Recensione: Into The Prophecy

Di Eugenio Giordano - 3 Giugno 2003 - 0:00
Into The Prophecy
Band: Ahrcana
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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68

Esordire oggi sul mercato, per una band power metal italiana è sicuramente opera ardua e delicata, ancora di più riuscire a ritagliarsi quel minimo di interesse negli ascoltatori e negli addetti ai lavori che, con i tempi che corrono dopo l’esplosione del power degli anni scorsi, spesso nemmeno si soffermano a leggere una recensione di un gruppo con queste caratterisitche.

Questo fatto accade perché molti credono che il power in Italia abbia detto tutto, che le band ormai sono quelle e quelle restano, insomma non c’è più spazio, e non è quasi più possibile comporre qualcosa di realmente creativo; io però non la vedo così, penso che un disco vada giudicato per quello che contiente, per le vibrazioni che sprigiona, indipendentemente dall’ambiente che lo circonda, in fondo il metal non è un genere particolarmente avvezzo alle innovazioni se ci pensate.
Così accolgo con la massima attenzione il debutto su Steelborn Records di questi esordienti Ahrcana, gruppo che in effetti seguivo già a livello underground e che ora ritrovo sulla lunga distanza sotto la guida di un Guru del power italiano come Luis Stefanini che ai suoi ormai noti New Sin Studios ha supervisionato la produzione e la registrazione di questo “Into The Prophecy”.

Una delle caratteristiche che contribuiscono a plasmare il sound dei nostri è senza ombra di dubbio una forte vena compositiva capace di composizioni articolate, lunghe e tutto sommato ambiziose, perchè in un disco d’esordio si rischia sempre di annoiare o risultare ripetitivi, con coraggio gli Ahrcana sfidano questo tabù e lo vincono.
I cinque, restando saldi all’interno del power, riescono a comporre brani lunghi, elaborati, ma indiscutibilmente interessanti e maturi, l’iniziale “The Travel” prevedibilmente rapida e dinamica, possiede in verità l’approccio meno complesso del disco, e restando un buon pezzo da usare come breaker, certo non si scosta dal già proposto in altre sedi da altre band, ma la successiva “Gates To Realm” è tutta una altra cosa.
Il brano è davvero bellissimo, quasi otto minuti di intelligenti parti chitarrisitche intrecciate e molto coraggiose, un bel cantato su linee melodiche elaborate, ma sopratutto un grande senso ritmico,  basato su accuratissimi cambi di tempo e di atmosfera che sfociano in break improvvisi quanto emozionanti, per poi ripartire veloci e riprendere il refrain del pezzo senza far cadere l’attenzione dell’ascoltatore, bravi!
Stesso discorso sulla successiva “Immortal” che mi convince per gli stessi motivi di prima, e aggiunge una bella melodia centrale che ti resta nella memoria senza scadere nel banale; risalta anche una buona produzione che aggiunge potenza al gruppo e schiarisce i suoni in modo da non gonfiare le chitarre e i bassi in modo eccessivo e coprire le vocals.

Dopo un pezzo più epicheggiante,”We’ll Reborn”, che farà bene la sua parte di trascinatore anche in sede live, gli Ahrcana si rigettano in composizioni elaborate e ambiziose, “In The Village” spazia su vari canoni, dall’acustico medievaleggiante, al power veloce e coinvolgente, ai refrain battaglieri sempre però ben equilibrati e sopratutto lontani dall’annoiare il mio ascolto e capaci di convincermi sul serio.
Vagamente Blind Guardian oriented, “Long Life To Dark Elf” ha le caratterisitiche di prima, mantiene bene il suo tiro ed è capace di aprirsi a atmosfere più rarefatte e magiche, insomma un brano alla “Somewhere Far Beyond” con le dovute proporzioni sia chiaro.
In conclusione la lunga “Stormmaster” è il capitolo ultimo più adeguato a un disco come questo “Into The Prophecy” con una drammaticità invidiabile e un effetto di “gran finale” indiscutibilmente riuscito, senza andare a rimuginare sugli spartiti di Luca Turilli, senza scadere nell’happy metal helloweeniano, insomma come dovrebbe essere un pezzo power!

Peccato per qualche piccola ingenuità compositiva sporadica, ma che in un esordio è più che soprassedibile, e per certe parti cantate un poco fuori dalle possibilità del comunque bravo Halley. Io consiglio di sfruttare il singer sulle ottave piene di cui mostra totale padronanza ed evitare in futuro questi acuti un poco sterili, ma cavoli resta un disco davvero riuscito e un esordio con le caratteristiche giuste per farsi notare e riuscire a far breccia.
Gli Ahrcana mi ricordano i primi Highlord e auguro loro il futuro del gruppo torinese, con questa scuola di pensiero compositivo andranno lontano, avanti così.

Tracklist:

1) The Prophecy
2) The travel
3) Gates to realm
4) Immortal
5) We’ll reborn
6) In the village
7) Long life to dark elf
8) Tears in the wind
9) Stormmaster

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