata, alla base, di un pensiero innovativo e profondo.

Quando, nel 1987, fu pubblicato “Into The Pandemonium”, erano veramente in pochi (io non ero tra loro) a capire e a prevedere l’enorme influenza che quel disco avrebbe avuto sulla musica estrema degli anni a venire. Si sarebbe capito di lì a breve quando, tra le influenze e nelle citazioni di molte band importanti, sarebbe comparso regolarmente il nome dei Celtic Frost.

Non è mia intenzione, in questa sede, eseguire un’analisi riguardo a come e quanto i «sottogeneri» metal – da certo black sinfonico al gothic, dal death al thrash – abbiano accusato influenze dirette dal sound del combo elvetico. Né, nello specifico, m’interessa fare un elenco che abbia la benché minima pretesa di esaustività circa i nomi degli ensemble che abbiano poi ripreso questo o quel riff, questo o quel modo di cantare, questo o quel suono di chitarra dai lavori di Warrior e soci. Lascio che sia l’ascoltatore meno superficiale, qualora ne avesse l’interesse, a operare questo tipo di valutazione. Quello su cui vorrei si concentrasse l’attenzione è, invece, il pensiero che sta alla base di lavori discografici come “Into The Pandemonium”: la volontà di mettersi in gioco, di percorrere nuove strade, di aprire altri orizzonti anche con un pubblico, quello dell’heavy, tradizionalmente conservatore. Qui, vecchio e nuovo si fondono perfettamente in un amalgama unico: si passa da brani «old style» ad altri in cui compaiono violini, arrangiamenti classici, sintetizzatori, voci liriche femminili e cantati malinconici.

In “Into The Pandemonium” nulla è lasciato al caso, sin dal titolo stesso: «pandemonio» deriva, etimologicamente, dall’unione dei termini greci «pan» («tutto») e «daimònion» («demone»). Il sostantivo fu coniato dal poeta John Milton che lo utilizzò nel poema epico “Paradise Lost” per indicare il posto in cui l’Angelo Caduto riorganizzò i suoi seguaci. In senso lato, pandemonio acquista il significato di un «raggruppamento rumoroso e senza controllo» per un insieme senza né regole né leggi. Ed è proprio la rottura delle leggi, degli schemi tradizionali, a essere al centro della visione musicale dei Celtic Frost.
 
Non è un caso neppure la scelta dell’immagine utilizzata in copertina, che riprende una porzione del trittico dipinto da Hieronymus Bosch, “Il Giardino Delle Delizie”. Si tratta dell’opera più complessa e ricca di simbolismi dell’artista fiammingo. Come lì vi era l’intenzione di raffigurarvi i tratti salienti della Storia dell’Umanità, similmente nei loro album i Celtic Frost hanno voluto raggruppare in una sintesi più filoni musicali.
In particolare, è proposta la parte del dipinto comunemente denominata “Inferno Musicale” per via della presenza di numerosi strumenti che, all’epoca di Bosch, si credeva avessero connotazioni erotiche e trasgressive.

Non è un caso, infatti, che il compito di fare da apertura al disco sia affidato a una cover: “Mexican Radio” dei Wall Of Voodoo. Il sound di questa band era caratterizzato da un marcato miscuglio di sonorità, definizione che ben si adattava anche al quarto lavoro dei Celtic Frost.
Non è un caso, inoltre, che il pezzo “Inner Sanctum” sia stato ispirato dal romanzo “Cime Tempestose”. La struttura narrativa su cui poggia l’opera di Emily Bronte è stata giustamente paragonata a una Matrioska; essendo tutt’altro che lineare e scontata, rappresentando una vera rivoluzione nella letteratura del tempo. Anche questa caratteristica d’innovazione, oltre a certi connotati gotici in comune con il libro, fa parte di “Into The Pandemonium”.
Non è un caso, infine, che il titolo “Sorrows Of The Moon” rimandi direttamente alla “Tristezza Della Luna” di Charles Baudelaire: forse la «vera» poesia gotica.
Si potrebbe proseguire anche a lungo, e ciascuno di noi sarà libero (o meno) di contribuire al proprio arricchimento culturale con le proprie interpretazioni personali: l’intenzione di Warrior era di far riflettere senza avere la pretesa dell’onniscienza.

Quale voto dare a questo capitolo musicale, volendo riprendere quanto ho scritto in inizio di recensione, è frutto dei punti di vista di ciascuno di noi: dipende dalla volontà che si ha di carpirne l’essenza e l’insegnamento. È necessario, da parte dell’ascoltatore, quello sforzo cui ho già fatto cenno; che si rivela fondamentale per liberarsi dalla riposante e comoda superficialità.

Molte, moltissime band che dai Celtic Frost hanno tratto linfa vitale, questo sforzo sono riuscite a farlo.

Stefano “fulcanelli” Gardini

Discutine sul forum nel topic relativo!

Track-list:
1. Mexican Radio ( Wall Of Voodoo cover) 3:28
2. Mesmerized 3:24
3. Inner Sanctum 5:14
4. Sorrows Of The Moon 3:04
5. Babylon Fell 4:18
6. Caress Into Oblivion 5:10
7. One In Their Pride 2:50
8. I Won’t Dance 4:31
9. Rex Irae (Requiem) 5:57
10. Oriental Masquerade 1:15

All tracks 40 min. ca.

Line-up:
Thomas Gabriel Warrior – Lead vocals, guitars, synthesizer and effects
Martin Eric Ain – Bass, vocals and effects
Reed St. Mark – Drums, timpani, percussion, vocals and synthesizer

Guest musicians:
Andreas Dobler – Lead guitar
Manu Moan – Vocals
Claudia-Maria Mokri – Vocals
Eva Cieslinski – Violin
Malgorzata Blaiejewska Woller – Violin
Jurgen Paulmann – Viola
Wulf Ebert – Cello
Anton Schreiber – French horn
Lothar Krist – Classical arranger
Hannes Folberth – Assistant arranger
 

Ultimi album di Celtic Frost

Band: Celtic Frost
Genere: Heavy 
Anno: 1990
82
Band: Celtic Frost
Genere: Heavy 
Anno: 1988
75
Band: Celtic Frost
Genere:
Anno: 2006
93
Band: Celtic Frost
Genere:
Anno: 1985
95