Recensione: Intoxicate O.S.

Di Alberto Fittarelli - 18 Gennaio 2007 - 0:00
Intoxicate O.S.
Band: Shade Empire
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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72

Che cosa mancava alla scena simil-Dimmu Borgir? Forse qualcuno che mischiasse
il sinfonico con l’elettronica? Che dite, no? Beh, fa niente, i finnici Shade
Empire
non hanno nessuna voglia di controllare se il posto è libero, ci si
infilano lo stesso.

A onor del vero il curriculum, pur breve, è rispettabile: un album su
Avantgarde e ora questo Intoxicate O.S. su Dynamic Arts: il che
però non significa che debba essere il disco perfetto per i modernisti dell’ultim’ora,
tutt’altro. La band si insinua infatti nelle pieghe di quanto detto dalle
suddette superstar norvegesi, aggiungendo la parte elettronic-tamarra dei
penultimi Covenant (sì, sono quelli metal, ma mi fa sempre specie
chiamarli col nome del dopo-plastica-facciale, The Kovenant) e qualcosa
della geniale sperimentazione dei connazionali …And Oceans, che resta
però sempre usata come orpello.

La standardizzazione del modello è cosa fatta: ma il disco, per fortuna, non
si esaurisce qui, o ci sarebbe davvero poco da dire. Le cadenze
sinfonico/elettroniche di Silver Fix si fanno ascoltare con molto
piacere, come la voce maligna (si impegna il ragazzo, va detto) di Juha Harju,
già con i Deathchain e gli interessanti Trollheim’s Grott,
esperienze evidentemente servite a modellare un timbro decisamente espressivo,
anche se non pensare a Shagrath mentre lo si ascolta è davvero da puri di
cuore…

Le atmosfere sono però ottime, ricercate e ben rifinite, grazie all’ottimo
lavoro in fase d’arrangiamento da parte del tasterista Olli Savolainen:
le accelerazione black quasi inconsulte dell’ultima Hatefeast sono delle
parentesi all’interno di un disco fondamentalmente chitarristico, in cui il beat
elettronico prende raramente le redini (ma quando lo fa siamo ai limiti dell’EBM/Metal,
come in Bloodstar) e che piacerà a chi vuole tentare: solo che i ragazzi
di Kuopio arrivano almeno di 5/6 anni in ritardo rispetto ai loro maestri, e qui
sta il limite del gruppo. Senza due o tre gruppi in particolare non sarebbe
esistito, e se fosse esistito sarebbe stato un disco rivoluzionario.

Oggi è però un sincero quanto ingenuo tentativo di ripercorre strade
già battute, svolto con la stessa caparbietà di un alunno ripetente
: che
riesce finalmente ad ottenere buoni voti, ma i compagni sono già passati
oltre…

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

1. Slitwrist Ecstacy 03:26
2. Bloodstar 04:58
3. Chemical God 05:13
4. Rat in a Maze 04:05
5. Soulslayers 06:01
6. The Silver Fix 04:05
7. Embrace the Gods of Suffering 04:17
8. Ravine 02:50
9. Hatefeast 05:05

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